Poniamo una premessa al nostro ragionamento. La globalizzazione tende a fare di tutto il pianeta una sola e gigantesca città, una polis globale, la cui unità si fonderebbe sulla libera circolazione di informazioni, merci e uomini. Tutto quello che concerne la polis “è e fa politica”. Dunque, se l’arte contemporanea è nella polis non può non essere politica: un’eventuale dichiarazione della sua apoliticità sarebbe chiaramente già politica.
Facciamo adesso una panoramica nel sistema dell’arte immaginandolo organizzato gerarchicamente in tanti cerchi concentrici. Il nucleo, ossia il centro, è formato dal mercato. Subito dopo viene il cerchio della critica; poi, è la volta del cerchio degli artisti. Tutti gli altri cerchi successivi sono la “periferia del sistema” che risulta essere composta da: artisti giovani che pressano per affermare la loro posizione ufficialmente; la giovane critica che, anch’essa, mira a guadagnare l’ufficialità della sua posizione; gallerie neonate e via dicendo. Ancora più in periferia, infine, si trova la scena
underground che, diversamente dagli altri, tende per scelta politica a restare al proprio posto perché vuole rimanere “fuori dal giro” e valere come un’alternativa . Gli esponenti dell’underground, in questo modo, fanno anche opera di boicottaggio del sistema dell’arte restandone fuori (o, comunque, sicuramente lontani dal suo centro) e usando altri canali di divulgazione. Essi producono con le proprie forze il loro lavoro artistico e organizzano le mostre in luoghi non convenzionalmente deputati a quello: nei centri occupati, nei loro laboratori, a casa propria, nei bar e nei club. Con questo atteggiamento essi si ritengono artisti indipendenti ma, a ben considerare, ci troviamo di fronte a un “cane che si morde la coda” perché è inevitabile, malgrado il loro impegno politico a rimanerne fuori, non essere “previsti dal sistema stesso dell’arte” che, pur relegandoli in periferia, li comprende dentro di esso. La cosa che, adesso, fa riflettere è che, proprio in questo periodo storico, la scena underground sta facendo tendenza nel sistema dell’arte! Improvvisamente la figura del gallerista è divenuta obsoleta, anzi quasi d’impiccio: forse il mercato, fatto dai collezionisti, non vuole più intermediari, ma cerca d’instaurare un rapporto diretto tra acquirente e creativo (sarà la crisi?). Da qualche anno in certi luoghi del mondo, come Brooklyn, Londra, Madrid ma soprattutto Berlino, alcuni artisti stanno adottando il modus operandi della scena underground proponendo esposizioni nei posti occupati o, più di frequente, nelle proprie case. Ma ora, se esporre a casa propria è trendy, quello che prima era un atteggiamento di ribellione tende a costituirsi paradossalmente come un nuovo e più subdolo conformismo. Pare, quindi, non esserci scampo! Ora io mi (e vi) chiedo: è questo sistema a rivelarsi una trappola o è la trappola che inevitabilmente fa sistema? Essere fuori da tutto questo equivarrebbe semplicemente a NON fare arte. Eppure, siamo sicuri a questo punto che, date queste condizioni, anche un artista che si rifiuti di fare il suo mestiere non sia già previsto dal sistema??? AIUTOOOOOOOOOOOOOOOO
Perché ostinarsi a rimanere fuori dal sistema? Non sarebbe più comodo per tutti farne parte? Credo sia importante porsi questi interrogativi, altrimenti resteremmo fermi sempre allo stesso punto mentre, come la storia ci insegna, soprattutto l’arte ha bisogno di rinnovarsi sia nella forma che nel concetto e pare che l’unico modo per trascinare il “carro” più in là sia sfuggire a questo tipo di organizzazione. Ma dopo tutto quello che abbiamo analizzato in questo articolo, è POSSIBILE???
Anche Napoli, come le altre città menzionate, ha la sua scena underground. Uno degli esponenti più importanti è VOZLA, performer attivo sul territorio da oltre 20 anni. Vozla ha scelto di diventare curatore di una collettiva a casa sua inaugurando la mostra il 5 gennaio prossimo in via Aniello Falcone 40, Casavatore (Napoli). Ora Vozla, come forse tanti altri artisti underground nel mondo in questo momento, non sa che il sistema ufficiale, ispirandosi a questo modo di fare, lo sta adoperando. Bene, questa non è una prova delle mie perplessità? Che fine faranno questi artisti underground che, nonostante il loro orgoglio di ousider, si ritrovano nell’occhio del ciclone? Vi invito tutti: sarà certamente un’esperienza interessante.
Nel mio precedente intervento avevo scritto che avrei parlato del lavoro degli artisti che avevo scelto di citare; poi ho realizzato che, avendo scritto i loro nominativi, vi sarebbe bastato cercarli in rete e da soli avreste potuto visionare il loro lavoro. Desidero, invece, scusarmi con l’artista Marco Zezza per aver erroneamente, ma inavvertitamente, trascritto il suo cognome come Zeza. Si chiama MARCO ZEZZA.
GRAZIE E A PRESTO ;)))
Walter Picardi
Disegno di Andrea De Luca
Effettivamente i quesiti che poni, sono interessanti e chiunque abbia la presunzione di esprimersi, dalla periferia, al centro delle metropoli, debba e abbia quantomeno la responsabilità di interrogarsi su ciò che stà facendo. Soparatutto, su quello che ci stà succedendo intorno, con annessi ruoli deputati tali alla critica, ed ai luoghi preposti all'arte e allo studio d'essa. Insomma Meditiamo.
RispondiEliminaComplimenti BelBlog
Domenico Salierno
mi interrogo come fai tu... non sarà che tutte queste etichette siano soltanto un nostro personalissimo modo di sfuggire all'omologazione, un modo per affermarci e raggiungere ciò che più l'uomo brama... ossia la voglia di tramandare un pezzo di sè ai posteri?
RispondiEliminaunderground, centro, declinazioni di una voglia spasmodica di essere ricordati.
ciao walter.. la tua analisi è .anche. precisa , in un punto però ho da specificare.... ti assicuro che molti artisti puramente underground -sapendo che geneticamente la corrente è anticipatrice- sanno bene che il meccanismo fagogitatore è oleato..quindi se non vogliono scivolare sulle chiazze ..non scivolano.. per quanto mi riguarda l apertura della mia casa studio è una conseguenza naturale al mio percorso ,,sai che già anni fa avevo aperto il .sottoscala. mi sono spostato di 2 piani rimanendo nella così detta periferia..dico -così detta- perchè anche termini come appunto periferia o centro della metropoli, esistono per indicare luoghi (certo con identità proprie ) ma cmq situati meramente sulla crosta terrestre..nella mia visione periferia e centro non esistono ..esiste un unico dove..mi fermo qui a riguardo..scusa ma la mia visione zen è parte del mio essere artista..detto questo e ritornando sulla crosta..penso che.. -rimandandomi all amico domenico- la presunzione è certo terrestre e proprio per questo ho visto presunzioni da centro metropoli in varie mostre ufficiali cittadine. saluti a tutti ..livka vozla.
RispondiEliminami fa piacere leggere le vostre riflessioni al riguardo ma devo specificare delle cose:
RispondiEliminacredo sia nella natura dell'uomo la volontà di tramandare un pezzo di se ai posteri, si fa anche quando un morente scrive il proprio testamento per lasciare agli altri, come una staffetta, le cose piu care per farle continuare a vivere.inoltre non credo ci sia niente di male se qualcuno cerca di sfuggire all'omologazione. cosa dobbiamo fare, omologarci tutti come voleva il comunismo sovietico??? credo sia giusto cercare di emergere e lasciare una traccia di sè su questa terra, soprattutto se la traccia è generata dall'arte perchè fare arte non significa solo produrre qualcosa di materiale ma
vivere una vita fatta di pensieri, immagini, passione, idee, paure,rabbia, tecnica,scienza,filosofia,poesia,stati d'animo e tanta tanta sofferenza. etichette? si usano per capire di cosa stiamo parlando, è solo un tecnicismo verbale. credo inoltre che impegnarsi a lasciare un ricordo di sè faccia parte del senso della vita, la storia che cos'è allora? ogni cosa prodotta dall'uomo che siano pensieri scritti, oggetti, palazzi ecc. banali e non, ha un enorme valore sociale che potrà essere apprezzato solo dopo tanti anni perchè ci farà ricordare come eravamo e migliorare. per rispondere al caro Salierno, dico che ahimè ancora una volta non sono stato compreso perchè la periferia da me descritta non è quella geografica ma ho cercato di immaginarmi il sistema dell'arte in zone nelle quali ho inserito la zona periferica che secondo me è quella della scena underground. non ho mai parlato di centro città o periferia metropolitana.
GRAZIE E A PRESTO
Walter picardi