
Un bambino che abita il mondo, prima di crescere quel tanto di più, ha come quel naturale bisogno di capire almeno due cose: le ragioni del tempo con il senso del domani e l'irragionevole giustezza della morte con il ragionevole dubbio dell'aldilà. e con la medesima intenzione quel bambino vigila su "quelle cose", tra il perpetuarsi dell'universo e il desiderio d'argomentarci intorno. ci sono cose che s'imparano presto e altre che non ci basta una vita. ci sono storie che le sai e altre di cui non ne vedi il motivo. alcune che magari sono giuste e altre che manco stanno con i piedi per terra. alla fine ci sono cose che c'impallidisci e non sai da dove prenderne il verso e altre che puoi non crederci, ma sei semplicemente tu. cose che s'afferrano la vita e la mettono lì nel mondo perchè t'illudi che l'onnipotente ci possa girare intorno. fino in fondo. fino alle cose che per il loro senso sai d'essere ancora bambino. e i bambini quando ancora sono bambini, passano il loro tempo tra una vertigine e l'altra in bilico tra l'essenza della vita e la sostanza di un miracolo. il tempo così agito, si trasforma dilatandosi tra un'epoca e l'altra perchè l'Uomo Interiore possa riconsiderarsi ancora bimbo in questa sorta di "tempo ritrovato". nel tempo dello stupore s'innesta così il tempo della conoscenza... e più di quanto possa fare il mondo girando intorno al suo perenne ago. ed ecco perchè alcuni bambini quando crescono sanno d'essere beati...
ci sono cose nella terra che come certune parole hanno senso solo quando per gli uomini che le governano, imbastiscono storie così potenti da cambiare perfino le cose che stanno dietro al senso delle cose in terra. ci sono cose che te le metti davanti e che se te le lasci entrare dentro, e più di quanto possa fare una vita, ti cambiano nell'istante in cui ti sono dentro. per queste cose alcuni uomini ci vivono e ci muoiono, per queste cose taluni uomini seppelliscono il proprio nome fino a quando altri uomini non ne liberano l'anima da quelle che in realtà sono cose che non sono. ci sono cose meno grandi, ma talmente possenti che nonostante la forza e la fede, gli uomini c'affogano dentro, dimenticando talvolta di possedere quella dignità che li fece, per il senso di quelle cose, liberi alla nascita. e sebbene siano anche Dei, per queste cose, gli uomini, imparando la morte, uccidono (per l'arte, la religione, la scienza, per la politica, il potere, il controllo). ma è per queste cose che il mondo gira ed è per queste cose che "è" la vita sino alla fine di "ciò che gira". a volte è un sogno, un delirio, un'ossessione, spesso è un miracolo, un'idea, un'illusione, sempre è nell'Uomo. quando accadono, queste cose cambiano le cose di prima, cancellandone la storia e le fortune proprie, e tale è il loro accadere che al proprio passaggio nulla di così potente potrebbe permanere ancora tra le cose del mondo.
il senso del nostro evento è una di quelle cose. nessun decreto divino, neppure il più potente fra i divieti morali è pari al motore immobile che sottende alla forza di tale evento. e il senso di "quel Sole Dominante" ne è il perenne impulso.
"Come ombre cave, fischianti silenzi, aldilà del guaire lento degli orizzonti, il tanfo della morte possiede la medesima voce. ulcere di sole e untume di cielo hanno pozzanghere di mani che come tumori traversi creano pinguedine d'ossi e amori amanti imbecilli di luce. forse laringi d'acqua, come tagli d'aria su schianti di loculi, troppo ricolme per contenere ancora squame di ricordi. lordura di morte su avanzi di rose per il remigare assente e il calazio sulle palpebre della polena. ridossi di nero ridondano a scaglie sulla remittenza dei vecchi, fra sintomi di cipressi e paralisi d'acqua, e sulla schiena della ruggine in mezzo al flaccidume della "grande piazza." come luna biancastra espettorante frattaglie di memoria aldilà dell'arido sangue del
vento, la prima zaffata di morte ha il timbro sordo della mia innocenza" (individuo maschio, polacco, n° 76358kj56). 23 marzo 1933, le squadracce di hitler si erano impadronite della germania. l'elite delle fogne era ascesa al potere. otto wels, immediatamente dopo l'incendio del reichstag del 23 febbriao 1933, dirà: nessun decreto potrà mai darvi il potere di distruggere queste idee, che sono eterne.
fra angeli e demoni nei pezzi precedenti, cari lettori, lo smarrito senso di quell'evento.
Foto di martina zingales
ci sono cose nella terra che come certune parole hanno senso solo quando per gli uomini che le governano, imbastiscono storie così potenti da cambiare perfino le cose che stanno dietro al senso delle cose in terra. ci sono cose che te le metti davanti e che se te le lasci entrare dentro, e più di quanto possa fare una vita, ti cambiano nell'istante in cui ti sono dentro. per queste cose alcuni uomini ci vivono e ci muoiono, per queste cose taluni uomini seppelliscono il proprio nome fino a quando altri uomini non ne liberano l'anima da quelle che in realtà sono cose che non sono. ci sono cose meno grandi, ma talmente possenti che nonostante la forza e la fede, gli uomini c'affogano dentro, dimenticando talvolta di possedere quella dignità che li fece, per il senso di quelle cose, liberi alla nascita. e sebbene siano anche Dei, per queste cose, gli uomini, imparando la morte, uccidono (per l'arte, la religione, la scienza, per la politica, il potere, il controllo). ma è per queste cose che il mondo gira ed è per queste cose che "è" la vita sino alla fine di "ciò che gira". a volte è un sogno, un delirio, un'ossessione, spesso è un miracolo, un'idea, un'illusione, sempre è nell'Uomo. quando accadono, queste cose cambiano le cose di prima, cancellandone la storia e le fortune proprie, e tale è il loro accadere che al proprio passaggio nulla di così potente potrebbe permanere ancora tra le cose del mondo.
il senso del nostro evento è una di quelle cose. nessun decreto divino, neppure il più potente fra i divieti morali è pari al motore immobile che sottende alla forza di tale evento. e il senso di "quel Sole Dominante" ne è il perenne impulso.
"Come ombre cave, fischianti silenzi, aldilà del guaire lento degli orizzonti, il tanfo della morte possiede la medesima voce. ulcere di sole e untume di cielo hanno pozzanghere di mani che come tumori traversi creano pinguedine d'ossi e amori amanti imbecilli di luce. forse laringi d'acqua, come tagli d'aria su schianti di loculi, troppo ricolme per contenere ancora squame di ricordi. lordura di morte su avanzi di rose per il remigare assente e il calazio sulle palpebre della polena. ridossi di nero ridondano a scaglie sulla remittenza dei vecchi, fra sintomi di cipressi e paralisi d'acqua, e sulla schiena della ruggine in mezzo al flaccidume della "grande piazza." come luna biancastra espettorante frattaglie di memoria aldilà dell'arido sangue del

fra angeli e demoni nei pezzi precedenti, cari lettori, lo smarrito senso di quell'evento.
Foto di martina zingales
...ci sono cose che si dicono al mondo perchè anche solo uno le intenda. E questo rende giustizia allo spreco.
RispondiEliminabentornato azzurro, è vero molte cose possono essere perchè uno solo al mondo le intenda e ciò può essere detto a vantaggio di uno e del mondo intero. e, mi perdonerai, non sarebbe uno spreco.
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