Vito Benicio Zingales



E ci sono delle volte che mi pare la vita. Quasi me ne accorgo e me ne piglio in vena quel frattempo che basta, come fosse il fondo del miglior nericcio tra Avola e dio. E me la guardo. Che se non fosse per il sole nell’intimo, non ne piglierei neppure uno scarto. Forse perché ho lo storto dentro oppure il mondo è talmente veloce da essere conseguenza prima di ogni qualsiasi effetto. Ci sono delle volte che le parole mi dicono di starmene zitto e di ricominciarmi dal giorno in cui alla vita prese di sbattermi in fondo al peggio buco nel buco del mondo. Io, quel giorno, proprio non me lo ricordo. Forse perché la vita, di quel mare petrolio, io non l’ho mai imparata a memoria. Ed era il 31 maggio. Come quando te ne fai una alla svelta, imbucando il fegato e dimenticandoti l’anima. Il resto è simile a quella nota di terragna malinconia, a quel far di conto per viverti in campana gli stronzi debiti e la solita porca, puttana miseria. Ed era il giorno che su un tavolo di compensato e naftalina a dadi io ci nascevo e per la cronaca ci mettevo pure del mio. Nel '63, a Palermo. Erano gli anni che all’uomo ci venne di sbarcare sul culo della luna, con gli americani da una parte e i comunisti dall’altra. Di sotto era il mio fantastico rione, con "Arfronzo", il meglio del mondo tra lupi e sciacalli, "a impararmi" la forza e il rispetto, la vita e il coraggio. C’erano i mafia in gessato all’angolo, le puttane smontanti, sul solito tratto di strada, e la gente, che per non crepare di “38” e senza ave maria, faceva la posta tra la sala da barba e la matrice della santissima misericordia degli ultimi. Negli anni ’70 a dio ci prese di farmi un regalo e in quei giorni le mie mani erano tra i palmi di cristiani che erano giganti: da Gesualdo, a Rosa, ad Ignazio. Ero il loro picciotto e quelli, grazie anche al mio vecchio, presero ad amarmi e a dirmi la vita “ciaca dopo ciaca”. Se oggi mi guardo alle spalle, vedo il catrame delle strade fottute, svincolo dopo piazzola, risalita dopo rivincita. Su ogni culo di dosso, tra rettifili e tornanti, insieme a quel gran figlio di puttana di Maurizio Zerilli, sbirro giusto e sbirro alla nascita, per vocazione, per fede, tra morti ammazzati e quelli che ci credono ancora. Mia figlia è Martina, donna ormai ... chissà dove e in quale cuore su per un palmo di rosa.
Il mio lavoro è quello di sempre … dalla mattina alla sera, da più' di vent’anni, senza una pausa che mi dica: bravo, ce l'hai fatta. Alla fine, ed è quel resto che conta di fianco allo zero, sono le mie cazzo di idee, i miei sogni in fondo al mare più nero delle cose che guardo. E guardo avanti. Un'altra ipotesi di sole, una tanto incauta scommessa per farmi padre ancora e ancora nel nome di dio. Ieri l'altro, e giorno dopo giorno, che e' l'ultimo altrove, un rilancio...un nome e una placida deriva: Zaira.

VBZ

Bibliografia:
Là, oltre i campi di Sfaax (2002) - Ibiskos editore
Cosa di Noi (2003) - Edizioni Clandestine
Il Truccatore dei Morti (2008) - Armando Siciliano Editore
Da Mezzanotte a Zero (2010) - zero91 edizioni
150 pezzi (2010/12) - D'Impatto, il blog di vbz

Reading:
Nerodentrozero (2009) - Kursaal Kalhesa (Palermo)
RossodensoNero (2009) - Kursaal Tonnara (Palermo)
Fine Pena Mai (2010) - Comune di Palermo


Studio
Da Mezzanotte a zero (2010) - Kursaal Kalhesa (Palermo)

Ruoli Interprete:
Shadows of the plague (2013)
Nero La Serie (2014)

Sceneggiature per il cinema:
Protocollo Chimera (2010) - testo, soggetto e sceneggiatura
Vaènesius, l'Avvento (2012) - testo, soggetto e sceneggiatura.
Per saperne di più o per conoscere altro su Vitobenicio Zingales e sulla sua squadra:
canale youtube zerozingales http://www.youtube.com/user/zerozingales
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