Quelle che dappertutto sentivo, aldilà del suo alito, erano le sue dita. ossute. bianchicce. in canonica, con i miei anni. e una supersantos. quelle del nostro prete, quello della domenica. un "santo" per mia madre. tra le cose di periferia. in periferia. alla fine giurai tra le sue mani e un crocifisso al collo: "si, sarà il nostro segreto."
mi diceva che gli arcangeli, fra serafini e cherubini, si compiacevano per la gioia che a loro, con la nostra gioia, tributavamo. mi diceva che la carne è nulla se non la si offre a conforto degli altri e a chi di dio ne è autentico e fedele servitore. e se il dolore che provavo era così forte non poteva essere che per quella impurità ancora viva nella mia anima.
e spingeva.
affondava.
spingeva.
avevo dieci anni. una supersantos arancio e un malloppo di figurine da appiccicare tra un panino con lo zucchero e un altro colante d'olio vergine e col sale di xitta. a dodici anni il premio più grande: cominciai a servire messa. a celebrare era il mio prete. diceva, con quella luce negli occhi, che solo ai bambini migliori poteva esser concessa quella gioia. non potevo che rallegrarmi: dio aveva scelto me.
"... in te è la grazia ... è per volontà sua ... ". in canonica. nel frattempo. tra cartiglio, libro sacro e un crocifisso in bronzo.
e spingeva.
all'inizio, al mese, le volte erano tre. quattro se il tempo era bello. da casa andavo in bici. dieci minuti per andare, venti per tornare. eppure la strada del ritorno era tutta in discesa...
dopo due anni, al mese, le volte divennero molte. di più.
non so perchè, ma terminai d'essere bambino. all'improvviso. mariolino aveva dieci anni. quattro meno dei miei. nella cartella le mie stesse cose. un panino, lo zucchero e le figurine da scambiare. era povero, come me. ma aveva la grazia. anche lui restava in canonica. col caldo, in estate. coi lampi in inverno.
ora sono io a celebrare messa. ho quarant'anni. nella mia nuova canonica, tra colline e silenzi, vengono a trovarmi donne e vecchi, infermi e giovani sposi, ma è con serafini e cherubini che provo la gioia più grande.
"questo è il nostro segreto!", dico loro con gioia. e con la medesima gioia vengono a me tre volte al mese.
quattro, se il tempo è bello.
Foto di Martina Zingales
tra il disgusto e la pietà..tra la rabbia e la compassione...per quelle persone i cui "abiti" hanno il potere di trasformare la malattia e la pervesione in "grazia e volontà divina" ...a volte sono "abiti" ...a volte sono legami di sangue a cui si concede il permesso di trasformare la malattia e la pervesione in gioco e regola di famiglia
RispondiElimina..tra colline e silenzi...
laura
vi consiglio di guardare: http://www.youtube.com/watch?v=qPrdwyGc7Ig
già ... tra colline e silenzi ... come tra le periferie dell'anima. per paura e vergogna. segnati. profanati. rubati.
RispondiEliminauccisi.
triste realta'.....un pugno allo stomaco!
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