23 agosto, 2010

BENE culturale. MALE sociale

Pomeriggio. Sole quanto basta. L’autostrada riposa prima del controesodo estivo. L’idea è quella di spostarsi da Palermo per arrivare a Salemi. Poco più di un ora di autostrada, serpeggiandone le “quantomeno” strane, interminabili curve.

Il nome di questa città, negli ultimi mesi, è apparso in maniera esponenziale su TV nazionali e carta stampata, per le idee, apprezzate o meno, del sindaco. Questi, originale ed eccentrico, è riuscito a canalizzare l’opinione pubblica.

Dopo aver promesso le case ad un euro, con spiegazioni più che convincenti a parer mio, nel maggio scorso ha lanciato la provocazione più inaspettata: dedicare alla mafia, addirittura un museo. Questa notizia ovviamente ha fatto rizzare le orecchie e non solo, un po’ a tutti.

Ho scelto la linea del non indagare troppo, per lasciare la visione del museo più pura, convinto del fatto che, in un modo o nell’altro, mi sarei fatto influenzare.

Anzitutto sono rimasto abbastanza colpito dal fatto che, a Salemi, bastano € 5,00 per vedere tutti i musei. Con un unico biglietto si possono vedere le opere di Agostino Arrivabene, Dino Valls e Nicola Samorì, visitare il museo del Paesaggio, con la meravigliosa selezione di foto di Luigi Ghirri e la proiezione del lungometraggio Deserto Rosa, di Elisabetta Sgarbi. Con lo stesso biglietto si può ammirare perfino una mostra su Garibaldi, davvero “innovativa”.

Si arriva così al tanto discusso museo della mafia.

Entrando sulla destra ci si imbatte in dieci cabine numerate dalla 001 alla 010. Tutto intorno buio. Quel buio esalta i numeri tracciati sulle cabine. L’ordine di visita, ti dicono all’ingresso, non è importante. L’ingresso nelle cabine è riservato ad una persona per volta. Non voglio svelare il contenuto delle cabine, ma posso dire che bisogna davvero viverle senza fretta. Chi ha creato questo “schema”, è riuscito a farti entrare, con odori, immagini e suoni, nella dimensione giusta per pensare. Per scuoterti. Alcune di queste cabine sembrano dirti “guarda, guarda ed ascolta”.

Dopo la visione della cabine si passa ad un interessante viaggio fra le testate dei giornali, inerenti alle notizie riguardanti la malavita. Un alternarsi di uccisioni, arresti eclatanti, facce sorridenti e volti sfigurati. In questi corridoi non puoi non fare a meno di pensare. Di scuoterti. Magari a nomi che avevi dimenticato e che non avevi mai sentito. Di assassini, ma anche di eroi. Se fossimo bambini forse diremmo di buoni e di cattivi.

Continuando il giro, ci imbattiamo nelle fotografie della Palermo che fu. Ville antiche diventate magicamente parcheggi al centro. Anche questi scatti fanno riflettere, imprimendo nelle nostre coscienze le immagini di un paesaggio martoriato.

In un'altra stanza troviamo i quadri di un “pentito” di mafia (i nomi di questi signori manco s’avissiro a scriviri) che col suo stile tremendamente naif, ci propone piovre, cemento e natura, dai colori caldi e primitivi.

Il giro termina con la bellissima mostra fotografica dedicata al poeta Leonardo Sciascia. Le splendide fotografie lo ritraggono in atteggiamenti rilassati assieme ad amici, con uno sguardo sereno, impressionato sapientemente su pellicola in B/N.

Uscito fuori. La luna è prossima a dare il cambio al sole. Le strade prendono colori come il giallo vivo, il turchese ed il blu. I negozi hanno appena abbassato le saracinesche. In un vicolo un cane dormicchia davanti ai “rivali” gatti che mangiano.

Accendo l’auto, e faccio ritorno verso Palermo. La mia città.

Uno dei teatri di tutto quell’orrore visto in quelle sale, che ha riempito gli occhi e le narici di pensieri.

Ed è mentre cammini lungo le curve dell’autostrada che ti chiedi veramente se questo museo serviva. Ti chiedi se avrà lo stesso effetto degli innumerevoli sceneggiati Tv sulla mafia, scritti e confezionati per lanciare o rilanciare una miriade di attori “fintamente siciliani”. Forse. In raltà dipende dalla gente.

La mafia fa disgraziatamente parte della nostra cultura, è inutile nascondere la bestialità del nostro passato, facendo finta di essere tutti “bravi cristiani”. L’idea della malavita, purtroppo, continua a marchiare una parte, sempre più piccola però,è bene scriverlo, della nostra società. Per sconfiggere il proprio nemico bisogna conoscerlo profondamente, intimamente.

Bisogna studiare, educando la gente a lottare contro ciò che stupra le nostre origini, che crede di poterci assassinare con l’ignoranza. I nostri professori devono essere tutti gli eroi che hanno lottato e che lottano contro quella montagna di merda, come amava definirla Peppino Impastato.

I musei sono importanti, non devo certo ricordarlo io.

l'articolo 101 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004), lo definisce come "struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio".

Andrea De Luca

(per D’Impatto)

2 commenti:

  1. grazie andrea. mi hai accompagnato nel buio delle cabine ... ora non resta che andare e svelare agli occhi ...

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  2. di morte è intrisa la nostra stessa civiltà. e a salemi c'è l'ennesimo trionfo della morte. ma la morte può non essere la fine. può forse essere un passaggio e in quelle tristi immagini, immaginare forse una catarsi per questo popolo siciliano.

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