Queste epifanie apparenti, questa acqua terragna, queste bestie allo scanno e questi sapori di eccedenze zolfigne. È una stagione di pietrami molli e di minchioni fetenti, di cardinali enormi e di ragionieri allupati. Un vicolame di azzardi impotenti e di potentami indegni. Quel ciliegiare di aborti, quel filecciare di umidigni cordami, quella deriva di minchioneggiate promesse ... e l'annacquarsi, poi. Dappertutto piantumato a fantasmi, a figliami che disvivono, a indifferenze spermate di seccaggini. Questo zeccame di semenza ingravida, questo lordame di chiese e di scranni, questo avvenarsi di niente ... e l'ammarcirsi, poi. Ovunque colturato a soffi di colera, a ziami di bandiere che in un sol colpo valgono dio.
Vbz
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