
Dai bassifondi in basso ci spingiamo
crudi roventi
come il nostro asfalto
nei giorni migliori di Agosto
usciamo dalle viscere di una terra che dominiamo
siamo i prodotti delle vostre aberrazioni
siamo i "frankenstein" dei vostri esperimenti mal riusciti
scarti, rifiuti che tentate inutilmente di negare.
Starete tranquilli ancora per un pò, fin quando non realizzerete con lucido disgusto
che la nostra immagine riflessa sullo specchioSIETE VOI.
Fuori dalle metafore...Quanto spesso ci innalziamo al livello degli dei e invece...
E invece..sarebbe bello saperlo da voi.
caro andyr,
RispondiEliminail tuo scatto è come uno di quei graffi sul catrame. solchi profondi anche fra i mondi del bitume più nero.
Noto con enorme piacere che forse siamo veramente più fighi degli dei e l'immagine di una bambola di plastica rotta è...SOLO L'IMMAGINE DI UNA BAMBOLA DI PALSTICA ROTTA. Abbiamo forse perso la possibilità di immaginare? O forse davvero costruiamo con la fontasia un mondo perfetto di cui noi siamo artefici, divinità...e il resto...le nostre scorie...sono altro. NOT IN MY BACKYARD, GIUSTO?
RispondiEliminasu quel catrame impressionato, caro andrea, è anche l'illusione, consentimi fallace, del nostro addestrarci ad andare aldilà delle correnti morali. forse dimentichiamo che quei periferici cosmi siamo noi. con la bruttezza del silenzio colpevole. con la pervasiva convinzione che quel pezzo di periferia non mi appartiene. eppure è là. come la bambola. che affiora dal sommerso. e muore lentamente. visibile solo agli occhi del mio disprezzo.
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