21 agosto, 2010

Il barometro dell'aiuto umanitario

Che l'aiuto umanitario potesse essere strumento geopolitico a servizio dei rapporti tra gli Stati, era sospettabile, ma osservare dati e cifre che concretizzano tale sospetto, provoca in me un reale sgomento.
L'Oxfam France, la divisione francese di Oxfam international, sigla che riunisce ben 14 organizzazioni non governative impegnate nell'aurdua battaglia contro la crescente povertà e le tante ingiustizie sparse per il mondo, ha pubblicato qualche giorno fa un reportage dal titolo significativo: "Il barometro della protezione dei civili - 2010". E' il secondo anno che viene prodotto un documento simile. Un documento provocatorio con il quale si dimostra in modo pragmatico e tristemente scientifico che i conflitti, le tragedie del mondo non sono tutte uguali. Oxfam mette a confronto conflitti, violenze su donne e bambini, spostamenti di popolazioni avvenuti in diversi paesi in stato di emergenza durante tutto il 2009.
Ne emerge un quadro davvero singolare.
Ad esempio un congolese riceve aiuti 27 volte in meno rispetto ad un palestinese e 7 volte in meno rispetto ad un afghano. Per il piano di salvataggio economico della Grecia, solo quest'anno, sono stati devoluti dall'UE 100 miliardi di euro, pari agli aiuti destinati a Ciad, Sudan, Somalia e Rep. Democratica del Congo nel 2009.
Stessa cosa avviene per la copertura mediatica. Basti pensare alla striscia di Gaza e a quanto spazio occupa su tutti i palinsesti e tv internazionali e nazionali a discapito dei conflitti e delle emergenze in Sudan, Colombia. Sri Lanka, Pakistan. Quest'ultimo durante il 2009 è stato purtroppo protagonista del più grande spostamento di popolazione degli ultimi dieci anni, quasi 3 milioni di persone, a causa degli scontri tra esercito e ribelli di cui nessuno parla.

Si preferisce tacere per molto motivi. Il più subdolo riguarda il commercio di armi che molti paesi europei intrattengono con i territori colpiti da conflitti o emergenze di vario genere. 
Forse tutto questo non vi dirà nulla. Probabilmente siamo già tristemente abituati a dimenticare e ad omettere ciò di cui non sentiamo parlare. 
Credo comunque che lo sforzo di associazioni come Oxfam France sia meritevole di attenzione.
La terra in cui si nasce non può essere ancora motivo di discriminazione. (noi meridionali lo sappiamo bene)

Per saperne di più:

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