E’ l’estate del 2009 e sto sfogliando le pagine di una rivista on-line, quando con piacevole sorpresa, ma anche col dovuto scetticismo, leggo un articolo riguardo la liquidazione dell’Ente Autonomo Portuale di Messina che sarebbe stata imminente.
L’assessore all’Industria, Marco Venturi, propone alla giunta di governo di adottare la delibera con la quale l’Ente Porto di Messina viene formalmente posto in liquidazione, e conseguentemente ne nomina il commissario liquidatore.
“Finalmente un organismo inutile – afferma l’assessore – servito solo a pagare consulenze e gli emolumenti degli amministratori sarà chiuso”.
“Mi sembra un provvedimento non più rinviabile per un vero e proprio ‘Ente fantasma’ – prosegue Venturi – su cui si era concentrata anche la stampa nazionale. E d’altronde l’Ente autonomo portuale di Messina è soltanto uno stipendificio, che non produce nulla ed è anzi solo un costo per la Regione, rappresentato dalle spese dei gettoni dei nove consiglieri, cui vanno 555 euro lordi al mese, del presidente (1.700 euro al mese) e del suo vice (850 euro)”.
Una scelta pienamente condivisibile.
Infatti, dal 1951 questo ente fantasma, poiché nato per gestire una zona franca nel porto di Messina mai esistita, percepisce finanziamenti da parte della Regione destinati a pagare lo stipendio ad una sola dipendente di ruolo e i gettoni dei 14 consiglieri (9 consiglieri ordinari, il presidente del C.d.A., il suo Vice e 3 sindaci).
L’inutilità dell’Ente autonomo portuale di Messina diventa palese a partire dal 1994, anno in cui vengono create le Autorità Portuali, titolari delle competenze e delle responsabilità sui porti.
L’ultimo trasferimento, in favore dell’Ente porto di Messina, è pari a 225.000 euro, erogato dalla Regione in forma di contributo: il consiglio direttivo tra gettoni di presenza e indennità percepisce ogni anno 130 mila euro, 45 mila euro sono utilizzati per studi e consulenze, i restanti 50 mila euro servono per pagare lo stipendio dell’unica dipendente che si ammazza di fatica a consumare le sue preziose terga sul cuscino della poltrona, nonché le spese della struttura ed oneri diversi di gestione.
Fra squilli di trombe si proclama: “Questo governo vuole eliminare gli sprechi definendo un progetto strategico di sviluppo e una programmazione orientata alla crescita e alla competitività”.
Ma come spesso accade dalle nostri parti dopo poco tempo a queste trombe viene messa la sordina.
I primi giorni di questo mese (febbraio) “il fantasma dello stretto” (è così che lo chiamerò d’ora in poi) viene riesumato dal suo stato di liquidazione con una delibera della Giunta Lombardo.
Con un colpo di bacchetta magica l’ex presidente Saro Madaudo ne diventa il nuovo “commissario attuatore”, una specie di amministratore unico, al posto del C.d.A.
Il “nostro” governatore motiva la bontà della sua scelta così: «ho evitato la spoliazione di un patrimonio non indifferente, un terreno importante, che appartiene alla Regione. Lì, del resto, si può esercitare la funzione di Punto Franco con una convenzione Stato-Regione».
Grazie a questa retromarcia clamorosa del Governo regionale, degna delle migliori evoluzioni a cui ci abituava il mitico Steve Mcqueen nei suoi films, il fantasma dello stretto torna alla sua inutile vita, però risparmierà (a quanto pare) i soldi per i consiglieri del C.d.A.
Mi pare una soluzione perfettamente in linea con la “gattopardesca” natura della gestione della cosa pubblica in Sicilia: “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Adesso vi spiego come la vedo io e come sempre spero di essere smentito dai fatti.
I consiglieri del C.d.A. (14 in tutto) rimarranno tutti al loro posto. Facendo due conti, a tempo di campagna elettorale ognuno di essi è un “portatore d’acqua”, o “un ascaro” (se preferite i termini di montanelliana memoria), capace di portare almeno 50 voti.
Quindi 14 consiglieri X 50 voti a testa = 700 voti.
Però ci sono ancora gli studi e le consulenze a disposizione, ricordate i 45.000 euro di cui prima?
Bene, diciamo che da questi 45.000 euro si tirano fuori una decina di incarichi professionali, da attribuire a chi riesce a portare almeno una trentina di voti.
Quindi 10 consulenti X 30 voti a testa = 300 voti.
In conclusione: 700 voti dei 14 consiglieri + 300 dei 10 consulenti = 1.000 voti!
E vi pare che con i tempi che corrono si buttano via 1.000 voti?
Probabilmente sono il solito scettico e malizioso malpensante.
benvenuto caro gigra. la tua entrata in d'impatto è veramente notevole. il tuo graffio è incisivo, forte... d'impatto. ritengo che calza bene fra i nostri colori: nel rosso denso e nel nero radiante.spero in un gran bel viaggio... di parole e viventi pensieri là a svelare occultate e fastidiose verità.
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