Osservò attentatamente le sue ossute dita e come se dalla sua livida pelle alitassero sconosciute rifrangenze fece come per specchiarvici. la sua lunga chioma bianca, il suo tagliente tiro d'occhi neri e il suo perenne pallore riempirono tutti gli spazi ricompresi dal balzare del treno fra vanità e cuccette bagagli. sorrise. ma non badò al motivo di quella improvvisa ilarità. al tentativo di darsi le solite sbrigative risposte, preferì la tensione delle dita fra i bracci della sua pesante croce. chiuse gli occhi osando liberare la coscienza da quell'insopportabile e proditorio peso che da tempo ormai lo obbligava a percepire interamente tutta la propria umanità: dai più liberatori e salvifici aneliti ai suoi incubi più devastanti. realizzò che quell'ordine occulto avrebbe fatto al caso suo e immaginò con più forza i potenti filari di quei solenni scanni tra le colonne. la superbia e l'avidità lo accompagnarono per decine di chilometri fino a quando il verde della pianura padana detonò annientandosi tra i propri alvi sul crescere delle colline e delle vette aldilà di quei vetri schizzanti. le ore si trasformarono in istanti. nei suoi occhi riapparvero i vecchi compagni di viaggio e tra le sue dita ricordò di stringere una croce.
gianvittorio de marchi, cardinale e gesuita, fu prelevato dalla banchisa numero 8 della stazione di milano da quattro elegantissimi uomini in nero. la sua attesa andava finalmente dissolvendosi come l'eco del vociare di quei vecchi fra le mille idiote cantilene gocciolanti dalle volte della centrale.
"eminenza?"
"si... "
"ci segua per favore."
sorrise, immaginando il destino del mondo farsi carne tra le sue potenti mani. da milano verso le acque del lago, la sua avidità crebbe come l'odore del sangue tra le fauci dei più famelici sciacalli.
tra le gigantesche colonne dell'enorme sala azzurra, dei 9, il solo a rispondere alle urgenze del cardinale fu l'elegante uomo coi baffi. gli altri otto, lividi nel loro impenetrabile silenzio, sospesero ad ascoltare... come il divagare delle onde del lago incontro alla battigia gettante sull'imponente scalinata.
l'emissario della sua potente organizzazione riuscì, dopo mesi di frenetico tessere, ad organizzargli l'incontro. il cuore pulsante della Panta Rei, attorno a quell'immenso rettangolo di quercia brunita, era là per lui, e adilà del potere che tra quelli miseramente rappresentava, quel consesso di potenti che dell'organizzazione occulta ne controllavano il battito, avrebbe dovuto decidere là e all'istante se fare proprio il destino del prete e con esso tutti gli interessi e le questioni da questi così ansiosamente poste. nonostante fosse così esperto nell'ordire intrighi e trame da palazzo, il gesuita pose la questione, si in modo ragionatamente ordinato, ma con quelle pericolose umane intensità che avrebbero potuto allontanare oltremodo le attenzioni della Panta Rei dagli scopi generali del suo disputare e dalle visibili finalità della potente confraternita religiosa. da solo, sul lato vertiginosamente lungo del tavolo, avrebbe dovuto fronteggiare i 9 con quella disinvoltura che insieme al suo spietato cinismo ne avevano fatto nel tempo il barone dell'avanguardia vaticana. ma dopo i primi ragionamenti, le sue argomentate questioni, parvero mostrare ai potenti convenuti più di una falla ontologica e più di un arbitrio dialettico. il potente senatore italiano e il plenipotenziario americano, gli unici volti pubblici fra i 9, seduti sugli scanni alla sua destra e alla sua sinistra, ai lontanissimi vertici del tavolo, mostrarono dapprima un annoiato interesse per la vicenda in generale. non appena la questione sfiorò argomenti come il Cristo e la Rosa Eletta, i due fecero come per spazientirsi ed irrigidirsi. il cardinale notò la cosa e cercò nel russo, nel giapponese e nel cinese seduti di fronte, un seppur minimo, ma qualificante e significativo assenzo. la sua esperienza però gli suggerì di placare i toni emotivi e di intensificare tra le parole la potenza del metodo. la declaratoria così riadattata riaccese nei 9 l'interesse iniziale e il tedesco, come l'inglese ad una sua battuta parvero persino... respirare.
"vorrei innanzitutto esprimere il profondo compiacimento di poter qui delineare una serie di questioni sopra argomenti di fede in un ampio ambito. per quanto sia importante e necessario che nel nostro tempo le verità dello spirito offrano certi spunti in isolati consessi, non meno necessario è il poter esporre pensieri e fatti in connessioni più vaste. certe cose possono allora venire espresse in modo più preciso, e in una cornice che consenta di metterle nella giusta luce, mentre altrimenti è facile che sorga qualche fraintendimento. ai nostri giorni infatti anche le anime più preparate possono incontrare qualche difficoltà nell'accogliere delle comunicazioni sui misteri della fede. non è nostro intendimento il cercare con irragionevole tenacia quel primato o quell'altro vantaggio su orientamenti cultuali e religiosi diversi dal nostro comune credo, ma osare sovvertire la storia attraverso più che biasimevoli teoremi, recherebbe, a nostro umile avviso, irreparabili danni a quell'equilibrio che santi, eroi, scienziati e pensatori, spesso a sprezzo della propria vita, ebbero nei secoli ad edificare per il bene del mondo. si tenta di polverizzare due milenni di storia e con quella perniciosa tenacia che aldilà del nocumento morale, provocherebbe , soprattutto fra quelle anime impreparate a fronteggiare l'infamia e la menzogna, il caos più distruttivo e degenerante. si vuole supporre l'esistenza di un documento, di un antico testo postcristiano che denigrando il genesi e il nuovo testamento, con il medesimo accanimento avvalorerebbe la tesi secondo la quale non uno ma addirittura due gesù vissero nella stessa epoca e che, blasfema teoria, uno di essi sopravvissuto all'altro nel frattempo defunto, subì l'incorporazione dell'entità Crsito. ma il teorema più fallace e distorto, e che per taluni uomini liberi e di buoni costumi, sarebbe il più scientificamente esatto, è che certune divinità vivano nel nostro Io in stretta comunione con un fantomatico Io dell'universo. l'infamante questione se facesse presa tra quelle suggestionabili fragilità umane innescherebbe reazioni a catena di una tale malefica e proditoria potenza da minare le fondamenta peraltro precarie della civile convivenza nel mondo. se ci pensassimo divinità eleveremmo il nostro inappagato e beneficamente frustrato Io al di sopra degli apparati istituzionali, delle economie e degli stati sovrani... e ad una così spregiudicata altezza da sentirci un giorno in dovere di promulgare personalissime leggi e di prodigare, per biechi consumi, un nuovo senso di giustizia. non è difficile immaginare uno scenario apocalittico e una regressione animale fra i popoli e le razze in sanguinosa contesa. soprattutto si vuol fare leva sul sentire delle anime più deboli, certamente per incoraggiare quelle periferie sociali ad un fantomatico riscatto e verso un illusorio, e quanto mai deprecabile e pericolosissimo, senso di libertà. per prevenire l'irreparabile è stato deciso d'infiltrare alcuni dei nostri fra le loro schiere, ma la pelle di questi ostacolatori della pace è risultata viscida, letifera e proditoriamente camaleontica. per tali ragioni, qui velocemente accennate, ho chiesto con forza e umiltà che mi venisse concessa la grazia di riunire la Panta Rei... per questo imploro i sapienti saggi che la governano, di acconsentire l'esplorazione della questione che, perdonerete la presunzione, a noi sembra di vitale importanza... per continuare ad assicurare la pace e la giustizia nel mondo."
Il francese, l'uomo coi baffi, là seduto a fianco dell'unica donna del gruppo, si strinse sulle spalle. dopo aver sfiorato gli sguardi di tutti i convenuti pronunciò, con quel tono autorevole che distingue il reale potente dal potente uomo comune, qui e là incontrato fra le nostre società, quelle poche parole che avrebbero dovuto essere le finali conclusioni dell'intendere comune della Panta Rei. l'eco disperse fra le colonne più di quanto potessero fare quel gocciolare d'acqua fra le ridondanze marmoree del palazzo.
"l'economia mondiale, come il senso del pensarsi liberi fra i popoli del globo, poggiano su quanto mai solide basi. la forza sta nel dirigere quelle debolezze necessarie. è vero, la complessità del sistema si regge sulla determinazione di quei taluni atti che se da una parte tenderebbero ad inibire i tentativi di quegli insiemi fragili là posti a scomporre la complessiva visione del mondo, dall'altra mirerebbero ad incrementare esponenzialmente il consolidamento del potere. tutto ciò tenderebbe a potenziare quei domini e quei secolari fondamentali che assicurano alla nostra società il primato sulla complessa evoluzione della specie. le fragilità che gravitano dentro i leggittimi sistemi di potere tramando di continuo e caoticamente contro l'evolutivo avvicendarsi degli uomini al comando del governo globale, nel loro affanno alla sopravvivenza, esauriranno fatalmente, e in ristretti tempi, le loro già precarie riserve di energia. di questi grossolani e perniciosi tentativi ne conosciamo esattamente la natura e per tale esperienza già da tempo di quei tumulti incresciosi per il genere umano, ne trasformiamo le connessioni e gli impulsi, le pretese e le speranze. nonostante pianificate strategie predative, corrosive talvolta, inquinanti spesso, i sistemi deboli aspirerebbero ad una visibilità maggiore più di quanto possa esser loro concessa, ma soprattutto fonderebbero i propri aliti di vita sul n i e n t e. essi non possiedono gli strumenti. nè le tecniche appropriate. non sono il meccanismo, ma scarti d'ingranaggio. non hanno capacità di penetrazione. non sono avvezzi al comando. li abbiamo lasciati fare. alcune possibilità, alcuni codici d'accesso, vengono concessi solo in rare circostanze e solo in debite occasioni, ma per affievolire le tensioni e non per generare condivisioni. la logica globale si serve dell'oblio operante e la Panta Rei ne distilla le gocce quando le necessità del mondo le impongono.
noi non nutriamo alcun timore!
il vostro potere è al sicuro nel ventre di quanto mai solidi forzieri."
"mi perdonerete... ma quando le verità della fede sono messe in dubbio, quando la cristianità d'occidente, come i credi d'oriente vengono così sprezzantemente messi alla gogna... "
"la reazione sarà così violenta da dovervi preoccupare di servire altri totem e altri dei!!"
l'interruzione provocò nel francese una controllata ira che se cagionò all'aria un rimbombare di cupe e tuonanti sonorità, alla pelle del cardinale provocò uno spaventoso pallore.
"Dio e la fede sono fatti estremamente strategici... utili strumenti di controllo, necessari per tutelare la sacralità di quegli indiscutibili ed insuperabili confini, indispensabili per alimentare strumentali tensioni. controllare e gestire la politica globale, osservare con prudenza il cammino della scienza, pianificare le ragioni di un conflitto, creare il destino di una nazione o minarne il contenuto storico e morale, monitorare le attività pubbliche e private di ogni singolo uomo di potere reggitore di un segmento del sistema, controllare mercati e banche mondiali per gestire la politica, la vita e gli aneliti dei suoi controllori, controllare l'informazione planetaria... soprattutto controllare i saperi e il pensiero dominante... ecco, se tutto ciò sfuggisse al nostro controllo, questo si che preciterebbe il mondo verso una fine senza soluzione. da tempo controlliamo e monitoriamo gli intendimenti del vaticano, ma anche i folli aneliti di quelle periferie rivoluzionarie. vi abbiamo dato un papa: servitevene! di quegli "ostacolatori"? liberatecene la vista. ne avete il potere e noi vi concediamo di esercitarlo. le nostre pertinenze ci obbligano ad impegni che sovrastano il vostro più che plausibile contendere. e ora... andate in pace."
negli occhi del cardinale brillò quella particolare luce.
fu invitato a lasciare le mura del sontuoso palazzo come s'indica la porta al più indegno dei servi, ma la sua natura lo indusse a credere che la Panta Rei avesse natura divina e che lì, per la storia del genere umano, si fosse manifestato Dio per rigenerare la parola.
gianvittorio de marchi, cardinale e gesuita, fu prelevato dalla banchisa numero 8 della stazione di milano da quattro elegantissimi uomini in nero. la sua attesa andava finalmente dissolvendosi come l'eco del vociare di quei vecchi fra le mille idiote cantilene gocciolanti dalle volte della centrale.
"eminenza?"
"si... "
"ci segua per favore."
sorrise, immaginando il destino del mondo farsi carne tra le sue potenti mani. da milano verso le acque del lago, la sua avidità crebbe come l'odore del sangue tra le fauci dei più famelici sciacalli.
tra le gigantesche colonne dell'enorme sala azzurra, dei 9, il solo a rispondere alle urgenze del cardinale fu l'elegante uomo coi baffi. gli altri otto, lividi nel loro impenetrabile silenzio, sospesero ad ascoltare... come il divagare delle onde del lago incontro alla battigia gettante sull'imponente scalinata.
l'emissario della sua potente organizzazione riuscì, dopo mesi di frenetico tessere, ad organizzargli l'incontro. il cuore pulsante della Panta Rei, attorno a quell'immenso rettangolo di quercia brunita, era là per lui, e adilà del potere che tra quelli miseramente rappresentava, quel consesso di potenti che dell'organizzazione occulta ne controllavano il battito, avrebbe dovuto decidere là e all'istante se fare proprio il destino del prete e con esso tutti gli interessi e le questioni da questi così ansiosamente poste. nonostante fosse così esperto nell'ordire intrighi e trame da palazzo, il gesuita pose la questione, si in modo ragionatamente ordinato, ma con quelle pericolose umane intensità che avrebbero potuto allontanare oltremodo le attenzioni della Panta Rei dagli scopi generali del suo disputare e dalle visibili finalità della potente confraternita religiosa. da solo, sul lato vertiginosamente lungo del tavolo, avrebbe dovuto fronteggiare i 9 con quella disinvoltura che insieme al suo spietato cinismo ne avevano fatto nel tempo il barone dell'avanguardia vaticana. ma dopo i primi ragionamenti, le sue argomentate questioni, parvero mostrare ai potenti convenuti più di una falla ontologica e più di un arbitrio dialettico. il potente senatore italiano e il plenipotenziario americano, gli unici volti pubblici fra i 9, seduti sugli scanni alla sua destra e alla sua sinistra, ai lontanissimi vertici del tavolo, mostrarono dapprima un annoiato interesse per la vicenda in generale. non appena la questione sfiorò argomenti come il Cristo e la Rosa Eletta, i due fecero come per spazientirsi ed irrigidirsi. il cardinale notò la cosa e cercò nel russo, nel giapponese e nel cinese seduti di fronte, un seppur minimo, ma qualificante e significativo assenzo. la sua esperienza però gli suggerì di placare i toni emotivi e di intensificare tra le parole la potenza del metodo. la declaratoria così riadattata riaccese nei 9 l'interesse iniziale e il tedesco, come l'inglese ad una sua battuta parvero persino... respirare.
"vorrei innanzitutto esprimere il profondo compiacimento di poter qui delineare una serie di questioni sopra argomenti di fede in un ampio ambito. per quanto sia importante e necessario che nel nostro tempo le verità dello spirito offrano certi spunti in isolati consessi, non meno necessario è il poter esporre pensieri e fatti in connessioni più vaste. certe cose possono allora venire espresse in modo più preciso, e in una cornice che consenta di metterle nella giusta luce, mentre altrimenti è facile che sorga qualche fraintendimento. ai nostri giorni infatti anche le anime più preparate possono incontrare qualche difficoltà nell'accogliere delle comunicazioni sui misteri della fede. non è nostro intendimento il cercare con irragionevole tenacia quel primato o quell'altro vantaggio su orientamenti cultuali e religiosi diversi dal nostro comune credo, ma osare sovvertire la storia attraverso più che biasimevoli teoremi, recherebbe, a nostro umile avviso, irreparabili danni a quell'equilibrio che santi, eroi, scienziati e pensatori, spesso a sprezzo della propria vita, ebbero nei secoli ad edificare per il bene del mondo. si tenta di polverizzare due milenni di storia e con quella perniciosa tenacia che aldilà del nocumento morale, provocherebbe , soprattutto fra quelle anime impreparate a fronteggiare l'infamia e la menzogna, il caos più distruttivo e degenerante. si vuole supporre l'esistenza di un documento, di un antico testo postcristiano che denigrando il genesi e il nuovo testamento, con il medesimo accanimento avvalorerebbe la tesi secondo la quale non uno ma addirittura due gesù vissero nella stessa epoca e che, blasfema teoria, uno di essi sopravvissuto all'altro nel frattempo defunto, subì l'incorporazione dell'entità Crsito. ma il teorema più fallace e distorto, e che per taluni uomini liberi e di buoni costumi, sarebbe il più scientificamente esatto, è che certune divinità vivano nel nostro Io in stretta comunione con un fantomatico Io dell'universo. l'infamante questione se facesse presa tra quelle suggestionabili fragilità umane innescherebbe reazioni a catena di una tale malefica e proditoria potenza da minare le fondamenta peraltro precarie della civile convivenza nel mondo. se ci pensassimo divinità eleveremmo il nostro inappagato e beneficamente frustrato Io al di sopra degli apparati istituzionali, delle economie e degli stati sovrani... e ad una così spregiudicata altezza da sentirci un giorno in dovere di promulgare personalissime leggi e di prodigare, per biechi consumi, un nuovo senso di giustizia. non è difficile immaginare uno scenario apocalittico e una regressione animale fra i popoli e le razze in sanguinosa contesa. soprattutto si vuol fare leva sul sentire delle anime più deboli, certamente per incoraggiare quelle periferie sociali ad un fantomatico riscatto e verso un illusorio, e quanto mai deprecabile e pericolosissimo, senso di libertà. per prevenire l'irreparabile è stato deciso d'infiltrare alcuni dei nostri fra le loro schiere, ma la pelle di questi ostacolatori della pace è risultata viscida, letifera e proditoriamente camaleontica. per tali ragioni, qui velocemente accennate, ho chiesto con forza e umiltà che mi venisse concessa la grazia di riunire la Panta Rei... per questo imploro i sapienti saggi che la governano, di acconsentire l'esplorazione della questione che, perdonerete la presunzione, a noi sembra di vitale importanza... per continuare ad assicurare la pace e la giustizia nel mondo."
Il francese, l'uomo coi baffi, là seduto a fianco dell'unica donna del gruppo, si strinse sulle spalle. dopo aver sfiorato gli sguardi di tutti i convenuti pronunciò, con quel tono autorevole che distingue il reale potente dal potente uomo comune, qui e là incontrato fra le nostre società, quelle poche parole che avrebbero dovuto essere le finali conclusioni dell'intendere comune della Panta Rei. l'eco disperse fra le colonne più di quanto potessero fare quel gocciolare d'acqua fra le ridondanze marmoree del palazzo.
"l'economia mondiale, come il senso del pensarsi liberi fra i popoli del globo, poggiano su quanto mai solide basi. la forza sta nel dirigere quelle debolezze necessarie. è vero, la complessità del sistema si regge sulla determinazione di quei taluni atti che se da una parte tenderebbero ad inibire i tentativi di quegli insiemi fragili là posti a scomporre la complessiva visione del mondo, dall'altra mirerebbero ad incrementare esponenzialmente il consolidamento del potere. tutto ciò tenderebbe a potenziare quei domini e quei secolari fondamentali che assicurano alla nostra società il primato sulla complessa evoluzione della specie. le fragilità che gravitano dentro i leggittimi sistemi di potere tramando di continuo e caoticamente contro l'evolutivo avvicendarsi degli uomini al comando del governo globale, nel loro affanno alla sopravvivenza, esauriranno fatalmente, e in ristretti tempi, le loro già precarie riserve di energia. di questi grossolani e perniciosi tentativi ne conosciamo esattamente la natura e per tale esperienza già da tempo di quei tumulti incresciosi per il genere umano, ne trasformiamo le connessioni e gli impulsi, le pretese e le speranze. nonostante pianificate strategie predative, corrosive talvolta, inquinanti spesso, i sistemi deboli aspirerebbero ad una visibilità maggiore più di quanto possa esser loro concessa, ma soprattutto fonderebbero i propri aliti di vita sul n i e n t e. essi non possiedono gli strumenti. nè le tecniche appropriate. non sono il meccanismo, ma scarti d'ingranaggio. non hanno capacità di penetrazione. non sono avvezzi al comando. li abbiamo lasciati fare. alcune possibilità, alcuni codici d'accesso, vengono concessi solo in rare circostanze e solo in debite occasioni, ma per affievolire le tensioni e non per generare condivisioni. la logica globale si serve dell'oblio operante e la Panta Rei ne distilla le gocce quando le necessità del mondo le impongono.
noi non nutriamo alcun timore!
il vostro potere è al sicuro nel ventre di quanto mai solidi forzieri."
"mi perdonerete... ma quando le verità della fede sono messe in dubbio, quando la cristianità d'occidente, come i credi d'oriente vengono così sprezzantemente messi alla gogna... "
"la reazione sarà così violenta da dovervi preoccupare di servire altri totem e altri dei!!"
l'interruzione provocò nel francese una controllata ira che se cagionò all'aria un rimbombare di cupe e tuonanti sonorità, alla pelle del cardinale provocò uno spaventoso pallore.
"Dio e la fede sono fatti estremamente strategici... utili strumenti di controllo, necessari per tutelare la sacralità di quegli indiscutibili ed insuperabili confini, indispensabili per alimentare strumentali tensioni. controllare e gestire la politica globale, osservare con prudenza il cammino della scienza, pianificare le ragioni di un conflitto, creare il destino di una nazione o minarne il contenuto storico e morale, monitorare le attività pubbliche e private di ogni singolo uomo di potere reggitore di un segmento del sistema, controllare mercati e banche mondiali per gestire la politica, la vita e gli aneliti dei suoi controllori, controllare l'informazione planetaria... soprattutto controllare i saperi e il pensiero dominante... ecco, se tutto ciò sfuggisse al nostro controllo, questo si che preciterebbe il mondo verso una fine senza soluzione. da tempo controlliamo e monitoriamo gli intendimenti del vaticano, ma anche i folli aneliti di quelle periferie rivoluzionarie. vi abbiamo dato un papa: servitevene! di quegli "ostacolatori"? liberatecene la vista. ne avete il potere e noi vi concediamo di esercitarlo. le nostre pertinenze ci obbligano ad impegni che sovrastano il vostro più che plausibile contendere. e ora... andate in pace."
negli occhi del cardinale brillò quella particolare luce.
fu invitato a lasciare le mura del sontuoso palazzo come s'indica la porta al più indegno dei servi, ma la sua natura lo indusse a credere che la Panta Rei avesse natura divina e che lì, per la storia del genere umano, si fosse manifestato Dio per rigenerare la parola.
sabato pomeriggio ,plumbeo il cielo accentua la tristezza del cuore. L'essere fraintesi e' il dolore dell'anima. Chi si dice potente col silenzio fa paura . Chi parla tanto forse e' debole , forse e'stupido, forse e' buono. La paura dei potenti mi fa chiudere a riccio !
RispondiEliminaCome si fa a vivere l'amore ? In silenzio? Non si grida l'amore? parlare tanto e' degli stolti? umiliazioni, fraintendimenti, delusioni, desiderio di starsene lontano dai potentati di cartone. La sincerita e l'unione, l'arroganza e la cattiveria velata .