Ti scrivo, dio, da dove sono morto domani. Qualora ti assalisse il dubbio, desidero darti quella dovuta assicurazione: tengo, e nella sua debita considerazione, il carteggio antico. I nostri privilegi, quindi, sono più che al sicuro. Ammetterai che nessun altro timore, simile per potenza, potrebbe incidere, e così profondamente, se tutto giungesse ai criteri della verità. Condivido il tuo malessere, ma le promesse ordinatrici, quelle che impegnavano le nostre virtù, non hanno ristorato il danno, ne hanno, invece, colmato l'atrocità della misura. Sono cessate tutte le opportunità, innegabile quanto oscuro, ma in te è posta ancora la residenza e io, malgrado l'evenienza al male, resterò ai patti. Potrebbe risultarmi vantaggioso, ma da dove è il mio domani termina col tuo tempo ... e le mie pertinenze non potrebbero sostenere altri conflitti per edificare ulteriori luoghi di senso. Non abbiamo considerato il mio dolore. Non lo ritenevamo possibile ... avremmo dovuto, invece, indagarne gli indizi, soprattutto quando avveniva il futuro ... Ma è tardi per aggredire questioni ormai divenute immensamente inutili. Ci resta il tormento, tutto umano, per aver compreso in ritardo che la mia sofferenza era più che vera ... era nostra.
Ti scrivo da dove il mio nome non vale più l'impegno all'oblio, da dove il tempo risolve le cose, ma aggettando sul mosto dei cannoni. Da dove tutti i giardini atomici sembrerebbero superare, per traccianti fioriture, l'ultima carne di luce "livida" e invocante, dove l'esercizio alla forza avrebbe doppiato la tragedia naturale delle proporzioni. Qui, dove è terminato il nulla, la mia "vita" sembrerebbe non avere altre pertinenze, neppure a volerle ricavare dalla pancia del mostro più fecondo ... Come te, rassegnato alle assenze, calcolo il passato che mi resta da vivere e quel poco credibile attimo che mi solleverà dalla "competenza ultima". Avremmo dovuto credere in noi stessi con più ostinato egoismo, avremmo dovuto correggere alla blasfemia, laddove le necessità al delitto imponevano quel rigore al macello, e devastare all'occorrenza ... abbiamo, invece, attribuito al nostro seme catastrofica genericità, concimando inservibile misericordia e deplorevole speranza. Abbiamo elevato alla compassione il compiersi dell'opera, quando avremmo dovuto ascrivere alla ferocia; abbiamo negoziato, quando avremmo dovuto recidere, accoltellare ... ed ecco, ti scrivo da dove gli incendi hanno smesso di generare ogni compimento alla cenere, da dove la parola partorisce pietraie di impotenti attese. Da dove le fosse svuotano convincimenti, ma conciliando gravidanze di invisibili eccellenze.
Amico mio, da dove sono morto domani è la terra dell'aratro conciliante, da dove alcun passaggio straniero ha raccontato lo scopo di quella disciplinata armata ...
Adesso, le nostre conversazioni antiche ci obbligano ad un conveniente abbraccio. E non aver timore: il carteggio non contiene riferimenti al vezzo che mai avremmo intuito.
Il nulla non possiede ricordi e io, ormai, non possiedo quella forza necessaria, la risolutrice potenza, per infestare la sua terra.
Vbz
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