forma maledictio, di vitobenicio zingales
fallo. obbligami a quel tuo nero languore. t'imploro, non avere pietà. non dubitare: rimescola nel tormento la gioia dei pugnali. persevera inganno, restituiscimi la morte: le mie ali alludono al voglioso spasmo dei ratti. fammi la colpa e dimmi l'oltraggio ... la sapienza del dio è nel mescolarsi dell'oro col bruno del fango. d'ogni mia goccia ti concedo la sorte e fino all'ultimo orgasmo del sangue. sana la mia acqua e succhia dal mio pane ogni genere di vita. la mia vocazione allo slancio è avida come la vela affamata del soffio. appendimi ai tuoi denti e fammi sentire il getto delle vene. sotterrami nel delitto e impastami col più esecrabile peccato. manifesta alla mia carne l'impeto dei lupi e saccheggia l'idea del dio del mondo. santificami nel danno e poi a fondo logora il taglio. desta l'incubo e dona alla mia peste l'errore del domani. rendimi zoppo, squarta a pezzi il mio cuore e da ogni mio osso succhia il midollo dell'inutile amore. spalancami, tendimi, spezzami ... inghiotti ogni briciola del mio inservibile tempo e del mio destino, che mi segna doppio, squarta la coscienza del quando. guardami: a te, odioso angelo, mi offro. guardami: ricuci lo strappo tra il mordere del rimorso e il succhiare del rimpianto.
conficcami l'artiglio nel costato e prima di morirmi, ladra, puttana, bugiarda, io t'imploro: baciami.
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