
E' sempre la solita maledetta questione. Tutto gira di fianco. Intorno. Di sopra e da sotto. Alla sempre solita domanda del cazzo.
"Che si fa?"
E le risposte sono sempre le stesse. Uguali. Come monotona nebbia. In estate. Col grigio che ammorba. Col tanfo che spacca. E col caldo che squaglia. A chi importa? Se vivi o se crepi? Il tempo passa. Ma per il tempo in città tu conti quanto conta il numero zero. Come le cose che passano dalle sincopate alchimie sullo sfondo del viale. In periferia. Con i suoi mille semafori. Allo Sperone. Nessuna speranza. Neppure per quei litri di sangue che ti riempiono a sbafo le vene. Semafori nel deserto. Inutili. Che raccontano tutta la miseria ch

"Che si fa?"
"Ma che cazzo vuoi che si faccia?"
Un tiro di coca? Una canna? Una lama?
Senza speranza. Se va male, vivi. Se va meglio, crepi. Se va storto, hai la stronza galera davanti. E alla fine non resta che un numero infinito di pali. Da contare. In periferia. Allo Sperone. Uno alla volta. Giorno dopo giorno. Al rione, dove la mia vita abita senza pretese, nè inutili chiacchiere.
progetto grafico andrea de luca
e poi gli izzerò... fra pali da mettersi alle spalle e sogni da ricominciare a sognare.... un abbraccio alla gente dello Sperone......
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