
E' domenica. Ancora. e i ricordi sono lenti. come acqua sporca da una spugna umida. prennemente umida. che non smette di gocciolare. lola in testa, ai miei ricordi. goccia dopo goccia. sempre. lentamente. come questa stronza domenica al quartiere. che segna il solito tempo. indifferente al tutto. che non vuole sentire. e non passa. o meglio che cola da tutto 'sto cielo infame che scommetto qui ormai nessuno sa dove poterselo ficcare. che preme contro alla merda, fra pali e fogne, tombini e scatole del cazzo in lamiera. e lungo il muro scorrono i miei ricordi. come veloci schizzi. senza variazioni. rapidi e brevi. che devi dire agli occhi di fermarli dentro al cranio. altrimenti schioderebbero e ne perderesti il senso lontano. e la portata. dei ricordi... quelli che ancora ne valgono la pena. anche lola scorre sul nostro muro. veloce. dalla mattina alla sera. fra quei milioni di ricordi anche lei è là. appiccicata al tufo, sull'inseguirsi incasinato dei mattoni e sulle solite stronze vernici degli "emo" del cazzo. invariabile. come la bottiglia del mio whisky. come quel colpo di "38" nel cranio. e la sua vita fermarsi. in un flash. all'istante. ai miei piedi. gli sbirri alle spalle e il futuro davanti. come questa stupida domenica. come tutta 'sta vita che gira sulle solite infami parole. che sembrano le uniche a dirti dell'unica vita che hai. e alla sera non cambia. poco prima del buio più ladro. il bar e palla di grasso, i viali e quel muro fottuto. la prospettiva dal mio quarto piano sprofonda lungo la linea dei pali. come sintomi di cipressi. che censurano la vista al tanfo dei morti e al respiro dei vivi. non c'è niente al
dilà della linea che guardo. solo silenzio. e munnizza. ed è buio alla sperone. ladro. come le stronzate che alzano i miei occhi aldiqua del crepitio di una pallottola vagante. sparata per sbaglio. o per spaccare il culo al solito indegno croato. che non vuole pagare il dovuto per lo sgobbo di piazza. alla fine solo zaffate stantie. la mia "38" giace inerme. fredda. vicino alla croce del Cristo, sul comodino. fuori è freddo. e il nero, da un paio di minuti, giace discreto sul freddo bitume di quel cazzo di un viale.
da "palla di grasso", 2009, vitobenicio zingales
foto di irma vecchio e andrea de luca

da "palla di grasso", 2009, vitobenicio zingales
foto di irma vecchio e andrea de luca
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