22 ottobre, 2010

L'uomo di vetro di Lucenera

Un film di una verità che non lascia posto alla speranza, questo è il pensiero che feci, appena fuori la sala cinematografica.
Il regista Stefano Incerti trae da un romanzo-documentario di Salvatore Parlagreco, un racconto in cui il cinema d'inchiesta e la visione autoriale si incontrano.

Leonardo Vitale (David Coco) vive la sua esistenza tra la passione per una una bella e brava ragazza e i doveri verso lo zio Titta (Tony Sperandeo) che l'ha cresciuto per farne un uomo d'onore, un modo di vivere fisiologicamente imposto. Viene coinvolto suo malgrado nel sequestro Cassina e per questo viene tenuto 43 giorni in isolamento.
Uomo fragile, che non farà mai suo il “modo della mafia” ma che
 a questa deve la propria sicurezza, terrorizzato da quanto stava accadendogli, racconta nei dettagli la struttura della cupola, divenendo il primo pentito di mafia.
La sua scarcerazione dopo, è la sua condanna a morte, lenta. A quei tempi il programma di protezione per i testimoni non esisteva. Così Leonardo, effettivamente abbandonato, diventa ancora più instabile, ricoverato per un decennio in un manicomio criminale, dà agli uomini di mafia, servito su un piatto d’argento, il motivo per screditarlo e fare decadere tutte le accuse a loro rivolte.
Incerti, descrive un viaggio, destinazione disperazione, di un uomo che scopre la vita nel momento in cui si sveste della sua stessa vita fin lì trascorsa. Come il personaggio di una tragedia greca, in balia degli dei, Leonardo non trova nello Stato alcuna salvezza, sapendo invece di andare incontro a morte certa.
Lucenera

Ecco i primi 14 minuti del film...

Grafica di Andrea De Luca

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