
Lo vedo crescere nella mia bocca, come quando le rose "spicano" in alto. Era una piccola macchia bianca. Come una di quelle lattescenti galassie dal tuo senso nudo in terra, fra agri e zaffate. Meno di una macchia. Come il lampo sull'orlo degli occhi. Che è vertigine per l'orizzonte che lasci dietro. Ora ha la sua scia ammantata di rosso, come il guizzo delle carpe fra le scintille di sole che tuffano sulla polpa della gebbia. Tra confini di gerani e mezzerie di spighe. Non è più improbabile. Il gioco è dello scarlatto e ridonda di bianco quando ingoio uno di quei rumori che fa la luce. Il mio male. Il dolore. E l'incertezza di dare uno scopo al domani. Eppure mi fa aristocratico. Soprattutto quando sono le salite nella notte. Mi pare che mi spinge ad essere "picciotto", col dolore che fa paura. E sentire l'eco di una madre sul salgemma degli anni, anzi dei giorni che passano. Se non fosse per il mondo, la terrei questa "rosa". Per sentire i miei giorni che arrancano fra il seme e il cielo... su cui si staglia il sogno "suo".
Sentendoli.
Uno dopo l'altro.
Sino alla fine.
I giorni. I minuti. Che sono ciò che basta.
foto di elisabetta costantino
Sentendoli.
Uno dopo l'altro.
Sino alla fine.
I giorni. I minuti. Che sono ciò che basta.
foto di elisabetta costantino
i giorni, i minuti... sono ciò di cui siamo fatti, ciascuno di noi. E ogni minuto che passa ci avvicina all'ultimo (più o meno così Bufalino) è così per tutti, ma io farei di tutto per sentirne tanti passare, ma tanti, che siano arrancanti o spediti, io voglio contarne tanti e perdere il conto e riprendere a contare. E anche tu.
RispondiEliminanon farti trascinare da certa poetica sulla morte...questa è e rimane l'ultima delle esperienze che per adesso devi immaginare.
RispondiEliminapiuttosto crea e continua a dare forma alla tua meravigliosa vita, ridai il rosso alle rose e il nero alle pagine dei tuoi scritti.
talvolta è difficile october cara ...
RispondiEliminasi, forza ... mettiamoci al lavoro!