Andy Irons, "A.I.", 32enne campione americano di surf, è morto il 2 novembre scorso. Trattandosi di uno sport estremo e vista la giovane età, subito verrebbe da pensare, come causa della morte, ad un incidente in gara o a un caso di doping, ma non è cosi. Andy Irons è morto a causa della febbre dengue. Come me neanche lui credo sapesse di che cosa si trattasse. Una malattia virale trasmessa da delle zanzare e che Andy ha presumibilmente contratto a Porto Rico dove si trovava per partecipare ad una gara. E' stato ritrovato morto in una stanza di albergo a Dallas. Avevo letto questa notizia il giorno stesso della sua morte ma a dir la verità non avevo pensato a scriverci su un articolo. Non so niente di surf e a dirla tutta non conoscevo Andy Irons. Poi però ho visto il video del funerale...Qualcosa di davvero toccante... E ho cambiato idea... Volevo che più gente possibile guardasse questo video...
In vita, la sua terra è stata il mare e da cenere in mare è tornato, con la moglie che porta in grembo il loro primo figlio, i suoi amici, i suoi tifosi, tutti lì a regalargli l'ultimo saluto. Andy continua a volteggiare tra le onde infinite del mare così come i tuoi cari dovranno volteggiare tra le onde del pianto.
Addio "A.I."
Piero Salerno
Grafica Andrea De Luca
In vita, la sua terra è stata il mare e da cenere in mare è tornato, con la moglie che porta in grembo il loro primo figlio, i suoi amici, i suoi tifosi, tutti lì a regalargli l'ultimo saluto. Andy continua a volteggiare tra le onde infinite del mare così come i tuoi cari dovranno volteggiare tra le onde del pianto.
Addio "A.I."
Piero Salerno
Grafica Andrea De Luca
non so se sia stata una sua volontà espressa...in ogni caso, credo che A.I. sia stato felice di vedere come i suoi cari, i suoi amici e i suoi tifosi hanno scelto di salutarlo...nel mare e sulle tavole da surf che tanto amava. un funerale fuori dal comune, dove la tristezza non è portata in scena con estrema drammaticità ma volteggia tra le onde e tra i fiori colorati...non c'è nero ma l'azzurro...l'azzurro delle sue onde!
RispondiEliminanon c'è un motivo e non ci può essere alla morte di un ragazzo di 22 anni. in questi casi lo chiamiamo tragica fatalità, incidente, destino.
RispondiEliminavorrei davvero credere senza provare rabbia.
credere che il mare lo avesse richiamato a sè perchè ormai era un tut'uno con lui.
@ciupy: si è vero, nelle immagini non v'è tristezza, ma pace. quella pace che forse è il significato vero della morte. ma per chi resta qui, forse... il pensiero di morire così a 22 anni è ancora lottare per raggiungere quella pace.
si, eli...la morte è triste per chi resta e deve affrontare il dolore di una mancanza...specialmente se inaspettata e prematura.
RispondiEliminama per chi se ne va...per loro, qualcuno mi ha insegnato che continuare a fare qualkosa per chi se ne è andato vale molto di più che essere tristi. vedere tristi le persone che ami non è mai un regalo gradito. forse, per chi rimane il senso della morte è questo...continuare ad amare chi se ne è andato, impegnadosi a vivere davvero la vita!
Ps. non cambia nulla, ma Andy Irons aveva 32 anni, non 22.
@ciupy. sì probabilmente, anzi sicuramente tu hai ragione. la rabbia però è una delle tante risposte umane al nonsenso che ci circonda.
RispondiEliminanon cambia nulla è vero che avesse 32 e non 22 anni, non c'è una giusta età!
per chi rimane il senso è ancora da cercare e come tu dici, spero che il più delle volte chi cerca trova pace e non rabbia.
pienamente d'accordo con te laura...anche se è ovviamente molto difficile metterlo in pratica è questo il giusto modo per affrontare la scomparsa di una persona amata. Guardando il video mi viene da pensare che forse questo modo di affrontare la morte rientra proprio nella cultura e nella tradizione delle Hawaii...un concetto di funerale davvero lontano dal nostro.
RispondiEliminaTrovare razionalità e comprensione tra le malconcie dita scheletriche della morte, non credo sia facile. Aggiungo solo un grazie.
RispondiEliminaSi, un grazie a Keeper per avermi raccontato questa storia che non conoscevo. Lo sguardo di questo giovane surfista lo dovevo vedere, era destino. Non sono dentro al libro delle facce, ma credimi se ti dico: MI PIACE (col pollicino nano alzato come da tradizione).
Grande!