La democrazia dell'utopia richiede il sacrificio della libertà. Un popolo che certifica ammissibile il terrore della colpa, concede al dio eletto la supremazia sul rinnovamento dei desideri. L'orribile tragedia è nell'indifferenza alla miseria consumata, quel salvacondotto etico rilasciato ai figli incerti della responsabilità. La riorganizzazione del coraggio, suppone la memoria del futuro, ma il popolo che fonda le gravidanze dell'illusione sulla prosperità della propria schiavitù, determina e legittima quella claustrofobia di intenti costituenti "l'impossibilità decisiva". Del resto, il direttorio dei tiranni preserva, e bene, da decenni ormai, l'onnipotenza consociata e tutte quelle sparute combustioni mentali che potrebbero risalire le grammatiche del riscatto, muoiono, non per il male del blocco, ma per la miserabile e sudicia rappresentazione che il popolo, giustificandosi libero, ha di se.
E un popolo senza vergogna è un popolo indegno di credersi padre delle antiche glorie passate.
Vbz
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