29 settembre, 2009

Periferia. Paesaggio di possibilità o realtà senza speranza? di Laura Lo Piparo e Elisabetta Costantino

Per molti anni la periferia è stata percepita e rappresentata come patologia della città, il luogo della marginalità soprattutto sociale, dell’esclusione, del declino fisico e morfologico di alcuni valori della città costituita; la periferia è stata vista come qualcosa di estraneo, spazio (e non luogo) dove allocare funzioni e strutture incompatibili per certi versi, con la vita urbana. <KENOX S630  / Samsung S630> Questi toni, lungi dall’essere stati risolutivi della questione, hanno contribuito ad accrescere il sentimento di stigma o di indifferenza del resto della cittadinanza verso queste aree periferiche.
La periferia è invece prodotto della città moderna, risultato dei processi industriali e dell’urbanesimo novecentesco, incarna alla perfezione le contraddizioni della città, le sue fragilità. Non si può pensare ad essa se non si pensa alle contraddizioni della nostra quotidianità.
Ma quali sono le criticità che avvertiamo parlando e ragionando sulla periferia?
L’assenza di un disegno urbano complessivo: molto spesso la logica degli insediamenti-satellite, della città autosufficiente ha prevalso rispetto a quella del sistema-città, come organismo da guidare nel suo complessivo sviluppo.<KENOX S630  / Samsung S630>
Errori di pianificazione e di progettazione: «le città dell’intera produzione pubblica costituiscono il tentativo di risolvere il problema dello sviluppo edilizio urbano a partire dalla riduzione della città a grandi blocchi architettonici monofunzionali, teoricamente al progetto di un unico edificio»[1].
Presenza di “elementi estranianti”: la ricorrenza di segni e oggetti che parlano di altri luoghi. Nel caleidoscopio delle forme della IMG_0048periferia, accade spesso di trovarsi in una sorta di labirinto in cui si perde l’orientamento: ciò è dovuto alla presenza di elementi appartenenti a paesaggi diversi che la nostra mente è solita codificare in maniera settoriale, distinta, mentre si trova ad osservarli contemporaneamente nello stesso spazio.
Ma se le ripensiamo come retro di una stessa moneta, le criticità che spesso sono state accostate alla periferia, possono essere contemporaneamente il presupposto essenziale per iniziare un processo di rigenerazione sistematico: l’assenza di alcuni valori sia fisici, che sociali, che economici, è al tempo stesso presenza di una reale potenzialità di trasformazione.
Ricordiamo di queste parole di ammonimento: «[…] La periferia è la città del nostro tempo, della quale siamo in un modo o nell’altro responsabili. Perciò sarebbe bene cominciare a studiarla con impegno e, possibilmente, con tolleranza»[2].
Questo è il primo di tanti apputamenti per parlare con voi di CITTA', PERIFERIE, CENTRO...Attraverso i vocaboli della scienza, del cinema, dell'arte, della letteratura...Un percorso in cui crediamo e che vogliamo condividere con i vostri pareri!!!


[1] Bellicini Lorenzo, Ingersoll Richard, Periferia italiana, Meltemi ed., Roma, 2001
[2] De Carlo Giancarlo

Foto di e. costantino e l. lo piparo

2 commenti:

  1. gran bella "fotografia" sui "luoghi non luoghi" di palermo. e in città ce ne sono parecchi con quell'infinità di elementi estranianti...

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