Forse è l'eco del sole coi raggi che t'afferrano e s'annegano. Oppure è il cielo che da queste parti schizza di treno in treno dissolvendo sui labbri della ferrovia tra Fiumetorto e Caprileone. Un giallo che da altre parti non c'è, che s'inabissa tra voragini fradice di terra ed irrisolvibili croste di acacie. Magari qualche pietra e i fili, tra pali d'ulivo, intrisi di corvi e poiane. Poi è un'irrimediabile e vibrante borragine di venti e di mortali congegni, di sanza e d
i maligni disperdersi. Ettari ed ettari di terra in silenzio e contiguità di tanfi obliqui. Come ora, righe di ondulari gialli che incolmabili maritano l'orizzonte ai miei occhi. Uno spalancarsi di suoni tra agri e vigneti che definisce il senso delle piccole e delle grandi cose. Campi e masserie... che se ti metti sono più di un tutt'uno con le lupare, finemente tagliate per conigli e cristiani. Un'allontanarsi dal Dio dei mondi perchè ci si possa avvicinare alla potenza del suo principio. Da parte a parte, qui nel giallo che si perde, è il tempo. Si, proprio così: qui se ne va che ritorna. Si agita che si perde e dissolve perchè è indispensabile che ricompaia, ma io penso che a dominare non sono l'ordito e la trama o il tessere lento dell'Uomo... no. E non è neppure sul segnarsi dei vecchi. Credetemi, giunge da troppo lontano per riuscirne ad intendere almeno il riflesso. Così lontano che non ci basta credere. Talmente lontano che pare non esiste. E più ti metti come me qui,dentro a questo sciame biondo, e più non lo sai spiegare. E dalla sua origine giunge, proprio da queste parti, dominandoci. Secondo alcuni viene dall'oltremare e se ti metti come t'ho detto alla fine anche tu non c'hai più dubbi. Ecco, così: tagli d'aria e fruscii di sole, all'infinito... e a perdere.
Io questa cosa me la sono imparata che ero piccolo. Non è stato mio padre o gli altri compaesani. E' venuta dentro di me come l'impressione che fanno gli odori. Il mare qui non s'impara. Come il ventoliare o mia madre. Come i morti e l'ossame bianco delle vacche. Certo è che questa è una di quelle cose che ci fanno pensare a Dio come a un cristiano buono e preciso. di fino e a verso... una di quelle cose che tutto pare ne vale la pena.
Mi sposto. Di un poco. Dall'orlo delle spighe, al muretto di fianco alla conca. Ora che ci sono meglio me la respiro ingoiandone l'ingiallirsi. Ai lati, "l'onda" disseminata fra i miei occhi, fa come riordinare il mondo. E' davanti a me. E dietro... e attorno. Dappertutto. Nell'aria e di sotto. Fino a dove è inutile capire, fino a dove quella "vista" che hai di dentro ti dice che il silenzio si può vedere. E perfino toccare. Ecco, così. Nel medesimo modo dei miei sessantaci
nquanni. Giorno dopo giorno. Goccia su goccia, nell'intimo dell'acqua e nel taglio del sangue. E manco una esclusa. Ed è là come sempre a galleggiare fermo. Che quel vibrare di sotto nel giallo pare che ti perdi. E quando è il vento a Maggio, sembra che si mescoli a Dio... e anche di più. Ci sono colori che, nonostante l'idea, questi cosa sono? E fanno come muoversi... come fossero pensieri. Viventi che mi pare s'afferrano e s'immischiano. Guarda: sono come il mare. Spighe di grano e cantilene di zolfo. Fluttuano. Montano. Ondeggiano, come Dei. (...) allora ecco... quello che m'accadeva era proprio così. E non c'era niente da fare: mi pigliava nell'intimo lasciando poi fare alla vita. Solo i miei occhi che chiudevano ed aprivano riuscivano a guardare in quel silenzio. Il resto o quello che pensavo fosse solo l'eternità, sconfinando si metteva fermo, tutto dentro, ed io accogliendone il mistero mi facevo come in un angolo. Immagino che se soltanto una piccola parte di me si fosse opposta a quell'impeto di spighe, oggi non sarei qui sull'orlo della conca, di sotto alla casa, a raccontare ciò che i miei occhi a quel tempo seppero bere.
Un maroso di grano fruttato e morbido, tra due colline passate a vigna, esposto al grandeggiare del vento e ad una superba abbondanza di cielo. aldilà era niente, forse perchè era la guerra. E più in là giaceva Primacroce di Carbonara... molto di più di quello che i "grandi" c'andavano combinando in mezzo. Ma come per le cose che non capivo, io mi pigliavo di parte.
Fino a godermi acqua in questa nostra isola d'acqua.
tutti i diritti riservati. vietata la riproduzione totale o parziale.
Foto di Luca Lucchesi

Io questa cosa me la sono imparata che ero piccolo. Non è stato mio padre o gli altri compaesani. E' venuta dentro di me come l'impressione che fanno gli odori. Il mare qui non s'impara. Come il ventoliare o mia madre. Come i morti e l'ossame bianco delle vacche. Certo è che questa è una di quelle cose che ci fanno pensare a Dio come a un cristiano buono e preciso. di fino e a verso... una di quelle cose che tutto pare ne vale la pena.
Mi sposto. Di un poco. Dall'orlo delle spighe, al muretto di fianco alla conca. Ora che ci sono meglio me la respiro ingoiandone l'ingiallirsi. Ai lati, "l'onda" disseminata fra i miei occhi, fa come riordinare il mondo. E' davanti a me. E dietro... e attorno. Dappertutto. Nell'aria e di sotto. Fino a dove è inutile capire, fino a dove quella "vista" che hai di dentro ti dice che il silenzio si può vedere. E perfino toccare. Ecco, così. Nel medesimo modo dei miei sessantaci

Un maroso di grano fruttato e morbido, tra due colline passate a vigna, esposto al grandeggiare del vento e ad una superba abbondanza di cielo. aldilà era niente, forse perchè era la guerra. E più in là giaceva Primacroce di Carbonara... molto di più di quello che i "grandi" c'andavano combinando in mezzo. Ma come per le cose che non capivo, io mi pigliavo di parte.
Fino a godermi acqua in questa nostra isola d'acqua.
tutti i diritti riservati. vietata la riproduzione totale o parziale.
Foto di Luca Lucchesi
...lì nel mare c'è un suono che ti perdi...ho cambiato il tuo incipit!!!
RispondiEliminaLeggendo le tue parole mi hai trasmesso pace e silenzio; mentre fai dominare la descrizione del paesaggio e del tuo stato d'animo dal giallo colore, io immagino il blu del mare di una zona della ns isola che amo...e non per la sua bellezza esteriore ( perchè di quella ne è proprio deficitaria ) ma per il senso di stupore, di infinito, di pace che mi invade l'animo ogni volta che fisicamente mi ritrovo a guardarne i luoghi e respirarne gli odori... non mi capita spesso di sentirmi BENE, BUONA ed in pace con me stessa e con gli altri...in quel posto, invece, sempre...anche quando moti di tristezza, di rabbia e quant'altro hanno dominato il mio animo.
Quello stato di benessere, talmente amplificato dentro me, è ogni volta così, piacevolmente, invadente da non farmene percepire le origini, a volte le motivazioni ed è per questo che lo chiamo " il mio Paradiso " perchè lì ho sentito " DIO "
Leggendoti,Ro, mi vien per contrasto questo pensiero.
RispondiEliminaE' incredibile come, in questo blog, ritrovo così di frequente la parola DIO, come semplice sinonimo di onnipotenza, una parola come tante...Io non ho tanta confidenza e non me la prendo nel discorrer quotidiano, ma neppure nei miei pensieri.
Per me è Mistero.
Finalmente un pò di sole, di ariosa fragranza...di eterno!
RispondiEliminaGrazie!
Dalle mie parti è grigio e freddo ormai da mesi, di quelli da indurti a mali pensieri!
Qui, "...il giallo che si perde..." ,te lo devi creare dentro...
Grazie!
caro ale, pensando a Max Stirner, invece del Dio dell'individuo è stato ora messo in auge il Dio di tutti, cioè "l'Uomo", ed è per noi l'ideale più alto essere uomini. Ma poichè nessuno può divenire mai pienamente ciò che implica l'idea di "uomo", questo "uomo" rimane per l'individuo un aldilà eccelso, un essere supremo non ancora raggiunto, un Dio.
RispondiEliminaCaro Azzurro, quel sole è la stella che a piombo cade fra le vertigini di un'isola d'acqua. terra di paradossi e straordinari ossimori. quel sole è l'Uomo. e in esso è il riflesso di un grande evento. eterno.
RispondiEliminaun caloroso abbraccio.
...nei commenti precedenti a quest'ultimo, ineffetti, sulla base della mia interpretazione data ai tuoi articoli,probabilmente ho " abusato " del senso di Dio;se, ti sono apparsa superficiale o inultilmente " chiaccherona " mi dispiace!!! Se provo a fare il gioco delle associazioni di parole, alla parola Dio nella mia mente se ne associano 2: pace e bontà ( ed è ciò che ho sentito mentre leggevo e poi rispondevo al tuo ultimo articolo...che mi è assai piaciuto ) E' la mia prima esperienza di appartenenza ad un gruppo, si può dire di discussione? di dialogo? di confronto? Nel quotidiano non capita spesso di ricevere input come quelli trasmessi dai tuoi scritti e soprattutto argomentare sul concetto di DIO ( a me evidentemente tanto caro e nn lo sapevo ). Dalle riflessioni fatte negli ultimi giorni ( grazie al blog, ed al confronto avuto con una mia carissima amica ) concluse, poi, con un sogno fatto la notte scorsa,sento di stare vivendo un'esperienza di crescita...sono poco riflessiva, ho difficoltà a confrontarmi con persone che intellettualmente non mi stimolano..caro Vito sono piena di limiti io e, con la speranza che tu mi creda, la parte più sincera, buona e bella di me, ti dice che ha tanta voglia di cominciare a contrastarli,al fine di poterli rendere sempre meno influenti.Questo è un commento che sto inviando a te, quindi pubblicalo solo se lo ritieni necessario...io, nel frattempo, ti ringrazio.
RispondiEliminaCaro Ale,
RispondiEliminasinceramente prima di adesso, questo argomento non aveva mai particolarmente caratterizzato le mie conversazioni...gli input che ricevo dal partecipare a queste finestre di dialogo mi spingono alla riflessione, alla voglia di migliorarmi...se provo a fare il gioco delle associazioni di parole, alla parola Dio nella mia mente se ne associano 2: pace e bontà...che nella concretezza della vita si trasformano in forza, positività, allegria, solarità, altruismo...mi piacerebbe sviluppare a pieno tutto ciò e, per questo ci provo!!!
cara ro,
RispondiEliminae quella porzione di mare è dentro te, perfetta incompiuta per il senso del tuo essere evento.
ah ah ah...Ale mi hai fatto ridere e non c'è cosa più bella che iniziare la giornata con un sincero sorriso!!!!
RispondiEliminaAprire la pagina del ns. blog è la prima cosa che faccio ogni mattina quando, sedendomi alla mia postazione, sono ancora immersa nel silenzio che il rumore, della vorticosa giornata che sta per iniziare, interromperà presto!!!
Buonagiornata a tutti voi
Mi hai regalato un pò di sole con queste tue parole Vito Benicio, e mi hai fatto riflettere sulla nostra isola, sul nostro mare, che sia di grano o d'acqua non ha importanza.
RispondiEliminaSiamo isolani, insulani, isolati, circondati dal mare che ci rende endemici di questa nostra terra. Così mi sento io, del tutto estranea al resto pur sfiorandolo...Ed è per questo che quando mi allontano da qui, il mare continua a cingermi...Quel MARE DENTRO...E anche se, con Ulisse continuiamo a vagare in questo mondo tra essenze di loto e oppio, torniamo alla nostra isola, endemica di sogni solo nostri. Sentiamo il mare anche quando non lo vediamo, croce e delizia, agitazione e calma dei nostri pensieri.
Grazie per la suggestione.
cara October, le tue sensazioni mi spingono lontano, fra antichi ricordi. ero a rocca busambra con giacomo giardina. lui già vecchio e io ancora bambino. intorno a noi, solo nodi d'ulivo e querce, cicale e biondanze fruscianti. talvolta erano i corvi e un qualche serpe nero. era calma. e il sole che sfiancava perfino i pietroni sull'andare della mulattiera. poi all'improvviso, un botto, una specie di tuono. vorace. potente e rimbombante. ricordo l'eco vibrare per molto tempo e per molto tempo tutto trasformò, dalle biondanze, ai corvi, dallo scorrere del filo spinato, al fogliame fra le querce. alla fine le parole del grande poeta: "vitò, questo non è solo un colpo di fucile: questa è la sicilia, d'acqua di sole".
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