30 maggio, 2014

D'oltre siciliano, di vitobenicio zingales

D'oltre siciliano

Non c'era tempo e lì, l'andare di posto in posto, disegnava fermo e distante. L'oltre era solo un posto liquido e poco necessario. Talvolta erano i serpi a gusciare dall'onice, poi tornava niente al kaos e al senso immotivato dell'adesso. La brezza faceva miraggi irrisolti, misurandosi tra il tentativo dei pali e l'errore d'immaginare distanze conseguenti. Il quadrante a parete, fermo, ma con decenza, faceva la solita terragna illusione e tutto, a sorsi lenti, finiva col pareggiare il chiacchiericcio della fame ...
Altrove, con quelle, non c'erano somiglianze d'estati e li' a scannare non era il ricordo, ma il silenzio: fermo, siciliano. Niente d'infinito: semplicemente, la caloria, spalancando al caos, s' attribuiva, con i gechi, il primato sull'Onnipotente.

La schiera dei "domani" arroccava sul pietrame e gli imbecilli, più degli avidi, con un colpo di promessa a serramanico ne spezzava il colera sentimentale. Le loro eccedenze, tra le contrade, li facevano ciclopi, e se le loro minchionerie erano tali, per potenza, a quelle dei signori del continente, finivano con l'essere dei.

E lentamente, sul tentare di un irrimediabile slancio, tutto faceva posto agli occhi delle cose ... nel kaos fermo della irreprensibile educazione siciliana.

Vbz

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog

Cerca nel blog