04 maggio, 2009

Mosche, afa, 4 chiacchere intorno allo ZERO

IL CORO
PASQUALE MAGGIORE
1. Guardando il coro ho pensato alle Baccanti di Euripide, uno dei drammi classici in cui il coro rivela tutta la sua importanza…Riflette, esprime ideali, agisce da attore….Quanto di quella impostazione è stato realmente trasportato in NERODENTROZERO?
È rimasto tutto, cioè quello che era il coro classico nel teatro greco è stato letteralmente preso e trasportato in questo reading. Nel dramma classico greco il coro è la città, ciò che pensa la gente…Appunto: idee, ideali, emozioni, sentimenti, tutto quello che la gente prova rispetto ad un evento. È esattamente così che è andata. Ed è esattamente così che si voleva che andasse da parte di tutti, sia da parte del regista, che da parte dell’autore, che da parte degli attori. Ovviamente, l’apice di questo sentire comune è stato nella parte finale del pezzo, quella parte polifonica in cui ciascun membro del coro aveva una frase o comunque un’espressione e in cui c’era il sentire incalzante della violenza subita dalla donna…Provare quindi a sentire ciò che la donna ha vissuto in quella circostanza.
Dalla parte dell’attore ovviamente questo significa sentire fino in fondo, perché il recitare non è un imitare, fare finta di…Ma è un vivere letteralmente fino in fondo; per cui tutto il coro, con valenze diverse, ciascuno con la propria storia alle spalle, ha letteralmente “provato” ciò che aveva vissuto la donna di tragico, di violentissimo, di bestiale come lo stupro. Tutti noi abbiamo “sentito” a vario titolo ciò che aveva vissuto la donna…In tutte le fasi di preparazione dello spettacolo e nello spettacolo stesso.
D’altra parte la funzione del coro è di rendere generale ciò che è specifico…Se la specificità in questo caso era il vissuto della donna stuprata, l’elevare al grado di genere questa esperienza specifica è a carico del coro, come del resto accedeva con il coro classico.

2. Il coro si è mosso, all’interno della scena, nel modo più teatrale possibile. Cioè, i lettori erano vincolati dalla posizione, mentre voi avete restituito il movimento teatrale..Quanto questo vi ha aiutato o vi ha creato difficoltà?
Io personalmente ritengo che questo non ci abbia aiutato...Non ci ha nemmeno disturbato peraltro…Era un reading teatralizzato, quindi, in quanto tale, doveva giocare tutto sulla voce, sulla sensazione vocale del testo. Il fatto che il coro abbia avuto la possibilità di muoversi in qualche modo poteva essere un elemento di distrazione rispetto all’interpretazione vocale del testo. D’altro canto, per ritornare al coro classico, in genere questo stava fermo sulla scena in un angolo e invece si lasciava agli attori la possibilità di muoversi sullo spazio scenico. In questo caso la possibilità di muoversi del coro ha in qualche modo supplito all’impossibilità da parte degli attori di muoversi, cercando di dare un cifra attoriale allo spettacolo.
Ci sono dei passaggi importanti in questo senso, per esempio all’inizio, quando gli elementi del coro giocano a fare – le donne le pupe e i ragazzi i bulli – e poi si trasformano in coro vero e proprio, cioè elemento unitario e struttura recitativa. C’è, in quella fase dello spettacolo, un cambiamento di espressione e di postura degli attori che segna un passaggio e dunque la cifra recitativa: dagli atteggiamenti e dai modi sguaiati dei bulli e delle pupe – elementi slegati ed individuali – si passa a canoni di movimento teatrale che implicitamente comunicano al pubblico l’entrare in scena di una nuova unità recitativa…il coro, per l’appunto.

3. Che difficoltà ci sono ad emergere nell’ambito teatrale e/o cinematografico partendo dalla nostra terra?
Le difficoltà sono enormi, nel senso che la Sicilia è un “piazza”, per questo mestiere, estremamente povera. Le scuole sono molto povere e molto spesso non adeguatamente gestite, non ci sono produzioni…Non c’è nulla. Basta pensare che l’unica produzione che abbiamo, Agrodolce (attualmente in onda su Rai 3), rischia di essere bloccata perché la Regione Siciliana non ha rinnovato la convenzione con la Rai. Siamo a questi livelli estremamente poveri e stupidi…Stupidi perché la Sicilia dal punto di vista delle location, dei potenziali set cinematografici è un territorio straordinariamente ricco e ciò è riconosciuto da tutti, ossia da gente che ha responsabilità alte a livello di realizzazione, di sceneggiatura…Cioè la filiera del cinema tutta, ad alti livelli, riconosce che la Sicilia è un territorio per il quale si potrebbe creare un volano artistico, culturale ed economico (quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza) fantastico. Mentre quello che succede in Sicilia è quello che del resto accade anche in molti altri settori della vita culturale, sociale d economica siciliana, cioè nessuno fa nulla…Per restare in tema, tutti parlano di grandissimi progetti; vedi esperienza dei Cantieri Culturali della Zisa, del Khal’s Art…Nei quali si inizia, ma poi tutto perde forza ed incisività velocemente.

4.Progetti?
Per quello che ci riguarda…Lo dico come privato…Nella vita altra…Faccio l’imprenditore, mi occupo di consulenza, di marketing territoriale, cioè partendo dallo studio dei territori cerchiamo di capire come si possono sviluppare…Sulla base di questo creiamo delle idee progettuali di sviluppo; sulla scorta di queste idee andiamo a verificare se ci sono dei fondi da utilizzare sia privati che pubblici e non appena eseguiamo questo match, ci proponiamo al territorio. Se abbiamo risposte positive, sviluppiamo il progetto nel dettaglio, cerchiamo di ottenere i fondi da investire e una volta ottenuti i finanziamenti, lo implementiamo.
Una cosa che voglio fare, proprio partendo da qui, dalle persone che hanno portato avanti questo piccolo spettacolo…è creare uno spazio all’interno del quale si possa fare multiculturalità, dove poter attivare una seria di sezioni artistiche…Quindi cinema, teatro, scenografia, lirica, danza, laboratorio di scrittura, filosofia….Con l’intento di utilizzare eventuali fondi per investimenti…Concretamente significa: non soltanto attivare queste sezioni e farlo con gente realmente motivata, qualificata, ma soprattutto fare in modo che quei settori poi producano economie in grado di auto sostenersi. Insomma, creare una struttura stabile e sostenibile di produzioni artistico-culturali gestita in chiave imprenditoriale e di natura privatistica dove trovi spazio la capacità di fare e produrre sul serio…fare si che Palermo – ma tutta la Sicilia – diventi l’equivalente europeo di Hollywood … non vi pare una nobile idea? … non vi pare qualcosa per la quale spenderci anche la propria vita?




LAURA LODATO
1. Guardando il coro ho pensato alle Baccanti di Euripide, uno dei drammi classici in cui il coro rivela tutta la sua importanza…Riflette, esprime ideali, agisce da attore….Quanto di quella impostazione è stato realmente trasportato in NERODENTROZERO?
Il coro ha avuto il ruolo di supporto, non solo un supporto secondario, ma anche primario. A mio avviso, se non ci fosse stata la presenza del coro, lo spettacolo non avrebbe avuto lo stesso risultato… In alcuni punti il coro è stato quasi uno dei personaggi principali perché nel momento in cui si dovevano sviluppare determinati temi, grazie alla sua presenza, è stata possibile una loro espressione più diretta.
Secondo me, il pubblico ha avuto un maggiore chiarimento del tutto proprio attraverso l’aiuto del coro il quale ha sviluppato ogni tema nella sua completezza.

2. Il coro si è mosso, all’interno della scena, nel modo più teatrale possibile. Cioè, i lettori erano vincolati dalla posizione, mentre voi avete restituito il movimento teatrale..Quanto questo vi ha aiutato o vi ha creato difficoltà?Le modalità con cui è stato registicamente mosso il coro…Sono state teatrali. All’inizio, questa modalità di movimento, l’impatto…Chiaramente il luogo non era un palcoscenico e lo spazio era molto ristretto…All’inizio, ripeto, questo ha creato imbarazzo dato dal muoversi in un ambiente che forse non era adatto per noi che ci muovevamo con modalità teatrali, però poi ha reso.
È come se tutti i tasselli fossero andati al loro posto naturalmente…Nonostante l’impatto, la vicinanza con la gente, la difficoltà di muoverci… Quindi un po’ di difficoltà all’inizio, ma poi piena autonomia e consapevolezza dei nostri movimenti rispetto alle voci narranti che stavano comunque sedute.
Alla fine, quindi, si può affermare che il movimento ci ha aiutato anche perché le voci narranti avevano dei personaggi da interpretare leggendo…Mentre il coro doveva, senza le parole, interpretare ciò che le voci narranti leggevano…
Affinché quindi, il coro avesse piena identificazione, era inevitabile che ci fossero questi movimenti: cioè noi abbiamo dato corpo alle parole attraverso i movimenti, attraverso le nostre espressioni che sono state sviluppate attraverso diverse modalità.
Una sorta di incastro…
Esatto..Hai detto bene…è stato un incastro naturale che si è avviato senza forzature che il pubblico potesse percepire. Quindi la parte registica ha avuto ragione della scrittura proposta…I cui movimenti sono stati diretti da Casimiro Alaimo.

3. Che difficoltà ci sono ad emergere nell’ambito teatrale e/o cinematografico partendo dalla nostra terra?
Io parto come danzatrice e ho lavorato a Roma per sei anni…
Questa in parte è una risposta alla domanda.Sì, ho lavorato nell’ambiente e poi sono dovuta tornare per motivi personali a Palermo e devo dire che ho riscontrato una situazione identica a dieci anni fa…Le cose non sono affatto cambiate. Però devo dirti che le difficoltà che ha un giovane talento che parte da qua, sono quasi identiche a quelle di un giovane talento che parte da una situazione più favorevole…Anzi forse, in un ambiente dove hai la possibilità di incontrare tante persone che vogliono emergere, magari ti trovi in una situazione troppo ampia e difficile da gestire…Ti parlo come danzatrice soprattutto…Tecnicamente per la danza classica esiste un bel contesto qui da noi, però facciamo troppa teoria e quando arriviamo in contesti più ampi, a selezioni dove vedi 300 ballerini…Magari siamo preparati, ma non abbiamo esperienza del luogo, delle giuste conoscenze..Perché purtroppo devi stare sempre attento alle nuove occasioni, capire che ambienti frequentare. Mi dispiace dirlo, ma a volta tutto si riduce solo a questo.
Qua si studia tantissimo, la formazione è ottima, ma non abbiamo la pratica, l’esperienza diretta. Partiamo con una buona base, ma non siamo affatto pratici, ci mancano gli strumenti.
Il più delle volte sei costretto ad andare in altri posti….Con le difficoltà che questo comporta. Non è una situazione di certo positiva, ci devi credere…Ma alle volte ci sono ostacoli che non puoi superare e che vanno oltre la tua volontà.

4.Progetti?
Io sto cercando di sviluppare diversi progetti legati al mondo della danza, con grandissime difficoltà…Perché purtroppo la competizione, in un ambiente più ristretto, è ancora più forte. Le rivalità si sentono sulla propria pelle…Ma non per questo demordo. La situazione è molto lenta qui, come siamo noi Siciliani del resto… Ho lavorato a Caltanissetta con la Giliberto che organizza il concorso “Michela Abbate”, un buon concorso.
Anche se la situazione è difficile, io ci proverò finché avrò energia per poterlo fare.


intervista di elisabetta costantino
Coro composto da: Tatiana La Spesa, Dorotea Giordano, Giusy Nasca, Laura Lodato, Marisa Glorioso, Pasquale Maggiore, Roberto Galleca.

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