12 giugno, 2010

Danilo Dolci, uomo consapevole

Alle volte la memoria si perde… involontariamente, affannata nel presente… Altre invece viene cancellata un po’ per volta attraverso uno stillicidio di parole non dette, di immagini mai più viste, di momenti mai più vissuti. Si cancella perché è più facile fare come se certi momenti non esistessero. Si cancella perché è comodo che certe battaglie e certe parole, certi discorsi non siano mai stati fatti. Ed è con questa sete di sapere e riscatto della mia memoria che scrivo di Danilo Dolci. La mia speranza è che nessuno da casa possa dire: chi è? Ma la speranza è solo ipotesi di futuro e invece noi siamo qui, ora e se non sappiamo chi fosse, possiamo ora porvi rimedio.

Anzitutto vi consiglio di andare sul sito del Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci” e poi di continuare a navigare tra le tante, tantissime pagine che esistono fortunatamente sul web!
Danilo Dolci ha scelto fondamentalmente di fare e di non stare a guardare. Ha scelto di scrivere e di vivere la parole che scriveva. Ha scelto una nuova patria, il borgo marinaro di Trappeto, vivendo poi tante altre realtà della provincia di Palermo come Partinico, San Giuseppe Jato, Villalba, per scriverne alcune. Danilo Dolci ha osservato in modo semplice che il Sud degli anni’50 era affamato ed arretrato e che su di esso, dall’alto e per imposizione, governava il cosiddetto Stato. Ha osservato e ha deciso che un bambino nel 1952, in Italia, l’Italietta in ripresa dalla guerra che al Nord iniziava a prosperare…, non può morire di fame. Ha osservato e ha iniziato anche lui a non mangiare. Per protesta. Antiviolenta. A chi vede in lui un nuovo Ghandi, semplicemente risponde: «tutto questo, non si era prodotto, come hanno pensato molti, in seguito a letture o a riflessioni mistiche. Penso, invece, che nessuno dotato di un minimo di sensibilità riuscirebbe a mangiare se vedesse dei bambini morti di fame. Non si tratta di eroismo, ma di un certo istinto».  Danilo Dolci si indigna. Si indigna per cose semplici e raccapriccianti… Come il fatto che ancora da qualche parte nella nostra Sicilia si viva in capanne di paglia… dei tukul e che non si faccia nulla per risolvere la situazione. Si indigna, va sul luogo, cerca di scattare foto, di attivare l’opinione pubblica, ma viene fermato. Dallo stato, da solerti brigadieri, dalla baronia feudale locale, dai mafiosi del posto.
La vita di Danilo è tutto un osservare e decidere. Mai ignavo. Fa della consapevolezza personale e collettiva il suo credo. Il suo sillogismo è commovente: se si danno gli strumenti al prossimo per conoscere, capire e prendere coscienza di sé e dei suoi diritti, in un rapporto di maieutica reciproca con l’altro, allora la persona non potrà che esporsi in prima linea per quei diritti. senza calpestarne altri.
Quanto rimane oggi in tutti noi di un simile comportamento? Probabilmente nulla, o quasi. Perché le eccezioni ci sono, fortunatamente sempre.


Lo stato, quello con la S maiuscola, per tutta la vita ostacola il semplice lavoro di un osservatore,di un educatore che dice le cose nel modo più semplice che esista. Dolci finisce più volte in carcere. Esemplare è l’arresto del 1956 per digiuno illegale. Per la sua difesa, in tribunale intervengono Carlo Levi e Elio Vittorini. L’arringa di Piero Calamandrei sancisce la vittoria finale: «Danilo non invoca leggi non scritte. Perché, per chi non lo sapesse ancora, la nostra Costituzione è già stata scritta da dieci anni»

Accanto a lui per tutta la vita tantissima gente semplice, pescatori, contadini che accanto a lui imparano a scegliere e a sopportare l’esito delle scelte con coraggio. come se fosse semplice. Accanto a lui anche il sostegno di alcuni personaggi di spessore e illustri come: Norberto Bobbio, Ignazio Silone, Cesare Zavattini e Alberto Moravia, Enzo Sellerio e Lucio Lombardo Radice, Erich Fromm e Bertrand Russell, Jean Piaget e Aldous Huxley, Jean-Paul Sartre e Ernst Bloch.
A chi gli chiede se si ritenga un utopista, Dolci risponde: «Sono uno che cerca di tradurre l’utopia in progetto. Non mi domando se è facile o difficile, ma se è necessario o no. E quando una cosa è necessaria, magari occorreranno molta fatica e molto tempo, ma sarà realizzata. Così come realizzammo la diga di Jato, per la semplicissima ragione che la gente di qui voleva l’acqua».


Anche io/noi, ora, ho/abbiamo di fronte una scelta: posso scegliere di ignorare chi sia stato Danilo Dolci e dimenticare l’esempio semplice che fa paura di un uomo che tutta la vita ha perseguito il sogno di una maggiore giustizia e consapevolezza per la collettività, oppure scegliere di ricordare e ricordare ancora. Quando?Ogni volta che avremo capacità di indignarci e incazzarci per ciò che sentiamo come non giusto, ogni volta che ci imporranno le cose così senza discuterle…

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.                                             (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)
Elisabetta Costantino

Fonte immagini: www.radiomarconi.com
                         www.humanitech.it
                         www.montescaglioso.net

5 commenti:

  1. bellissimo articolo, e molto bella la frase di Calvino =)

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  2. Riconoscere chi e che cosa non è inferno e farlo durare e dargli spazio…senza dubbio Danilo Dolci sapeva farlo…e sarebbe già una grande cosa per noi, riconoscere in lui un “non inferno”, come in Peppino. Ma bisogna avere la forte e continua volontà d’essere attenti; è necessario conoscerci, capire i propri bisogni e interessi. Come lui stesso sosteneva, è essenziale per la riuscita di un’impresa che ciascuno la senta propria!
    Ho letto la sua biografia sul sito del Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci”, e consiglio vivamente a tutti di farlo per avere un’idea su chi fosse quest’uomo, su come distingueva l’inferno dal non inferno e come difendeva con vigore quest’ultimo…cultura e umiltà sono stati i suoi strumenti di rivolta.
    October, grazie mille per il tuo articolo…

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  3. danilo dolci un uomo. uno di quelli che portava al mondo il senso originario del significato "uomo". uno che il suo evento se lo portava dentro e di fianco. e la sua luce era ... e grazie, anche a te, è. mi piace che su d'impatto tu l'abbia ricordato, mi piace che la sua umana eco vibri tra queste pagine che intendono dire l'uomo e il senso originario del suo evento.

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  4. grazie a voi. perchè oggi di nuovo si compie l'eterno miracolo che affascina: che le sfide di un uomo singolo sono improvvisamente divenute peso e orgoglio di una collettività nuova. io e e voi insieme.

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  5. october complimenti per la tua continua ricerca di cose/persone/fatti che si vogliono tacere e far dimenticare. in un momento come quello attuale dove la semplificazione porta all'oblio.

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