La pioggia ci ha sorpresi coi sandali ai piedi scrosciando sull’asfalto torrido che sprigiona un calore infernale.
Mentre, sotto una luce fredda al neon, chiedevo più energia al sole, la città affogava,
poche ore di pioggia hanno trasformato la città in un grande acquaio: automobilisti intrappolati nel traffico (nella migliore delle ipotesi) o completamente sommersi, vigili urbani nel panico e pedoni disorientati.
Ignara di ciò che stava capitando a chi fino a pochi momenti prima aveva condiviso con me quella luce fredda, attraversavo la città su un autobus, troppo piccolo per contenere il mondo. Felice di arrivare in quella zona di confine tra un centro storico al collasso e una periferia che vuole essere centro.
Temo l’inverno.
Spero che la pioggia non sia l’unico modo per scrostarci di dosso il lercio che ci avvolge.
Foto di e.costantino
A volte la pioggia è acida, che morde vorace la nostra pelle e la nostra unica preghiera è che sciolga il lercio delle città e le coscienze addormentate.
RispondiEliminaquesta acqua in città... così vera, così mordace. complimenti a marcella e alla sua pioggia negli occhi...
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