di Monica Lo Iacono
Dicono che Camilla cerchi il principe azzurro.
Io dico che il principe azzurro sia lei,
perché non è una ragazza da salvare,
ma anzi una salvatrice.
Dicono che Camilla porti fortuna.
Ed io dico che la fortunata sia lei,
ad avere sempre una risposta
e mai una domanda.
Stefano Ceccarelli, romano, classe ’63. Sceneggiatore. Di “due mamme di troppo”, giusto per dire.
Ceccarelli: uno che ti dice grazie, uno che ti dice “quando vuoi”, uno di quelli educati come ne sono rimasti pochi, insomma.
• Di te si dice che questa sia la tua “prima fatica letteraria”. Del libro che sia “una favola moderna.” A te alla fine le frasi fatte non sembrano etichette?
“Sì, è vero, spesso mi sembra di sentire i titoli dei telegiornali con quelle frasi tipo "abbassare i toni", "giustizia a orologeria", "linciaggio mediatico". D'altronde, come ben sai, chi non risica non rosica e di mamma ce n'è una sola. Anche perché, per citare la mia fiction, due mamme sono di troppo”.
• Di fortuna non hai bisogno… per fare il gioco delle citazioni “homo faber suae quisque fortunae” e il tuo talento ti ha portato a fare grandi cose nel mondo della scrittura e dello spettacolo. Secondo te oggi chi avrebbe più bisogno di conoscere Camilla?
“Di fortuna c'è sempre bisogno, anche se uno non ci crede, non costa nulla, basta solo non farsi venire la smania di cercarla per forza. E' vero che ciascuno è artefice della propria sorte e io penso che da una parte ci deve mettere del suo per farcela, e molto anche. Se poi c'è un po’ di culo, non guasta. Oggi come oggi, Camilla dovrebbe parlare con tanta gente, dovrebbe avere la fila allo sportello, e in mezzo alla fila, dovrebbero starci i politici, a sentire le persone comuni e a sbirciare nelle loro bollette e nei loro pensieri. Poi, se non sono codardi e non fuggono, potrebbero capire meglio e parlare di meno.”
• Ho visto il tuo booktrailer online, davvero bello. Cosa accadrà adesso? Quali sono i tuoi prossimi impegni? C’è tempo per un giretto verso sud, per portare un po’ di fortuna tra un cannolo e una granita?
“Sì, il booktrailer è veramente bello ma non è opera mia. Ad agosto andrò a Siracusa per qualche giorno, per fare, vedere, toccare, baciare, un pò di mare vero. E ovviamente sfondarmi di cannoli e granite. Li fanno i cannoli a Siracusa?”
Prima di cominciare questo libro, tra le scatole del trasloco e i fogli di giornale, mi hanno messo in allarme. “Monica, dicono che questo racconto sia una faccenda intorno alla fortuna. Un libro per buoni, una favola moderna. Te la senti di scriverne a recensione? ”
Erasmo da Rotterdam diceva che la fortuna ama le persone non troppo sensate. Lei ha nella sua precisione un senso che non c’è: Camilla non calcola, vive. Vive tutte le vite del mondo a costo di assistere, da spettatrice, alla sua. Tra un fotoromanzo e una rivista assiste alla nascita della sua frase del giorno. La sua unica scelta, senza l’ambizione di soppiantare quel mare calmo di vita, sta su un dito puntato a caso, tra l’inchiostro secco e le parole di carta. Nonostante il suo affidarsi alla casualità, Camilla non vive in balìa degli eventi: li crea. Soffia sul vento che gonfia la vela della altrui fortuna. Camilla, per farvela breve è il dio della parabola. Una artista dei fortunati eventi. E siccome la libertà dell’artista deve essere assoluta, tale è la sua libertà di sceglierne il metodo. Camilla porta fortuna a modo suo. A noi non resta che stare a guardare, pagina dopo pagina e assistere allo sgretolarsi delle mie reticenze.
• Ti dirò, caro Ceccarelli, che io non credo alla fortuna. Credo, per citarti John Nash, nell’assegnare un valore alle cose. Posso guarire dal mio scetticismo? :)
“Non sono la persona più adatta a guarire gli altri dallo scetticismo ma nemmeno dal suo contrario. Cerca di aprire uno spiraglio alla possibilità che la fortuna possa esistere. Se esiste la Gelmini, tu dirai, non può esistere la fortuna. Invece io ti dico, se esiste la Gelmini, perché non potrebbe esistere la fortuna?”
Questo libro, in definitiva, è davvero una faccenda intorno alla fortuna, al caso, agli eventi. Un laboratorio di leggerezza e una tavola di riflessioni. Ed io, gliene devo dare atto, mi sono sentita alleggerita già dopo le prime pagine, fuori dal mio ingombro. Eppure non me la sento di etichettare Camilla Portafortuna come una favola moderna. Penso, piuttosto, che sia quello che noi vogliamo che sia. Per me è un piccolo grande capolavoro.
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