
Per tutto il film lo vediamo in ciabatte Adidas, felpe trasandate e qualche volta perfino un pigiama. Chi è?
Il protagonista di “The social network”, ossia Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook Inc.
Ma il look in questo film è solo un accento marcato, un dialetto usato con maestria per archetipizzare il modello nerd che Mark rappresenta. Di questo film, uno dei migliori di questa stagione e destinato sicuramente a fare incetta di nomination agli Oscar, colpisce, quasi fino a non farti fiatare, la sceneggiatura del grande Aaron Sorkin (Codice D’Onore, La Guerra di Charlie Wilson, Tutti gli uomini del Presidente), senza sconti, senza sbavature, ficcante, un incastro perfetto che ti piega al suo giogo e alla sua visione.
Potrebbe essere Amleto questo Zuckerberg interpretato dal 27enne newyorkese Jesse Eisenberg, talmente universali e appassionanti sono le dinamiche che muovono tutto il plot: frustrazione, sesso, potere, avidità, amicizia, amore, tradimento.
Una drammaturgia che ha come deus ex-machina David Fincher, il regista de Il curioso caso di Benjamin Button, Se7ev, Fight Club, Zodiac e che anche in questo caso mette ai raggi X la società coi tutti i suoi pro e contro. Se nelle prove precedenti si è concentrato su alcuni mali dell’America moderna e contemporanea, qui l’America di Harvard e delle connessioni, dei link tra ragazzi, pulsioni e delusioni, è solo il pretesto per astrarre ad una riflessione più ampia sulla comunicazione interpersonale oggi e sull’uso di internet.
Potrebbe essere Amleto questo Zuckerberg interpretato dal 27enne newyorkese Jesse Eisenberg, talmente universali e appassionanti sono le dinamiche che muovono tutto il plot: frustrazione, sesso, potere, avidità, amicizia, amore, tradimento.
Una drammaturgia che ha come deus ex-machina David Fincher, il regista de Il curioso caso di Benjamin Button, Se7ev, Fight Club, Zodiac e che anche in questo caso mette ai raggi X la società coi tutti i suoi pro e contro. Se nelle prove precedenti si è concentrato su alcuni mali dell’America moderna e contemporanea, qui l’America di Harvard e delle connessioni, dei link tra ragazzi, pulsioni e delusioni, è solo il pretesto per astrarre ad una riflessione più ampia sulla comunicazione interpersonale oggi e sull’uso di internet.
Basato sul libro di Ben Mezrich, Miliardari per caso (Sperling e Kupfer, 2009), l’adattamento operato da Sorkin non lascia respiro: i protagonisti parlano in simultanea con la comparsa del brand della Paramount quando ancora i titoli di testa non sono ancora inziati!!! Nell’idea del regista i giovani hanno fretta di arrivare… Ai concetti, ad esperire quanta più realtà è possibile. E prima che il film possa concludersi, lo spettatore incamera molti più dati di quanti possa elaborarne, riuscendo a conservare stimoli creativi per approfondire la propria curiosità riguardo al racconto e al tema.
La storia inquadra l’epifania che porta alla creazione di Facebook e si snoda fino alle celebri discussioni presso i tribunali federali, davanti ai quali Zuckerberg è trasportato dalle accuse del co-fondatore di Facebook (cui vengono sottratte numerose quote azionarie della società), Eduardo Saverin (interpretato aderentemente da Andrew Garfield) e dei gemelli Winklewoss che avevano commissionato al geniale Mark un sito molto simile al futuro Libro delle Facce.
Chi avrà ragione?
L’asettica e al tempo stesso vibrante colonna sonora di Trent Reznor, leader dei Nine Inch Nails illumina il palcoscenico voluto da Fincher per questo 19enne, plurimiliardario (patrimonio di 6,9 miliardi di dollari al 2010) che probabilmente ha dato al mondo ciò che voleva, ma…
Non importa. Anzi è secondario. Come ha dichiarato Justin Timberlake (nella finzione Sean Parker, creatore di Napster e sostenitore del potenziale di Zuckerberg) durante la presentazione del film al Newyork FilmFestival: “la cosa intrigante di questo film è che l’idea di Facebook e degli altri social network rimane ancora un’ipotesi e credo che la gente si stia ponendo ancora la domanda: è qualcosa che rende la nostra vita migliore oppure peggiore?”. E in questo sta il nocciolo della questione e il grande consenso che sta avendo questo lungometraggio.
Piccole curiosità: il movie vede tra i suoi produttori Kevin Spacey, enigmatico e fuori dal coro come pochi, che aveva lavorato con Fincher in Se7ev; Mark Zuckerberg, quello vero, aveva dapprima dato dichiarato il massimo supporto al progetto, salvo poi essere irreperibile e prenderne le distanze, affermando che si tratta di fantasia.
L’asettica e al tempo stesso vibrante colonna sonora di Trent Reznor, leader dei Nine Inch Nails illumina il palcoscenico voluto da Fincher per questo 19enne, plurimiliardario (patrimonio di 6,9 miliardi di dollari al 2010) che probabilmente ha dato al mondo ciò che voleva, ma…
YOU DON’T GET TO 500 MILLION FRIENDS
WITHOUT MAKING A FEW ENEMIES.
Elisabetta Costantino
Fonte immagine: http://nineinchnailsnews.blogspot.com/
e se avevo voglia di vederlo ... mi hai incuriosito ancor di più..credo che il concetto cardine su cui ruota tutto sia proprio questo:
RispondiElimina"YOU DON’T GET TO 500 MILLION FRIENDS
WITHOUT MAKING A FEW ENEMIES."
un bambino ha colpito nel segno...ha carpito l'essenza del nostro animo e cosi, quasi per scherzo ci ha inseriti all'interno della sua scatola dei giochi....tragicomico è che noi siamo ancora li a recitare una parte solo per il suo diletto...che dire onore al merito!
@fabio:grazie! e stupisce anche me l'entusiasmo con il quale l'ho vissuto e poi ho scritto questo post! onore al merito senz'altro. avrebbe forse potuto inventare chissà quale tecnologia per curare, per aiutare e invece ha inventato questo giocattolo... e probabilmente per anni ancora ce lo chiederemo: ci avrà migliorato o peggiorato la vita e in generale la società?
RispondiEliminama il film ha centrato come te il punto: non arrivi a 500 milioni senza farti un pò di nemici!
e forse anche con 100 amici al giorno ti fai un bel pò di nemici!!!....
non so dire se ha reso migliore o peggiore la vita di ognuno di tutti noi, o meglio di ogni utente, ma di certo ha creato un modo diverso di vedere la vità: attraverso una fessura.
RispondiEliminaritengo che chiunque faccia qualcosa di innovativo, di diverso, attirerà critiche e inimicizie. è connaturato nell'animo umano!
Brava Elisa.
RispondiEliminaIl tuo pezzo vive tra le parole.
Il film è davvero molto bello.
Grazie per l'entusiasmo che vive in tutto quello che fai.
Questo è un dono, ricordatelo.
Forse il più prezioso!
ho sempre pensato alla vita come ad una di quelle stronze strade. tra dossi e tornanti, rettifili e piazzole. ho sempre pensato che il mio culo sarebbe sopravissuto al catrame peggiore, nonostante il battistrada senza ricordi e la vita in riserva. me la sono vista brutta solo una volta: le distanze mi sembravano prede di un orizzonte marcio e tanto maledettamente straniero. a brno. anni, forse secoli fa. eppure, in quel tratto di strada, a quel tempo, sebbene avessi incontrato 500 milioni di trucksman e roba del genere, ascoltai la solitudine più nera e fottuta. come in un wall. o su per i denti di una liscia bacheca, con le piazzole condivise e le colonnine su cui pigiare sos ... non esisteva ancora faccia di libro ... e lesolitudine erano quelle che affioravano dagli infiniti dossi.
RispondiEliminabel pezzo eli ... bel pezzo!
Comunque sia andata Facebook è stato una grande invenzione: questo è un dato di fatto. Quasi un decimo della popolazione mondiale interconnesso. Per milioni di persone il sito principale (o l'unico) visitato durante il giorno. Per davvero qualcuno ha capito come funziona la psiche umana e ci ha fregati alla grande... oppure può darsi semplicemente che gli sia andata bene! Ma il dato rimane lì, davanti a tutti: Facebook è il fenomeno dei nostri anni. E un film ci può aiutare a valutarlo con maggiore obiettività e a rifletterci su. Grazie alla scrittrice dell'articolo!
RispondiElimina@vito. forse quella era più vita di questa, imprigionati, a volte come tu dici... tra le caselle di un profilo... a cercare la vita vera dentro la finzione.
RispondiEliminacomunque è prodigioso ugualmente questo fenomeno e anche se non lo stimo, lo rispetto e va studiato e analizzato.
@julien: è vero. bisogna solo che complimentarsi con Zuckerberg che per destino, fato, o qualsiasi altra cosa ci ha fottuti. ha fottuto la società. è proprio di oggi è la notizia che il 25% del traffico internet in America è a favore di fb. Cioè su 4 americani che si connettono, 1 va al libro delle facce!!! Azzo!!!!
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