27 settembre, 2010

pz.n.114 paradiso porno boulevard (fibonacci's theme), di vitobenicio zingales

paradiso porno boulevard (fibonacci's theme)

mi metto comodo. è l’ora. lo apro. come uno di quei mari che spalanca. petrolio rosso, ineccepibile. e inghiotte. un frastuono estetico, languidamente debordante. dal nero decadente, ma senza fronzoli ripugnanti, al ridondare barocco, tra immagini 3d e gotici avviluppi colorati. petrolio rosso, appunto. a due passi dalle tiepide vertigini di casa. di là, dove è l’ordinario tra gli scoli e l’andito.



il corridoio incunea il tiepido e la memoria. aldilà del dubbio, come tra cartiglio e navate.

in attesa.

1,2,3 …

touch meat. divinity repeatable.

dal garage al piano, c’ho messo solo cinque, otto secondi.

in principio era e sarà il verbo.

in attesa, della mia metafisica.

dai vetri, la solita prospettiva di pali e di muri. 1,2,3 … all’infinito, tra citofoni e tralicci in vanadio. metalliche ricorrenze. come il mondo, su per le rampe della torre n.5 barra elle. scala a, ottavo piano, interno 13. benemerenze di scarti e di mollami di vetro. sorrido. la mia strada, di sotto.

dal civico 21 al 233, lungo l’asfalto, le solite intermittenze: puttane e compattatori. le solite frequenze, sulla gamma delle variabili. registri rituali che smarriscono e poi dissolvono.

uno vecchio, l’altro sui trenta.

“il solito bordello.”
“la solita merda!”
“din, din, din!” e ripartono, entrambi, verso l’abbandono.

spazzatura indifferenziata, puttane e compattatori.

rido.

la prospettiva torna pura. pali e muri. citofoni e tralicci.

in lontananza solo cani bastardi.

aspire five. l’aspire non è un concetto. regola un’autosomiglianza, prossima all’aurea sequenza random.
è quadrato, possiede una frontiera di tasti e di compatibili alchimie. riformula la perfezione, quasi. il perimetro, poi è in sintonia con il valore dello scopo. l’atanor globale. infinitamente compiuto: impassive, celebro. lo poggio sulle cosce. è caldo, più dell’affetto che ti passa uno scaldino. tremante, ma di rado, e soltanto per le riconsiderazioni del buio più solingo. alle tre del mattino. nel silenzio opaco della notte. quando è altro a vivere. un altro mondo. la mia savana dentro e "lì sotto". le prime rifrangenze le sento forti nel cervello. fra le vene e la safena del cuore, poi. dove è l'inguine pulsante, fino alle periferie più lontane ... quelle oltre il dubbio, alla fine. ho il mondo nel sudore degli occhi. è buio. "lei" è di là, invece. nonostante le distanze, è mia moglie. il senso infrangibile del sacro. la sopportabile visione del mio perdermi morale e del suo mordere etico. mia moglie, quell'insieme di metallurgia religiosa e di chimiche infruttifere. ma faccio silenzio e in silenzio, tra un po’, "lascerò che facciano". possiedo la "tecnica" e quella opportuna dimestichezza con lo “shakerare informatico”. e, vista l’ora improbabile, una scusa sempre accesa. come sempre. sempre, da un po’ di tempo.

aspetto la connessione.

1,2,3,5,8 … 13 istanti.

search. logout. login. l'url. la piattaforma.

dio.

il paradiso.

ne apro un’altra ... deve essere sempre disponibile la pagina dell’”alibi”. ogni altro elemento deve corrispondere alla somma delle risposte che lo precedono.

alla fine sarà la mia mano a governare sia l'anima che la punta della mia vogliosa vocazione. sono disciplinato. programmo con largo anticipo la visione. sono addestrato ad appiccicarmi il piacere fra tendini e vene. scorro il mio sudore fra scarti e orge d'immagini. il mio palato sa "chi" cercare. soprattutto dove.

torno a dio.

"enter".

entro. mi sento a casa. uomo. potente. diverso. dieci minuti. forse venti. è ghiaccio bollente. tutto sul culmine di uno schermo.

cerco. cerco. cerco.

la mia recerque.

i miei amici sanno di quale acqua ho sete e in quale inferno sapermi affogare. in silenzio e col silenzio, ronzii e ferro. lo schermo apre e inghiotte, caldo. che sa di caldo lattice.

"cazzo!"

nel cavedio l'ultima eco di un ricordo: un rumore, domestico, casalingo, condominiale, raccapricciante.

“cazzo!”

e riduco tutto quel “ben di dio” a piccola icona. in basso, a destra, tra altre sette icone nascoste.

e scompaio, in attesa.

ho il cuore in gola.

dura poco, un frantumo d’istanti. torna il buio e il mio silenzio.

guard: attivo. ultimo aggiornamento: 1.02.08

stato computer – protetto.

connesso.

tempo residuo:1h,6min,18sec. (75%)

altoparlanti: 0%

centro operativo: nessun problema rilevato.

clicco.

schermo intero.

dio.

e ricomincio.

ed eccomi. sul catrame molle del porno paradiso boulevard.

categories.

sluts.

anal e blowjobs.

i più visti, i più votati.

stanotte voglio una cosa forte. la voglio lenta. colarmi dentro. voglio pomparmi l’anima piano. tra le dita e il vetro turgido dei miei occhi. si, in fondo al culo del cuore. dovrà essere multiplo. come quando alle mie “amiche” gettano in faccia il loro vangelo preferito.

ho tutto in mio potere. sono io l’artefice. l’iconoclasta. qui, non ci sono santi, comando io.

nessun conflitto. l’alterigia modera il rimpianto e la boria gestisce l’esitazione.

porno paradiso boulevard: è zona mia.

I choose, I am.
un soffio di kleenex e amianto caldo a gocce.

lap, lap, lap, lap …. lap, lap, lap.

l’iconoclasta ha lo scettro e il regno nel palmo destro.

rido.

e ridono gli incisivi, ficcati dentro i miei occhi.

“I came … my god … I came!”

e la mano destra comincia a trasformarsi in dio.

porno paradiso boulevard è zona mia.

rido.

e vengo.

Foto di Martina Zingales

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog

Cerca nel blog