13 dicembre, 2010

pz.n.124 (anche la neve va in esilio), di vitobenicio zingales

anche la neve va in esilio

come sempre era quel tratto. cento metri in inverno e cento metri sempre. il cielo gli cadeva in mezzo, a getti … e con quel tiepido risentimento che è dei “vinti”, ma anche dei bastardi.
in fondo, anche lì faceva città con i suoi lenti sonagli e i soliti auguri di natale.
 


a dividere le distanze, il ghiaccio. null'altro, poi il niente.
“farai tardi, stasera?”
“mi spiace tesoro, abbiamo molto da lavorare …”

quel tipo di vergogna, le prime volte soltanto, dopo quelle ... lo sapete bene, l'abitudine è scaltra..

avanti e indietro, in tre. allo stesso orario. sempre. e alla stessa ora finivano. coincidenti, come il rimorso. non era una piazza, eppure il posto faceva quel tipo di cose: l'attesa e il contratto.

chiudeva gli occhi.

“non prendere freddo.”
“non ne prenderò.”

solo i fasci di luce insidiavano a cerchio, e proprio come se si stesse in piazza.

“quanto?”

sebbene fosse semplice, la domanda possedeva le cose del colera e al solo contatto con l'aria, su per il pezzo di strada, quel sibilo di parole appena accennato, faceva come espandersi e propagare, prima in alto e alla fine, soprattutto quando era il gelo in inverno, finiva in terra, "sporcando" la neve.

“quanto?”

nonostante il disprezzo per quell’affare da sbrigare e concludere, ci si disponeva come sanno i mercanti sul punto di chiudere una trattativa immorale, ma indubbiamente vantaggiosa. e se dall’altra parte si stava a rinegoziare il dubbio, in quel genere di mercanti s’innescava la più malcelata tra le ansie. tutto ciò era nel mestiere di chi poneva il dubbio e di chi ne accoglieva il velato oltraggio.

“quanto?”

e se tra le parti si giungeva ad un compromesso più che accettabile … beh, era fatta.
dileguavano nell’ombra e chiudevano l’affare.

i "clienti", la neve e quel muoversi a scatti. la monotonia di quei gesti era pari solo alla potenza del rito e se biasimevole o meno fosse la circostanza, quel pezzo di strada di certo non veniva meno agli impegni assunti … con la vita e con quei particolari mercanti. tutto il resto propendeva al silenzio e, se non era particolarmente freddo, il ghiaccio scioglieva nella neve paziente.

“quanto?”
il portico, tra genziane e colonne, acquiescente solo con le penombre, quella sera invece, accomodò anche il pianto. quella sera … insolita e lenta, spinse il sottrarre a fare i conti con il sospetto e con ciò che da giorni rimaneva del resto.

il tramadolo a rotazione sovvertì solo per poco tempo le educate ragioni del dolore.
 
“non c’è null’altro … nient’altro da fare?”
“ha aggredito tutto … mi spiace.”
"quanto?"
 
chiuse gli occhi. e attese l’oltraggio.

“farai tardi, stasera?”

vbz

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