27 novembre, 2010

Una fuorisede, per esempio


Quando l’aereo si è alzato da Punta Raisi per prima cosa ho pensato “accidenti, che brutto vento”, poi l’aereo ha virato bruscamente e mi è sembrato di schiantarmi contro il mare, poi buio per un po’ e poi ho visto dall’alto l’Olimpico tutto illuminato e allora ho pensato “eccomi, Roma, trattami bene”. Sembrano passati secoli. Invece non è neanche un mese che sono qui, a dividere la stanza con una ragazza dall'improponibile accento marchigiano tentando di riorganizzarmi la vita in direzione della fuorisedentarietà, semmai esistesse questo termine.
Il viaggio è appena iniziato, insomma. In mano una valigia piena di sogni e il peso di
qualche difficoltà. Pagare l’affitto ogni mese, per esempio: 300 euro per una doppia. Poteva andarmi peggio, mi dicono.
La nonna mi ha raccomandato di coprirmi bene e di mangiare. Gli obiettivi più prossimi sono di obbedirle. Mi chiudo bene il cappotto prima di uscire e ho pure imparato a mettermi il berretto per ripararmi dal vento. Ogni tanto mi perdo per le strade di Roma
solo per provarne qualcuna di nuova. “Tutte le strade portano a Roma”, certo, ma a Roma, proprio a Roma, le strade sembrano portare sempre in direzioni diverse e imprevedibili. Per fortuna ci sono autobus e metropolitana che passano quasi dappertutto: impari due-tre nomi di stazioni utili, due-tre autobus che passano vicino a casa tua e, dovessi pure perderci una giornata, trovi la strada per tornare. Ci sarebbe sempre il vecchio caro metodo delle briciole di pane sparse lungo il cammino, ma di solito non rimangono molte briciole da buttare via. Tutto fa brodo, tutto il commestibile va bene, per noi.
Eccoci qui. Diamo un nome a questo spazio, prima che la scrittura mi porti in territori lontani troppo lontani. “Una fuorisede, per esempio”. Tutto qui. Solo le avventure e le sventure di una siciliana qualunque, catapultata dall’isola alla Capitale. Di tutto il resto, cosa mi capiterà, cosa avrò modo di vedere, non so quasi nulla ma non esiterò a raccontarvelo.

post scriptum
DOVEROSE PRECISAZIONI:
1. L'aggettivo "improponibile", riferito al dialetto marchigiano è da ritenersi funzionale al solo fine di enfasi letteraria. Le più sentite scuse a ogni marchigiano che si sia sentito offeso.
Francesca Norcia

Disegno di Andrea De Luca

8 commenti:

  1. Ciao fuorisedentaria (sempre in movimento, spero)!!spero di leggere presto i tuoi racconti sulle tue avventure e sventure nella capitale, uniche ma anche simili a quelle di tanti ragazzi come te!

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  2. non ricordo più da quanto tempo sono fuorisede...

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  3. benvenuta francesca in D'Impatto a nome di tutta la redazione!
    il tuo spazio, ne sono certa, sarà certamente una buona compagnia per quanti, come te, son costretti ad allontanarsi dalla propria terra!

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  4. benvenuta francesca! grazie a laura avevo già letto qualcosa di tuo e son sicuro quindi che ci farai divertire con le tue "giornate romane"

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  5. benvenuta anche da parte mia........un altro fuorisede...un altro tassello che trova posto completando l'immenso disegno di D'IMPATTO....

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  6. le tue parole sono sempre state d'impatto! continua a farle fluire e farci vivere con te questa nuova avventura romana..sono già lì, coperta come vuole la nonna e pronta a respirare accenti "capitaleschi"

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  7. chissà quante avventure racconterai tra queste pagine.. a noi resterà il piacere di leggerti e di ammirare la tua meravigliosa ironia :)

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  8. eggraziemmilleattutti! roma mi ha accolto tra pioggia e vento neanche un mese fa ma mi sono già capitate mille cose...non vedo l'ora di raccontarvele tutte!

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