da mezzanotte a zero.
nient'altro che questo, nulla ... la morte.
suoni di cherosene e vapori di tralicci. dai silos del porto ai picciotti del souk. schiere di cemento. penombre d'asfalto e stronzate di dossi tra puttane, futuro e magnaccia. se da una parte sono gli sbirri, dall'altra ingrassano i soliti cialtroni. in gessato e cravatta. quelli coll'amido al culo e l'anice tra incisivi e molari. tra preti e burocrati. di chi la vita la succhia e di chi sino in fondo la fotte. quarant'anni colanti, uno sull'altro e sulla solita puttana miseria degli altri. periferie. rotonde. al polistirolo. con la pancia piena di fango, come di cefali, di un dito sotto il pelo dell'acqua, che quando urlano è sempre un piacere vederli schiattare.
flic, flac, flic, flac ... si, questo qui è l'unico movimento che ancora funzioni. l'unico che sia capace a ripulirti dal fango dagli occhi. ti giri e ti volti, alla fine conti e bestemmi di brutto. hai il tuo bar, la rogna e le tasse. e poi?
null'altro che il caldo e quell'unica prospettiva di pali. da una mezzeria all'altra. e fac simili, con un nome e una faccia stampati a colori. ma questa non è durango. le derive riflettono d'amianto e vanadio. tra porcilaie, puttanai e il "palazzo".
null'altro che il caldo e quell'unica prospettiva di pali. da una mezzeria all'altra. e fac simili, con un nome e una faccia stampati a colori. ma questa non è durango. le derive riflettono d'amianto e vanadio. tra porcilaie, puttanai e il "palazzo".

flic, flac, flic, flac ... nella notte la solita troia.
la mia città. senza memoria.
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