come sempre era quel tratto. cento metri in inverno e cento metri sempre. il cielo gli cadeva in mezzo, a getti … e con quel tiepido risentimento che è dei “vinti”, ma anche dei bastardi.
in fondo, anche lì faceva città con i suoi lenti sonagli e i soliti auguri di natale.
“mi spiace tesoro, abbiamo molto da lavorare …”
quel tipo di vergogna, le prime volte soltanto, dopo quelle ... lo sapete bene, l'abitudine è scaltra..
avanti e indietro, in tre. allo stesso orario. sempre. e alla stessa ora finivano. coincidenti, come il rimorso. non era una piazza, eppure il posto faceva quel tipo di cose: l'attesa e il contratto.
chiudeva gli occhi.
“non prendere freddo.”
“non ne prenderò.”
solo i fasci di luce insidiavano a cerchio, e proprio come se si stesse in piazza.
“quanto?”
sebbene fosse semplice, la domanda possedeva le cose del colera e al solo contatto con l'aria, su per il pezzo di strada, quel sibilo di parole appena accennato, faceva come espandersi e propagare, prima in alto e alla fine, soprattutto quando era il gelo in inverno, finiva in terra, "sporcando" la neve.
“quanto?”
nonostante il disprezzo per quell’affare da sbrigare e concludere, ci si disponeva come sanno i mercanti sul punto di chiudere una trattativa immorale, ma indubbiamente vantaggiosa. e se dall’altra parte si stava a rinegoziare il dubbio, in quel genere di mercanti s’innescava la più malcelata tra le ansie. tutto ciò era nel mestiere di chi poneva il dubbio e di chi ne accoglieva il velato oltraggio.
“quanto?”
e se tra le parti si giungeva ad un compromesso più che accettabile … beh, era fatta.
dileguavano nell’ombra e chiudevano l’affare.
i "clienti", la neve e quel muoversi a scatti. la monotonia di quei gesti era pari solo alla potenza del rito e se biasimevole o meno fosse la circostanza, quel pezzo di strada di certo non veniva meno agli impegni assunti … con la vita e con quei particolari mercanti. tutto il resto propendeva al silenzio e, se non era particolarmente freddo, il ghiaccio scioglieva nella neve paziente.
“quanto?”
il portico, tra genziane e colonne, acquiescente solo con le penombre, quella sera invece, accomodò anche il pianto. quella sera … insolita e lenta, spinse il sottrarre a fare i conti con il sospetto e con ciò che da giorni rimaneva del resto.
il tramadolo a rotazione sovvertì solo per poco tempo le educate ragioni del dolore.
“non c’è null’altro … nient’altro da fare?”
“ha aggredito tutto … mi spiace.”
"quanto?"
chiuse gli occhi. e attese l’oltraggio.
“farai tardi, stasera?”
vbz
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