Se non mettiamo la libertà delle Cure Mediche nella costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l’arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altri “arti”, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica. (B.Rush, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza USA -17 settembre 1787)
Big Pharma è il cartello che riunisce in sé tutte le più grandi multinazionali del farmaco, ovvero la potentissima lobby che detiene il monopolio delle cure della nostra salute.
Ciò premesso, sono proprio le malattie che affliggono la popolazione, soprattutto quelle più terribili a costituire la fonte dei suoi guadagni. Per Big Pharma quindi le malattie croniche rappresentano una vera manna dal cielo poiché come noto lo scopo dichiarato delle Corporation non è aiutare il prossimo, ma incassare guadagni.
Di conseguenza, per le multinazionali produrre un farmaco a basso costo che sia realmente efficace in modo definitivo non si rivela mai un buon investimento. Il massimo profitto infatti lo realizza vendendo medicine che presentano molti effetti collaterali (ovvero che migliorano una patologia creandone altre nello stesso tempo) e pochi (o nessuno) benefici reali. In tale ordine di idee tutti i prodotti naturali non brevettabili che possiedono eccellenti proprietà terapeutiche senza avere al contempo pericolose controindicazioni non divengono mai oggetto di studio e sono annoverabili come i peggiori nemici dell’industria farmaceutica.
E se pur in linea teorica un farmaco diviene vendibile solo allorché efficace, sta di fatto che le grandi case farmaceutiche hanno a disposizione molti modi per far credere che sia utile o necessario anche quando non lo è affatto.
Ciononostante, ormai i tempi sono maturi per aprire finalmente il sipario sulle crudeltà, il cinismo e le menzogne di quella che possiamo legittimamente definire l’industria del male.
Il farmaco da solo in Italia rappresenta un enorme business: 42 milioni di euro al giorno e solo un centinaio di farmaci, su 8.500 disponibili sul mercato italiano, sono realmente efficaci! Del resto mantenere alti i costi della ricerca ha un fine ben preciso, monopolizzare la produzione dei farmaci nelle mani delle grandi Corporation, le uniche che possono sostenere simili spese. Per tale ragione si tratta di uno degli argomenti tabù meglio cenurati dai grandi canali d’informazione che non intendono pestare i piedi a lobby così potenti. E per avere un’idea più precisa di quanto può essere influente Big Pharma sulla politica (ricchezza=potere) basti ricordare che l’industria farmaceutica, secondo la classifica stilata dall’autorevole rivista specializzata Forbes, troneggia insieme al settore petrolifero ai primi posti nel gotha delle Corporation più lucrose del mondo.
2010 – USA – Un rapporto speciale di Bloomberg Markets, a firma di David Evans intitolato “Big Pharma’s crime spree”, fornisce i particolari e i retroscena delle condanne sanzionate a Pfizer, Lilly e altre industrie farmaceutiche, costrette a pagare la gigantesca somma di 7 miliardi di dollari per farmaci per indicazioni non approvate dalla FDA (Food and Drug Administration), l’agenzia regolatoria dei farmaci e degli alimenti degli USA.
Il rapporto racconta una complessa storia giudiziaria, fatta di tante puntate quante sono le cause intentate nei confronti delle ditte, di ammissioni parziali delle stesse, di promesse non mantenute o di comportamenti disinvolti. Ma anche di rivelazioni sorprendenti fatte da dipendenti “pentiti”, a vari livelli di responsabilità, che fanno luce sui meccanismi che allora, e presumibilmente ancora, permettono il lancio e inducono la prescrizione di nuovi farmaci, perché diventino ad ogni costo dei best seller e dei long seller, oltre i limiti imposti dalle indicazioni cliniche previste al momento della registrazione e dalle più elementari norme di sicurezza, secondo un’etica che tiene soprattutto della soddisfazione degli azionisti dell’industria . Quando il titolo di un’azienda quotata in borsa, come Pfizer, continua a salire del 10% all’anno, nonostante scandali e condanne, l’azionista non può essere che contento.
Antitrust portoghese, multa di 16 mln di euro a cinque case farmaceutiche:
Accordo di cartello sui prezzi tra Abbot, Bayer, Johnson & Johnson, Menarini e Roche. Erano già state condannate in Italia, nel 2003 a una multa di 30,5 milioni di euro.
Il 13 ottobre, l’Autorità Antitrust Portoghese ha condannato cinque case farmaceutiche a 16 mln di euro complessivi di multa per aver formato un cartello sui prezzi, tra il 2001 e il 2004.
L’accordo è stato praticato nel caso di 36 bandi pubblici, riguardanti la fornitura a 22 ospedali.
2006 – Roma - L’Emea, l’agenzia europea del farmaco, non dipende dall’amministrazione comunitaria della sanità, ma da quella dell’industria. Una distinzione che dovrebbe far riflettere.
Wolfang Wodarg, il presidente tedesco della Commissione sanità del Consiglio d’Europa, ha anche accusato esplicitamente le industrie farmaceutiche di aver influenzto la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia.
Secondo Wodarg, il caso dell’influenza suina è stato uno dei più grandi scandali sanitari del secolo.
Le maggiori aziende farmaceutiche, scondo Wodarg, sono riuscite a piazzare “i propri uomini” negli “ingranaggi” dell’OMS e di altre influenti organizzazioni e in tal modo potrebbero aver perfino convinto l’organizzazione ONU ad ammorbidire la definizione di pandemia, il che portò, nel giugno scorso, alla dichiarazione di pandemia in tutto il mondo.
Per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini, le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi ufficiali, competenti in materia sanitaria, e così allarmato i governi di tutto il mondo: li hanno spinti a sperperare le ristrette risorse finanziarie per strategie di vaccinazioni inefficaci ed hanno esposto inutilmente milioni di persone al rischio di effetti collaterali sconosciuti per vaccini non sufficientemente testati.
Dopo le pene multimilionarie, i guai sembrano non finire mai per l’industria psicofarmacologica.
Il Ministero della Giustizia USA ha depositato lo scorso anno le accuse penali contro Lauren Stevens, una ex vicepresidente e consigliere generale aggiunto presso la GlaxoSmithKline.
Vista l’inefficacia delle pene pecuniarie multimilionarie nell’arginare la marea di frodi e marketing illegale, il governo ha attuato una svolta radicale: perseguire i dirigenti delle case farmaceutiche.
La Stevens è accusata di ostruzione d’inchiesta, occultamento e falsificazione di documenti e dichiarazioni false alla FDA nella sua indagine del 2002 sulla promozione dell’antidepressivo Wellbutrin come rimedio dimagrante, un’indicazione per la quale non è mai stato approvato.
Il dipartimento della giustizia sostiene di aver trovato, nella vasta documentazione elettronica e cartacea consegnata dalla GSK, prove che mostrano come la Stevens abbia nascosto dati e altrimenti indotto in errore l’Agenzia circa alcune migliaia di casi in cui GSK ha pagato dei medici per convincere altri medici a prescrivere il Wellbutrin come dimagrante.
Secondo Daniel Carpenter, professore di scienze politiche a Harward e studioso della FDA, “il consigliere generale della FDA è ora disposto ad utilizzare il procedimento penale – cosa che avuto il potere di fare per sette decenni, ma non ha mai fatto: la vera rilevanza di questa azione è il messaggio generale che qualsiasi crimine commesso si ritorcerà contro l’industria farmaceutica e contro il dirigente responsabile.”
Fonti giuridiche riferiscono che il dipartimento di giustizia avrebbe scelto un primo caso nel quale sia fiducioso di poter ottenere una condanna.
2008 – Roma – Donato Greco fino a qualche settimana fa era il direttore del Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute.
Su L’Espresso anticipa:
“Si sta delineando un cambiamento nella visione stessa della prevenzione. L’obiettivo per cui il Centro ha sempre lavorato è stata l’estensione, su tutto il territorio nazionale, di misure di prevenzione primaria.
Oggi invece i rappresentanti del Ministero preferiscono parlare di “predizione clinica”. Il che, tradotto, significa privilegiare la diagnosi precoce da attuarsi mediante ricorso a tecnologie avanzate.” In pratica, più che prevenire l’insorgenza stessa della malattia, la nuova filosofia sarebbe quella di ampliare al massimo la popolazione che ha accesso alla diagnosi precoce, per intervenire il prima possibile, ma solo quando il paziente è già malato. La diagnosi precoce, fatta di mammografie, test clinici, colonscopie e molto altro, è un’ottima cosa e ha salvato molte vite, ma ha anche costi elevatissimi che, per come è congegnato oggi il Ssn, entrano ampiamente nelle casse dei mille laboratori privati e convenzionati che forniscono questo tipo di prestazioni.
Greco chiama in causa le lobby: “basta vedere come sono organizzati i comitati consultivi del ministero: c’è una presenza determinante dei poteri forti (industrie farmaceutiche, aziende biotecnologiche, cliniche private) mentre c’è pochissimo spazio per i rappresentanti della sanità pubblica e delle regioni. Credo che il diritto alla salute oggi sia a rischio.”
Il via libera per farmaci e vaccini prodotti da Big Pharma, anche per influenza suina, arriva dall’Agenzia Europea del Farmaco, l’Emea, tramite una sottocommissione, la Chmp, che si occupa dei prodotti medicinali per uso umano.
Ralph Edwards, responsabile dell’Uppsala Monitorino Centre svedese ed esperto di farmacologia, afferma che “le agenzie regolatorie hanno molti più rapporti con le aziende farmaceutiche che con i cittadini”. Questo è un grosso problema anche dell’Emea, conferma Mauro Venegoni, componente dell’organismo consultivo di farmacovigilanza del Chmp e direttore dell’Ufficio farmacovigilanza dell’Aifa, la corrispondente dell’Emea.
Può risultare allora interessante puntare l’attenzione su alcuni connazionali che operano tra l’Emea e ilChmp e sulle strutture in cui svolgono nel nostro paese la loro attività.
L’Università dell’Insubria è legata ad alcune tra le più importanti multinazionali del farmaco come la GlaxoSmithKline, produttrice del vaccino Pandemrix, con cui ha una convenzione quadro per attività di collaborazione didattico-scientifica; o come la Novartis, da cui si fa sponsorizzare per permettere ai docenti delle sezioni del Dipartimento di scienze Chirurgiche di partecipare allo studio internazionale Sustain come centro di arruolamento e trattamento.
La Novartis non solo produce il vaccino Focetria, ma è anche cliente della Huntingdon Life Sciences (HLS), la più grande società europea che esegue sperimentazioni animali. Per chiudere il cerchio, anche Glaxo è cliente della HLS: quindi sia Novartis che Glaxo fanno affari con l’Insubria e l’HLS.
L’European Parliament Osteoporosis Interest Group, una sorta di lobby che opera per il “call to action”, promuove misure nazionali che rendono i pazienti più consapevoli dei problemi derivanti dall’osteoporosi, aiuta i medici a riconoscerne i sintomi e spinge il sistema sanitario a pagare per trattamenti appropriati. Tra le compagnie che si occupano di finanziare le attività dell’International Osteoporosis Foundation, di cui l’Interest Group fa parte, spuntano ancora una volta Novartis, Glaxo (tramite la Amgen, con cui Glaxo ha una partnership europea) e Baxter (che ha accordi commerciali con Nycomed e Teva Pharmaceutical).
Esiste un gruppo di potere che lega la Smithfield Foods – la compagnia americana che avrebbe provocato l’influenza suina – alle tre multinazionali del farmaco produttrici dei vaccini. Novartis, GlaxoSmithKline e Baxter. Tutto è racchiuso in una parola: Vanguard, la avanguardia finanziaria mondiale. The Vanguard Group è una compagnia americana di investimenti che gestisce un patrimonio approssimativo di 1 trilione di dollari.
Il Vanguard possiede azioni della Smithfield (tramite il Vanguard Group Inc), azioni della Glaxo (Vanguard Primecap Fund, Vanguard Health Care Fud ed altri), azioni della Novartis (Vanguard Primecap Fund, Vanguard Capital Opportunity Fund) e azioni della Baxter (Vanguard Group Inc., Vanguard 500 Index Fund). Ma chi detiene le azioni del Vanguard Group? Sono colossi come ExxonMobil Corporation, Microsoft Corporation, General Electric Company, J.P. Morgan Chase e Co., Procter e Gamble Company, Apple Inc., Coca Cola Company, Google Inc., Hewlett-packard Company, Philip Morris International Inc., Goldman Sachs Group Inc., PepsiCo. Insomma, le multinazionali più potenti, che possono permettersi il lusso di lanciare, allo stesso tempo, il malanno e la cura, la pandemia e il vaccino.
McDonald’s Corp.
Analisi azionariato
% di azioni possedute dagli insider e da azionisti oltre il 5%: 0%
% di azioni possedute da investitori istituzionali e da fondi comuni: 72%
% del flottante posseduto da investitori istituzionali e da fondi comuni: 72%
Numero di investitori istituzionali presenti nell'azionariato: 1253
Maggiori azionisti diretti (moduli 3 & 4)
Portatore Azioni Segnalato
SKINNER JAMES A 224.637 22/ott/2010
HENNEQUIN DENIS 106.536 10/nov/2010
ROGERS JOHN W JR 77.500 04/ago/2009
SANTONA GLORIA 68.603 14/set/2010
FIELDS JANICE L 18.300 22/ott/2010
Maggiori investitori istituzionali
Portatore Azioni % in uscita Valore* Segnalato
Capital World Investors 63.230.278 5,98 4.711.288.013 30/set/2010
FMR LLC 46.069.894 4,36 3.432.667.801 30/set/2010
VANGUARD GROUP, INC. (THE) 42.580.990 4,03 3.172.709.564 30/set/2010
STATE STREET CORPORATION 42.378.463 4,01 3.157.619.278 30/set/2010
BlackRock Institutional Trust Company, N.A. 26.868.983 2,54 2.002.007.923 30/set/2010
Capital Research Global Investors 23.644.000 2,24 1.761.714.440 30/set/2010
MARSICO CAPITAL MANAGEMENT, LLC 15.850.081 1,50 1.180.989.535 30/set/2010
NORTHERN TRUST CORPORATION 15.342.884 1,45 1.143.198.286 30/set/2010
EATON VANCE MANAGEMENT 12.544.864 1,19 934.717.816 30/set/2010
Bank of New York Mellon Corporation 12.457.243 1,18 928.189.175 30/set/2010
Maggiori investitori fondi comuni
Portatore Azioni % in uscita Valore* Segnalato
FIDELITY CONTRAFUND INC 22.789.570 2,16 1.772.344.858 31/ott/2010
WASHINGTON MUTUAL INVESTORS FUND 19.574.187 1,85 1.458.472.673 30/set/2010
GROWTH FUND OF AMERICA INC 15.182.467 1,44 1.131.245.616 30/set/2010
FUNDAMENTAL INVESTORS INC 12.306.017 1,16 916.921.326 30/set/2010
VANGUARD TOTAL STOCK MARKET INDEX FUND 11.603.468 1,10 864.574.400 30/set/2010
INCOME FUND OF AMERICA INC 10.703.200 1,01 797.495.432 30/set/2010
VANGUARD 500 INDEX FUND 9.678.924 0,92 721.176.627 30/set/2010
SPDR S&P 500 ETF Trust 8.037.282 0,76 598.857.881 30/set/2010
VANGUARD INSTITUTIONAL INDEX FUND-INSTITUTIONAL INDEX FD 7.817.094 0,74 582.451.673 30/set/2010
INVESTMENT COMPANY OF AMERICA 7.150.000 0,68 532.746.500 30/set/2010
2009 – Roma - Mentre continua l'allarme per il dilagare dell'influenza suina, della quale ancora ben poco si conosce, emergono dubbi sulle possibili cause della sua comparsa. Un problema che gli esperti si pongono sempre in circostanze come questa. Così fu anche quando insorse negli anni '90 l'encefalopatia spongiforme bovina, meglio conosciuta come morbo della mucca pazza, della quale a tuttoggi non è ancora stato identificato l'agente patogeno, oppure l’ultima epidemia da virus H5N1, l'influenza aviaria trasmissibile all'uomo scoppiata nel 2003 nel sud est asiatico, su cui l'Organizzazione Mondiale decretò all'epoca l'imminente rischio di pandemia.
Tuttavia l'evoluzione dei virus non può essere prevista, i ceppi si modificano, i batteri si adattano alle circostanze dell'ambiente cambiando insidiosamente la loro pericolosità, per cui tante domande rimangono sospese nel vuoto. L'attuale influenza suina è stata denominata dagli esperti virus A/H1N1, ed oggi quest'ultima si attesta per l'Oms al quinto posto di allerta su una scala di 6. Il che significa che il mondo è a rischio nuovamente di una nuova pandemia. Ma questa volta la colpa non è dei polli, nè della mucca, bens' dei maiali.
Insomma la storia si ripete per poi ricadere nuovamente nell'oblio della memoria fino a quando non spunterà fuori un altra patologia mortale, tale da creare una psicosi generale.
Ma in quest'ultima patologia, come negli altri casi citati, la costante è la stretta connessione tra uomo e animale, e non è da sottovalutare l'ambiente esterno in cui gli animali vengono ingrassati per essere poi portati al macello e arrivare infine nelle nostre tavole. Un ciclo che tutt'oggi è diventato un'incessante catena di profitto economico. Accade così anche in Messico, l'epicentro dove si è scatenata l'influenza mortale. Un paese dove le famiglie contadine di allevatori sono state quasi completamente sostituite dalle grandi aziende con conseguenze pesantissime sia sul piano sociale che su quello ambientale. Basti pensare alla società Granjas Carroll di Veracruz comprata dall'americana Smithfield Foods, leader indiscussa nella produzione mondiale di carne di maiale. Ma non solo. Il suo primato è anche quello di essere una società assolutamente inadempiente di fronte alle normative ambientali, tanto che nel 1985 fu costretta a pagare 12,6 milioni di dollari e un suo dirigente condannato a 18 mesi di reclusione con l'accusa di aver scaricato sostanze tossiche nel fiume Pagan nella cittadina di Smithfield in Virginia.
Il quotidiano messicano il Marcha, pochi giorni fa scrisse che probabilmente la causa dell'epidemia sarebbe da addebitare proprio a questa società che nel 1994, spostò parte della sua produzione in Messico acquistando la Granjas Carroll di Veracruz , onde evitare le severe leggi americane.
E così oggi nello stato messicano la Smithfield Foods trasforma ogni giorno migliaia di suini in pancetta, ma, come denuncia il Marcha, non ha un impianto di trattamento delle acque reflue e i controlli sono alquanto discutibili. E' indubbio che in un clima simile a questo le probabilità di rischio ambientale e sanitario cominciano ad alimentare una certa preoccupazione. Ma c'è di più. Un articolo scritto dal reporter Jeff Teitz il 14 dicembre del 2006, apparso sulla rivista Rolling Stones, denunciava le condizioni e il trattamento dei suini negli impianti statunitensi della società Smithfield.
Migliaia di suini costretti a ingrassare in ambienti così ristretti tanto da morire schiacciati l'uno vicino all'altro. Scrofe inseminate artificialmente e piccoli suini tenuti in gabbie così piccole, tanto non potersi nemmeno girare.
Escrementi animali in grande quantità sui pavimenti, assieme a pezzi di placenta, batterie vecchie, bottiglie di insetticida rotte, siringhe di antibiotici, e maialini piccoli morti accidentalmente schiacciati dalle stesse scrofe. Nonostante i ventilatori interni, la temperatura delle stalle dei suini sfiora i 30 gradi centigradi, dove regna un odore irrespirabile causato dagli escrementi e dalle sostanze chimiche. E il reporter si riferiva a uno stabilimento americano. Pensiamo cosa possa succedere in uno messicano, dove spesso le leggi sull'ambiente e sulla sicurezza dei lavoratori non vengono applicate nei confronti delle potenti multinazionali, che come spesso accade pur di trarre profitto non guardano in faccia nessuno.
03-06- 2009 Non si tratta né di una maledizione che arriva dal cielo né di un capriccio del destino.
L’epidemia d’influenza suina A(H1N1) scoppiata in Messico ha dei responsabili con nomi e cognomi: il primo nome proprio è quello dell’azienda statunitense Smithfield Foods Inc., la produttrice di carne suina più importante del mondo. Varie indagini attribuiscono ai giganteschi allevamenti di maiali di questa multinazionale situati nei pressi del paesino messicano di La Gloria – le cui condizioni igieniche sono spaventose – l’origine del nuovo flagello.(..)
Sebbene la Smithfield Foods neghi qualunque relazione trai suoi impianti e la comparsa di un focolaio dell’epidemia proprio alle porte dei suoi allevamenti, un recente comunicato di GRAIN sembra confermarlo. Gli esperti di quest’organizzazione non governativa segnalano che l’aumento su grande scala di allevamenti industriali ha creato le condizioni perfette per la nascita e la diffusione di nuove forme di influenza molto virulenta. Tali impianti zootecnici sono delle bombe ad orologeria pronte a scatenare epidemie mondiali. Già nel 2006 alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale della Sanità degli Stati Uniti avevano dichiarato: “L’enorme concentrazione di animali ammassati in spazi ristretti facilita la trasmissione e la miscela di virus”.
Tre anni prima, nel marzo del 2003, la rivista Science aveva avvertito che l’influenza suina si stava evolvendo rapidamente a causa dell’aumento delle dimensioni degli allevamenti industriali e dell’uso massiccio di antibiotici e vaccini. I virologi mettevano in guardia Messico e Stati Uniti dal pericoloso cocktail virologico che stava per comparire. Dichiaravano testualmente: “Sembra che dopo anni di stabilità, il virus dell’influenza suina dell’America del Nord si trovi in una fase di rapida evoluzione ed ogni anno produce nuove varianti”. (..)
Il Dott. Christopher Olsen, virologo molecolare alla Facoltà di Veterinaria dell’Università del Wisconsin, a Madison, si era spinto a profetizzare: “Ora dobbiamo cercare in Messico l’allevamento dove scoppierà la prossima pandemia”.
Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non ha ancora confermato che il punto di origine dell’epidemia sia proprio lì, tutto lascia intendere che è cominciata a La Gloria, a due passi dagli allevamenti di maiali dell’azienda Smithfield.
Gigante produttrice di carne suina, Smithfield Foods Inc. è una delle maggiori imprese agroalimentari del pianeta e la numero uno della carne di maiale. La sede è nella città di Smithfield, Virginia, e possiede filiali in nove paesi. In Spagna controlla il 24% del capitale di Campofrío, l’azienda spagnola leader nella produzione di carne suina. Campofrío si è fusa nel giugno 2008 con la filiale europea Smithfield Holdings del gigante nordamericano per formare una nuova azienda: Group Campofrío.
Con un giro d’affari di quasi 12 milioni di dollari, Smithfield Foods è la terza azienda statunitense nella produzione alimentare, dopo Archer Daniels Midland e Tyson Foods. (..) Rifornisce i fast - food McDonald’s e Subway, ed è stata spesso accusata di inquinare acqua, suolo ed aria, oltre a non rispettare i diritti dei suoi lavoratori. (..) E’ stata multata nel 1997 per 123.000 dollari, a causa della violazione della legge sulle acque potabili.
Per evitare le accuse, Smithfield Foods ha trasferito parte dei suoi allevamenti in paesi come Messico, Romania e Polonia, dove le leggi a protezione dell’ambiente sono più permissive o inesistenti, e dove qualche politico è più disposto a farsi corrompere. Grazie all’Accordo di Libero Commercio tra Messico, USA e Canada, e la complicità di politici locali, ora non ha più di che preoccuparsi per le sue violazioni in materia ambientale.
Molti abitanti di La Gloria e di una decina di comunità limitrofe, che da anni vivono respirando una puzza infernale, si sono uniti per protestare contro l’espansione della multinazionale. Hanno organizzato assemblee e marce, finendo con l’essere denunciati dall’azienda per diffamazione. Vari attivisti sono stati processati, altri detenuti ed obbligati a pagare cauzioni per uscire dal carcere. (..)
L’OMS ha avvertito che il nuovo virus può mutare e diventare molto più forte, tanto da causare un’epidemia che potrebbe fare il giro del mondo, fino a tre volte in ondate successive. (..)
Nell’emisfero australe ora comincia il periodo abituale dell’influenza, e il virus potrebbe essere contrastato con gli antivirali (il Tamiflu) e mutare, per tornare all’emisfero boreale in ottobre molto più forte di prima, come capitò con la terribile “influenza spagnola” nel 1918. (..)
Per proteggere i cittadini, i governi stanno acquistando ingenti quantità di Tamiflu (oseltamivir), uno dei pochi rimedi efficace per combattere il virus mutato H1N1, e raccomandato dall’OMS. (..) Scoperto dall’azienda farmaceutica Gilead Sciences Inc., la cui sede si trova a Foster City, California. Gilead ha ceduto i diritti di fabbricazione commercializzazione alla multinazionale svizzera Roche, e quest’ultima ottiene il 22% dei suoi profitti proprio dalla vendita del Tamiflu.
Donald Rumsfeld, l’ex-segretario alla Difesa del presidente George W. Bush ed uno dei principali istigatori dell’invasione illegale dell’Irak, è stato presidente de Gilead Siences inc. dal dicembre del 1997 fino a quando si è incaricato del Pentagono nel 2001, e ancora conserva un’importante quota di azioni di quell’azienda.
Una delle prime azioni di Rumsfeld al governo, fu rendere obbligatorio l’uso del Tamiflu nelle forze armate. I profitti di Roche e Gilead - e anche quelli personali di Donald Rumsfeld - salirono così alle stelle. Le azioni dell’azienda furono anche beneficiate in Borsa a partire dal 2003, quando è scoppiata in Asia la minaccia di epidemie del virus H5N1 dell’influenza aviaria.
Qualcuno, affascinato dalla teoria del complotto, è arrivato a ritenere il detestato Rumsfeld implicato nella comparsa di queste epidemie, in particolare di quest’ultimo virus mutato.
E’ improbabile. La principale responsabilità di questa grave minaccia sanitari risiede nell’industrializzazione delirante della produzione zootecnica. Il sistema dell’allevamento intensivo ha trasformato radicalmente il settore. Oggi somiglia di più all’industria petrolchimica che all’azienda famigliare ancora descritta dai manuali scolastici. (..)
In Spagna attualmente ci sono 25 milioni di maiali (più di mezzo maiale per abitante..) il 92% dei quali in allevamenti intensivi simili alla messicana Granjas Carroll di La Gloria.
In poco tempo si é passati dalle porcilaie casalinghe ad inferni concentrazionari in cui vivono, in mezzo alla sozzura e in un calore asfissiante, decine di migliaia di animali che si scambiano virus patogeni con intensità.
Questo tipo di allevamento intensivo e produttivista, che disanimalizza l’animale e lo considera come un mero “prodotto industriale”, un semplice “materiale” che fornisce carne e profitti, è il colpevole della pandemia in corso.
Quando per gli eccessi di imprenditori insensati questo modello depravato viene spinto all’estremo e scoppia, il disastro sanitario ci minaccia tutti… (Ignacio Ramonet)
Squalene. Novartis. Pentagono.
Ottobre – 2009 - La pericolosità dell’adiuvante SQUALENE nei vaccini NOVARTIS e GSK per l’influenza A/H1N1
Il primo vero sasso l’ha lanciato pochi giorni fa il quotidiano tedesco "Berliner Zeitung"[1]: il Governo ha comprato 50 milioni di dosi di vaccini “PANDEMRIX” della GlaxoSmithKleine (GSK) per vaccinare la popolazione. Ma al tempo stesso ha ordinato per i membri del Governo, i ministeri e l’esercito 200 mila dosi di un altro tipo di vaccino, il “CELVAPAN” della Baxter.
Guarda caso, il vaccino GSK contiene, oltre a un conservante al mercurio (tiomersale), anche un adiuvante sperimentale, lo SQUALENE.
Quello destinato ai funzionari di Governo invece non contiene né l’uno né l’altro.
Il vicepresidente dell’ordine federale dei medici, intervistato dal quotidiano, è stato esplicito: i membri del Governo devono lasciare che il vaccino “sicuro” che si sono comprati per loro venga invece distribuito ai bambini e alle donne in gravidanza [2].
1. Cosa significa questa notizia? Esistono forse vaccini “sicuri” e vaccini “insicuri”?
Purtroppo è proprio così: lasciamo pure da parte il problema del mercurio, da sempre usato nei vaccini e della cui pericolosità già in molti hanno trattato. Il fatto è che in questo momento, contro l’influenza A/H1N1 esistono vaccini che contengono un adiuvante chiamato
SQUALENE e vaccini che non lo contengono. E quelli attualmente in distribuzione in Italia (Novartis) contengono lo SQUALENE.
L’additivo SQUALENE viene quindi oggi per la PRIMA VOLTA usato su larga scala su tutte le fasce di età, con possibili conseguenze dirompenti per la salute pubblica. Per questo si parla di vaccino “insicuro”.
Ma procediamo con ordine e vediamo subito chi usa lo SQUALENE e chi non lo usa. Sono 3 i vaccini approvati dalla UE:
>FOCETRIA (Novartis): contiene adiuvante MF59 con squalene (9,75 milligrammi) [3]; il Governo italiano ne ha comprato 24 milioni di dosi.
>PANDEMRIX (GSK): contiene adiuvante AS03 con squalene (10,69 milligrammi) [4];
>CELVAPAN (Baxter) NON contiene adiuvanti.
Per completare l’informazione: >il vaccino PANFLU che verrà prodotto dalla cinese Sinovac NON conterrà adiuvanti.
Negli Stati Uniti i vaccini che sono stati ordinati dal Governo NON conterranno adiuvante squalene (il cui utilizzo non è mai stato concesso dalla Food & Drug administration).
Per cui è un dato di fatto che nei prossimi mesi a buona parte della popolazione italiana verrà somministrato qualcosa dagli effetti ancora sconosciuti: l’adiuvante “SQUALENE”.
2. Ma cosa sono gli “adiuvanti”? Perché usarli nei vaccini?
Gli adiuvanti sono sostanze che le industrie farmaceutiche hanno scoperto avere la potenzialità di amplificare la forza di un vaccino: infatti quando un adiuvante viene iniettato nel corpo umano il sistema immunitario reagisce con più efficacia e quindi basta una minore quantità di principio attivo (il virus stesso) per ottenere gli stessi risultati [5].
In altre parole: le case farmaceutiche hanno scoperto che “potenziando” i vaccini con adiuvanti se ne possono produrre molte più dosi, più velocemente e a minor costo (l’adiuvante costa ovviamente molto meno del principio attivo) [6].
3. Ma cos’è lo SQUALENE? Perché viene ora usato come “adiuvante”?
Lo SQUALENE è una sostanza presente in natura (sia in alcune piante che in alcuni animali) e, sintetizzata dal fegato, viene prodotta anche dal corpo umano. Lo SQUALENE è importante per la vita umana in quanto rappresenta uno dei tanti “mattoncini” indispensabili al nostro corpo per produrre steroidi. Gli steroidi sono elementi fondamentali per la nostra sopravvivenza: sono steroidi il colesterolo, gli ormoni sessuali (es. testosterone, progesterone) e gli ormoni corticosurrenali (es. cortisolo, androsterone) [7].
I ricercatori della Novartis in questi ultimi anni hanno scoperto che lo SQUALENE, se iniettato nel corpo umano, provoca un’efficace reazione del sistema immunitario e che quindi iniettandolo insieme a un virus lo SQUALENE funzione cone un “turbo” per amplificare la risposta del corpo ad una vaccinazione.
Ma com’è che un adiuvante (tipo lo SQUALENE) provoca maggiore reazione da parte sistema immunitario? I ricercatori di immunologia ancora faticano a dare spiegazioni definitive, in termini molecolari, su come “lavora” nella pratica un adiuvante.
Ma una spiegazione generica e comprensibile da tutti che viene data è questa: “gli adiuvanti promuovono una risposta infiammatoria dei leucociti in una maniera che mima presumibilmente un’infezione naturale” [8]. In altre parole, il sistema immunitario riconosce l’adiuvante stesso come un aggressore. E se si sceglie l’adiuvante che possiede una proteina particolare in comune con il virus allora le difese si scatenano contemporaneamente su tutti e due gli aggressori: virus e adiuvante (teoria dei “due clienti del ristorante” e della proteina Trif [9]).
La reazione di autoimmunizzazione al virus prende quindi il via e in breve tempo il vaccino mostra alla grande i suoi migliori effetti.
4. Ma allora dove sta il pericolo?
Nel caso di utilizzo di adiuvanti di origine minerale (come l’idrossido di allluminio che, per quanto discusso, risulta in uso sin dagli anni ’20), non sembrano sorgere ulteriori problemi oltre ai comuni allarmi già segnalati da alcuni ricercatori (malattie nervose degenerative riscontrate nei topi trattati con l’idrossido d’alluminio, ecc. [10]).
I ricercatori devono invece mettersi una mano sulla coscienza quando come adiuvante viene scelto un componente naturalmente prodotto dal corpo umano, come è appunto il caso dello SQUALENE. Perché qui entra in gioco uno dei principi fondamentali del sistema immunitario, quello detto della “tolleranza” [11]. Secondo tale principio, infatti, il sistema immunitario non attacca quelli che vengono riconosciuti come elementi prodotti dal corpo stesso.
O meglio, questo può avvenire solo in rari casi, con un fenomeno simile a quello del “rigetto”: il componente per quanto riconosciuto viene attaccato perché non si trova dove dovrebbe essere o perché è entrato per una strada non usuale. Per quanto dififcile da spiegare a livello molecolare, questo è quanto di fatto avviene con lo SQUALENE quando viene iniettato intramuscolo nelle dosi determinate dalla Novartis.
A questo punto il pericolo è semplice. Ed è costituito dalla possibilità che in alcune circostanze il sistema immunitario dopo aver attaccato per la prima volta lo squalene sviluppi una propria autoimmunità a questo componente e continui ad attaccarlo anche in seguito ossia anche laddove è giusto e necessario che lo squalene sia invece presente.
Quali le conseguenze sul corpo umano di un’autoimmunizzazione allo squalene? Difficile da dire. In linea di massima la creazione da parte del sistema immunitario di “anticorpi allo squalene” potrebbe portare conseguenze simili a quelle sviluppate da altre “malattie autoimmuni” (ricordiamo che sono malattie autoimmuni, ad esempio, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide e la sindrome di Guillain Barrè [12]).
Diciamo che si possono però ipotizzare sia danni immediati dovuti all’attacco delle difese immunitarie contro elementi del corpo stesso (quindi effetti simili a quelli causati dalla sindrome di Guillain Barré [13]) sia danni successivi, più subdoli e meno identificabili, dovuti ad un’alterazione nel processo di produzione degli steroidi.
5. Ma sono mai stati lanciati allarmi sull’utilizzo dello SQUALENE nei vaccini?
Come molti già sanno, alcuni anni fa lo squalene fu messo pesantemente sotto accusa in quanto ritenuto una delle probabili cause di un fenomeno tanto inspiegabile quanto raccapricciante, la cosiddetta “sindrome della Guerra del Golfo” [14]: circa il 30% dei 700.000 soldati partecipanti alla prima missione in Iraq (1991) una volta rientrato in patria manifestò infatti patologie non immediatamente giustificabili (tra cui disturbi neurologici, infertilità, malformazoni dei feti).
Tra le possibili cause venne presa in considerazione anche la possibilità che un additivo, lo squalene appunto, fosse stato inoculato in via sperimentale in alcuni lotti di vaccino contro l’antrace somministrato ai soldati.
La più grossa ondata di accuse partì dopo la pubblicazione, nel febbraio 2000, di uno studio predisposto da una scuola epidemiologica che riferiva come anticorpi allo squalene fossero stati riscontrati nel sangue di molti veterani vaccinati contro l’antrace [15]. Conferme e smentite da allora si sono susseguite con forza. Ma sostanzialmente le autorità militari americane arrivarono a smontare ogni ipotesi che nel vaccino contro l’antrace fosse stato aggiunto squalene all’insaputa di tutti.
Ma rimanendo sul concreto: le commissioni mediche militari si sono prodigate per negare in tutti i modi che ci fosse lo squalene nei vaccini all’antrace. Tutti quindi avevano paura che ne fosse dimostrata la presenza. Bene. Resta il fatto 10 milligrammi a dose nei vaccini in mano ai nostri medici di famiglia ci sono di sicuro.
6. Ma allora perché la Novartis rassicura che lo SQUALENE è innocuo in quanto già presente sul mercato da anni?
Eccoci di fronte a uno dei punti più delicati della questione. E anche a uno dei comportamenti più subdoli da parte del produttore Novartis. E’ vero: l’adiuvante MF59 allo squalene è già presente sul mercato sin dal 1997, per la precisone è contenuto in un vaccino Novartis di nome FLUAD. E’ l’unico, nel senso che nessun altro vaccino adiuvato allo squalene ha mai ottenuto licenza di distribuzione se non questo: il FLUAD.
Milioni di dosi di tale vaccino sono state iniettate dal 1997 e anche se tra gli effetti collaterali rari (meno di 1 su 10.000) si trova guarda caso proprio la sindrome di Guillain Barrè, nulla in questi anni ha mai fatto pensare che il FLUAD possa rappresentare qualcosa di minaccioso per la salute pubblica.
Ecco quindi che ogni possibile paura sugli effetti collaterali dello squalene viene sempre affrontata così dalla casa produttrice: “Lo produciamo da più di un decennio, ne abbiamo distribuito milioni di dosi, nessun problema serio è mai stato riscontrato. Anzi, è proprio un ottimo vaccino”.
Chi si sofferma a questa semplice evidenza potrebbe anche dormire sonni tranquilli. Chi invece come noi va un po’ più a fondo di colpo inorridisce.
Il FLUAD [16], il vaccino che pur contenendo 9,75 milligrammi di squalene non ha mai fatto male a nessuno…è un vaccino destinato unicamente agli anziani over 65! La licenza non è stata concessa per l’utilizzo per altre fasce di età: nel FLUAD lo squalene è stato per la prima e unica volta la mondo inserito in un vaccino proprio perché il sistema immunitario di un anziano stenta ad attivarsi all’arrivo dei virus.
Quindi queste “milioni di dosi distribuite” fanno pochissimo testo su quelle che possono essere le conseguenze dello squalene su un sistema immunitario “giovane” o peggio ancora in piena fase di sviluppo!
Rassicurare sui possibili effetti collaterali dello squalene sui bambini, sostenendo che non c’è pericolo perché da un decennio viene utilizzato senza problemi sugli anziani, visto che stiamo parlando di problemi legati allo sviluppo del sistema immunitario è qualcosa che a nostro avviso non sta né in cielo né in terra.
Non solo, a voler anche pensar male si potrebbe anche avere il dubbio che reazioni collegate all’utilizzo dello squalene (es. lo sviluppo di una malattia autoimmune come l’artrite reumatoide) possano non esser state rilevate post marketing in quanto scambiate dai medici curanti per semplici “acciacchi dell’età”.
Così come sconosciute saranno evidentemente, trattandosi di over 65, eventuali conseguenze del FLUAD e quindi dello squalene sulla fertilità o su eventuali patologie dei nascituri.
Naturalmente la Novartis qualcosa ha predisposto per non rimanere scoperta di fronte a queste critiche: a maggio dell’anno scorso pubblica infatti i risultati di un primo piccolo test del FLUAD effettuato sui bambini [17]. Lo squalene è stato dunque iniettato nell’inverno 2007/2008 a 269 bambini di età compresa tra i 6 e i 36 mesi di vita. A maggio Novartis dichiara l’ottimo risultato come efficacia contro il virus influenzale e la sostanziale assenza di “effetti avversi”.
Peccato che riteniamo ben scarsa la capacità di questo test di tranquillizzarci: il periodo di osservazione troppo breve (qualche mese), il campione troppo ristretto (269 bambini compreso il gruppo di controllo) e l’età specificatamente troppo giovane (e lontana dalla pubertà, periodo di più forte produzione di steroidi e quindi di utilizzo di squalene da parte del corpo) rendono questo test non utile a dimostrare con certezza la non insorgenza di patologie autoimmuni.
Oltre a questo, Novartis non dà notizia di altri test svolti in passato su fascie di età sotto i 65 anni.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, intervenendo a luglio 2006 con una nota per rassicurare l’opinione pubblica sulla “non pericolosità” dell’adiuvante SQUALENE [18] in realtà ottiene l’effetto opposto, sottolineando la contraddizione e aumentando ancora di più i nostri timori. Si afferma testualmente: “La Commissione conclude che i timori che lo squalene nei vaccini possa provocare patologici anticorpi allo squalene stesso è da ritenersi infondata. Si è altresì comunque notato che l’esperienza riguardante vaccini contenenti squalene è stata fatta primariamente su gruppi di anziani. Dovranno quindi essere poste in atto attente verifiche post-vendita per identificare eventuali effetti indesiderati collegati al vaccino nel momento in cui questo dovesse essere introdotto in altri gruppi di età”.
Quindi non lo sa dire neanche l’OMS se lo squalene nei giovani può dare o meno effetti collaterali. Non è per nulla rincuorante.
7. Ma i vaccini contro l’influenza A/H1N1 saranno pure stati testati prima di essere approvati dalla UE?
Ed eccoci ad un altro punto assolutamente sconfortante: con la scusa dell’”emergenza pandemia” tutti i test sulla tolleranza ai vaccini pandemici risultano essere stati effettuati solo nell’arco degli ultimi mesi. Addirittura possiamo dire nell’arco delle ultime settimane.
Per farci un’idea dell’importanza (per modo di dire) attribuita ai test sul vaccino, riferiamo cosa ha dichiarato il 1° settembre 2009 il responsabile mondiale per la ricerca sui vaccini Novartis, dottor Rino Ruoppolo: “L’altro ieri abbiamo pubblicato le sperimentazioni sugli animali… abbiamo in corso test sulle persone..nel giro di 2-3 settimane avremo i rapporti finali delle prove cliniche…siamo convinti che il vaccino sia efficace al punto che abbiamo già cominciato a produrne milioni di dosi…” [fonte IlSole24Ore del 2 settembre 2009].
A essere cattivi potremmo chiederci: si sarebbero fermati se avessero trovato delle serie controindicazioni? O i test clinici erano dei puri e semplici “pro forma”?
In ogni caso è evidente che in pochi mesi l’unica cosa che possono aver controllato, al di là dell’efficacia contro il virus dell’influenza, era la possibile emersione di effetti collaterali immediati. Ma certo non è questo l’oggetto delle nostre paure: lo spettro è una successiva modifica del comportamento del sistema immunitario, con l’acquisizione di comportamenti auto immuni.
Questi sono effetti collaterali che se non vengono specificatamente cercati si potranno riscontrare, al ivello di sintomi, solo con il passare degli anni (ad esempio quando i bambini arriveranno alla fase della pubertà e si incrementerà l’utilizzo dello squalene per produrre steroidi sessuali).
8. A questo punto possiamo ricapitolare qualcosa?
Certo. In poche parole: di fronte alla pandemia di influenza A/H1N1 tutti i colossi faramceutici si sono buttati sul ricco piatto della produzione di vaccini, chiamati a produrre circa un miliardo di vaccini per il pianeta e consapevoli che chi era in grado di produrre più in fretta e un maggior numero di dosi (magari anche a basso costo) si sarebbe mangiato la fetta più grossa.
Novartis e GSK dove hanno potuto hanno però “giocato sporco” ossia hanno utilizzato nella formula del vaccino un adiuvante ancora sperimentale (nel senso che finora era stato utilizzato solo per una ristretta fascia di popolazione, gli over 65). Diciamo “dove hanno potuto” perché negli USA questo adiuvante non è ammesso sul mercato, in europa sì.
Questo potenziante, basato su un elemento naturale, lo squalene, ha un effetto formidabile: il sistema immunitario trova qualcosa di umano concentrato dove non dovrebbe trovarsi e lo attacca con veemenza. Così facendo attacca anche il virus specifico iniettato insieme all’adiuvante e da inizio al processo di immunizzazione. Immunizzazione dal virus. E dallo squalene? Il rischio di provocare un “autoimmunità”iniettando a dei bambini la stessa dose di squalene (9,75 milligrammi) finora utilizzata per scatenare la risposta immunitaria in un anziano è veramente concreto.
A non rassicurarci contribuisce il fatto che non esistono assolutamente studi di medio periodo che possano dimostrare che queste conseguenze siano assenti o rarissime. La prima sperimentazione conosciuta e resa nota dal produttore è stata effettuata su 269 bambini dai 6 ai 36 mesi di vita, tra il 2007 e il 2008 [17].
I test effettuati (in fretta) in questi mesi sugli effetti del vaccino pandemico possono aver messo in risalto soltanto le interazioni immediate del vaccino, ma nulla possono dirci sugli effetti riscontrabili nel corso degli anni.
9. Conclusioni?
Dato il concreto rischio di sviluppare squilibri gravi e probabilmente irreversibili al sistema immunitario, somministrare a un bambino o ad una donna in gravidanza una dose di vaccino Novartis contenente 9,75 milligrammi di squalene (ossia la stessa quantità finora riservata al sistema immunitario degli anziani), risulta a nostro avviso un atto di incoscienza. In generale ci sentiamo comunque di sconsigliare a TUTTI di assumere un vaccino contenente un adiuvante dagli effetti ancora così poco studiati e potenzialmente assai dannosi.
Rimaniamo consci che comunque il Governo italiano dovrà adesso “smaltire” le milioni di dosi di vaccino
Novartis allo squalene acquistate (ad un prezzo, tra l’altro, che chissà perché ha voluto tenere nascosto a tutti, anche alla corte dei conti [19]).
Ci aspettiamo quindi nei prossimi mesi una pesante campagna mediatica sull’avanzare di questa pandemia nonchè tutte le possibili pressioni del sistema affinchè quante più persone siano vaccinate.
Siamo però altrettanto certi che, come in Germania, chi ci governa il vaccino allo squalene non lo userà. Almeno non sui propri figli.
GRUPPO SVILUPPO IN RETE – Padova – 20.10.2009
qsafeq-qswine-fluq-jabs-to-children-&catid=1%3Alatest-news&Itemid=64&lang=en
[10]http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17114826?ordinalpos=2&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_DefaultRep
ortPanel.Pubmed_RVDocSum
[19] http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_15/influenza-contratto-segreto-sensini_561da992-b952-11de-880c-00144f02aabc.shtml
Marzo 2009 - Il farmaco Symbyax, della Società Farmaceutica Ely Lilly, anche se non ancora presente sul mercato italiano, ha una storia interessante per capire come si muove Big Pharma e perciò applicabile anche a molti altri farmaci, come quelli per il colesterolo.
Ely Lilly comunica di avere avuto pochi giorni fa il riconoscimento del Symbyax da parte dell’FDA americana per il trattamento acuto della depressione bipolare che non risponde ad altre terapie. Il farmaco deriva dall’abbinamento di 2 molecole molto conosciute, Prozac (fluoxetina) antidepressivo + Zyprexa (olanzapina) antipsicotico.
Nuovi farmaci, vecchie molecole.
Queste ed altre combinazioni nascono dall’esigenza di Big Pharma di tenere alto il giro d’affari di sostanze come la fluoxetina per la quale è scaduto da tempo il brevetto e l’olanzapina che, pur essendo un principio attivo best seller, ha effetti collaterali gravi come quello di poter aumentare la glicemia ed indurre perciò il diabete. E’ quindi una strategia, come ha scritto il Wall Street Journal, che mira a tarpare le ali alla concorrenza dei farmaci generici, tenere alto il nome di quelli datati e aumentare la probabilità che i pazienti continuino ad usarli. Inoltre questi farmaci possono essere utili per far provare a pazienti prodotti nuovi sfruttando la fedeltà a quelli vecchi.
Di nuovo c’è solo quindi la strategia di mercato per ripresentare due farmaci in uno e, guarda caso per uno di questi è sempre scaduto il brevetto.
Le famiglie.
Alcune famiglie storiche, come gli Hoffman che controllano ancora la Roche, i Sandoz, ancora presenti in Novartis, gli svedesi Wallenberg in AstraZeneca, la fondazione Lilly in Ely Lilly, o gruppi multisettoriali, come la Total (famiglie Frère e Desmarais) e l’Oreal (famiglia Bettencourt e Nestlè) maggiori azionisti di sanofi-Aventis. Per il resto si tratta di investitori istituzionali, in primo luogo banche e fondi di investimento, per conto di migliaia di piccoli risparmiatori.
Pochi operatori dominano le maggiori imprese: la britannica Barclays Bank, la statunitense State Street, alcune case di fondi come Fidelity, The Capital Group, Wellington. E nel 60-70% del capitale che fa capo a fondi o investitori in borsa, non mancano gli operatori italiani. Le grandi aziende farmaceutiche, spesso in linee di investimento “salute e ambiente” sono in portafoglio ai maggiori gestori nazionali di fondi. Eurizon (gruppo san paolo-Imi, ora Intesa San Paolo) ha, tra l’altro, Novartis come secondo titolo del fondo azionario internazionale etico. Nord Est Fund, delle casse rurali trentine e Bcc del Triveneto investe nelle farmaceutiche, GlaxoSmithKline e Schering Plough in testa, il 14% dell’azionario globale. Etica sgr, la società del risparmio gestito di Banca Etica, che aderisce a Iccr, ha portafoglio Bristol-Myers Squibb, Johnson & Johnson, Sanofi-Aventis. Il rapporto di Iccr ha già messo in moto relazioni da vari fronti, ma il suo obiettivo più importante è influenzare il comportamento delle imprese a partire proprio dalla sollecitazione agli azionisti a compiere scelte responsabili.
Fonti:
mednat.org
informazionenonautorizzata.blogspot.com
DIRE
PharmaExec.com
L’Espresso 11-12-08
Francesco Terreri Microfinanza
Alessandro Ambrosini Dazebao L’informazione on Line
Jack Law, Big Pharma, Einaudi 2006
Fine Prima Parte.
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