L'attesa e gli Dei.

Ho imparato l’attesa lentamente, nella vita: passo dopo passo, cadendo e sbagliando. I maestri migliori, aldilà d’ogni dubbio, l’errore e la risalita. Nei pressi di Brno, dopo aver forato una gomma, ho imparato la pazienza. Sulle sponde del Balaton, con 40 di febbre, ho capito il rispetto. Ma è stata Sarajevo a suggerirmi quel perfetto binomio d’ideali che forgia lo spirito del viaggiatore: la forza e l’umiltà. Piccole cose, minimi dettagli, ma enormi lezioni per il viandante. La mia “dyna” in quei giorni non ne voleva proprio sapere … eppure risultarono sufficienti pochi attimi per allontanare da me il furore del pianto. Quella volta, Ernesto trasformò quel giorno nel “giorno della fede”:
“Non ce la faremo mai …”
“Fai fare a me …”
“No, Ernesto: rinuncio …”
“Coglione … “
“E’ finita … andate avanti, cazzo!”
“Senza te, non si va da nessuna parte.”
“Vi sto creando problemi … nel pomeriggio dovremmo essere a Mostar … e …”
“ … e si farà strada insieme … nessuno qui lascia nessuno, afferrato?”

“Lascia perdere … mi farò recuperare … “
“Camilo: un po’ di fede. Qui nessuno è il più bravo della classe … qui s’impara dal proprio essere soli e dall’essere un tutt’uno col compagno di fianco. “
“Nello zaino ho tutto quello che serve …”
“Lì non troverai le “chiavi” che servono …”
“Ma ho cibo a sufficienza … ”
“Non sarà quello a portarti lontano …”
“Sicuro?”
“In strada il cibo migliore non è per il palato …”
“Non capisco, Ernesto …”
A quelle parole fu silenzio. E rispetto.
Sparì sotto la coppa dell’olio della mia Nina, tra il fango ancora fresco di una pozzanghera e una lucida macchia di grasso. Le sue dita, tra fili, rondelle e bulloni, scattarono come molle d’acciaio e il suo respiro, per l’enorme sforzo, fece come agitare tutta l’aria intorno ai miei occhi …
“Prova adesso, dai.”
Incredulo, stabilii il contatto e come per incanto … Nina si riebbe.
Per tutto il viaggio, alla volta di Mostar, tornai a quegli istanti e … alla mia corazza di carta.
Da quel giorno … quindici anni, di strada, di errori e di risalite. Ancora non possiedo ali potenti e neppure una di quelle corazze … Sulla strada, come nella vita, la forza e l’umiltà, indicano la via maestra verso il sentiero perfetto e nel teorema dell’attendere è il rigenerarsi della grande idea: l’ultimo dosso.
Erano i primi giorni di febbraio e le strade, puntellate dal ghiaccio, stabilivano, con l’inverno siciliano, l’antico patto: costanza e prudenza. Il viaggiatore sa bene che la rinuncia non s’informa alla sconfitta, ma al sacrificio del buon passo. Quando violenta batte la pioggia o una bufera di vento rende impraticabile la via, l’esperienza mitiga il disagio. Il viaggiatore, in quel caso, non arresta il passo, perché sa che oltre la landa aperta, la strada offre il conforto di un riparo, sia esso un ponte o una locanda inaspettata. Questi procede lento, sacrificando alla marcia obbligata, la variabile tempo. Il viaggiatore è figlio del suo adesso e tra i frangenti del qui e ora, modella, per il proprio vantaggio, la materia dell’incognita. Non è tanto il destino, ma l’esperienza ad amplificare nel suo cuore la voce della prudenza. Nella sua mente è la memoria della ciurma compatta e nel proprio cuore dimora lo spirito del capitano coraggioso. Il legno solca l’onda, indovinando nel buio, tra i flutti, il riflesso della fedele stella e fin quando la vita all’alba ripristina con l’acqua il segno della rotta. Come il buon padre col figlio, il viandante sa che oltre la soglia dell’impulso è l’arido vento del deserto e il nuocere della sferza giunge, non dagli elementi, ma dal negare al passo il peso dell’attesa. Ci si ferma e ci si accoglie nel grande respiro della vita, facendo tesoro dei propri sbagli e impedendo, quindi, alla sferza della circostanza d’essere padrone delle proprie tracce.
“Procediamo?”
Verso l’Etna. SaF in formazione ridotta: io, Ernesto, Hank e Aladino. Era freddo e le strade, in quel tratto, disegnavano una sinfonia di dossi.
“Cosa segna la mappa?”
“Tornanti … e a trenta chilometri … Linguaglossa …”
“Camilo?”
“Suggerisco venti minuti di sosta.”
“Il meteo?”
“Dà forte precipitazione …”
“Alle spalle?”
“Non proprio … “
“Cazzo, ci siamo in mezzo …”
Ciurma compatta e nel suo cuore il battito di quel capitano coraggioso …
“Ripari, piazzole, località?”
“Nessuna …”
La circostanza, l’adesso … le tracce.
“Bene. Solo cinque minuti di pausa e un goccio a testa. Beccheremo pioggia, ma arriveremo a Linguaglossa senza spasmo. Riparare qui è pericoloso … alberi per i fulmini e strada senza scoli … forza SaF … i dossi sono ancora asciutti, si va avanti!”

"SaF in formazione: Presidente, la colonna è tua!"
Condotti da Ernesto, superammo il nero della bufera e fummo ai piedi dell’Etna in tempo per compiacere il fluire di quel particolare “salmastro” al di sotto del risplendere del cromo. La strada ci fu amica e lasciammo alla sua organza il ricordo delle nostre tracce. E questo ultimo lento andare, ancora una volta, lo raccontammo alla vita …
Condotti da Ernesto, superammo il nero della bufera e fummo ai piedi dell’Etna in tempo per compiacere il fluire di quel particolare “salmastro” al di sotto del risplendere del cromo. La strada ci fu amica e lasciammo alla sua organza il ricordo delle nostre tracce. E questo ultimo lento andare, ancora una volta, lo raccontammo alla vita …
Piccole cose per tutti i popoli della terra, sotto l'equatore celeste ... lì dove splendono Orione e la sagoma dell'Eroe.
SaF
Lentamente...
RispondiEliminaSì caro anonimo, lentamente, preparando, in questi giorni, la strada per il "viaggio perfetto ...". Solo quattro stagioni, ancora. In solitudine, con l'"ormai" e i miei ricordi, col "dopo atteso" e il riprendere. Ogni Uomo cerca la sua tempesta perfetta ... è tempo per me del trovarsi dentro, nel mio altrove, aldilà di quell'ulteriore che cerco. Lentamente ...
RispondiElimina...Credevo d’essere una sorta di semidio con ali potenti e corazza d’acciaio. Ero solo uno sprovveduto uomo di carta … bellissime parole, sarebbe sano condividerle con il mondo intero.
RispondiEliminae lo sono ancora ... nudo all'origine, padre. in nome di maria, mia madre, figlio. tra errori e risalite, un uomo di carta che, attraversando quel "cielo di dossi", tenta la vita. grazie aladino.
RispondiEliminaAnche io il "viaggio perfetto"... senza mai partire. E lentamente.
RispondiEliminatalvolta, caro anonimo, il "viaggio perfetto" è tra le soste, sul passo che conduce alla pace e all'ithaca della riserenanza.
RispondiEliminaIo sono Ithaca! Ma non lo sono per me stessa. Un bel guaio... Lentamente fra le soste.
RispondiEliminaun uomo di carta che tenta la vita in coda e a fianco di Ernesto...entrambi alla ricerca della meta perfetta...e se solo uno di voi raggiungesse Ithaca?...l'altro cosa farebbe?
RispondiEliminagrazie anonimo, per la potenza del quesito. credimi, ne abbiamo parlato, io ed ernesto. siamo viaggiatori e come viaggiatori faremo. se fossimo in terra deserta: una croce, la moto che brucia, ai piedi dell'ultimo solco, e sull'incrocio tra i bracci del legno, le nostre parole di sempre, ma che qui non svelo. il sopravvissuto continuerebbe la strada e una volta giunto su quella che noi consideriamo la terra della rinascenza, beh ... anche quello che accadrà è un nostro segreto. ma ernesto e camilo vedranno la loro ithaca ... poi si vedrà.
RispondiEliminammmmmm....Io credo che il viaggio perfetto sia in solitudine, con il proprio percorso e con i propri bivi, dossi, cunette e aree di sosta... Penso che Camillo ed Ernesto a questo punto della loro vita debbano percorrere il loro viaggio su strade parallele anche se hanno in comune la stessa "meta" perchè solo così raggiungeranno la loro Ithaca ed alla fine del viaggio perfetto le loro strade parallele si ricongiungeranno e finalmente potranno raccontarsi di aver cavalcato l'onda perfetta senza che l'uno o l'altro ne abbia influenzato il "percorso"...
RispondiEliminacaro anonimo, camilo ed ernesto sono già un binomio perfetto, sia in strada, che, tra dossi e tornanti, nella vita. il loro viaggio perfetto, sarà più che particolare. muoveranno insieme e, vogliano gli Dei, giungeranno là ove ritengono sia la loro terra "consacrata", ithaca o della rinascenza. uno di fianco all'altro, dall'origine alla fine, sino a quello che loro definiscono, l'acme del dosso perfetto. il loro viaggio, che tra le attese è già iniziato, muove da premesse identiche e da quelle dialettiche spirituali che rendono simili i loro orizzonti.
RispondiEliminaViaggiare è come il vento, che ti porta dove vuole se sai seguirlo, che ti spinge avanti se sai imbrigliarlo, e può condurti a perdere la strada ma anche farti scoprire luoghi remoti, che non avresti creduto esistessero. Viaggiare è come il sale, è come le spezie, cambia il sapore di tutto ciò che tocchi, ti lascia profumi e fragranze impigliate nel cuore. Viaggiare è come l'amore. Una grazia, un volo, qualcosa che non puoi prevedere
RispondiElimina( La sposa di Assuan) Ciao Vito, buona strada a te e ad Ernesto. ANNA :)
Si, Anna cara, viaggiare è come l'Amore: una grazia, un volo, qualcosa che non puoi prevedere.
RispondiElimina...e fra insidie, dossi, tornanti, paure, gioie e dolori Vi troverete nella Vostra tempesta perfetta..."Qualcuno" in tempi a noi sconosciuti lo ha già segnato il "sentiero" non vi resta che percorrerlo con una bisaccia piena di "cibo"...Ed ora in formazione!!!..il sentiero è lungo!!... :)
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