24 marzo, 2011

el aziz, di vitobenicio zingales

el aziz e di quel sublime oltraggio.

se fosse una di quelle storie col tonno scannato,
se fosse una di quelle che t'aprono il sangue,
se fosse una di quelle che ti spalancano e manco t'accorgi,
se fosse una di quelle storie che ci crepi per la puttana miseria degli altri,
se fosse una di quelle che c’hanno la gonfia eccedenza, nel mescolio magenta, là che ti schizza di sotto alla vita,
ci starebbe in pieno e tra le vene del sonno e le vertebre del cuore, tra gli incisivi del culo e in fondo agli ossi dell'anima.
forse e di più
di quei ricordi sbattuti fra tacca e mirino di una vita abrasa.
se fosse una di quelle storie che senti al palato,
tra il dirti in coscienza e in coscienza ti dico, ci starebbe in pieno e sull'apice del ricordo migliore: il più lungo tra quelli rimasti ... tra quelli che ancora non c'hanno scannato.
si, se fosse una di quelle
starebbe in bocca al primo "amen!", fra i santi e l'ave maria di quando alla domenica
ti senti "picciotto di fino" e cristiano di petto.
se fosse una storia di pelle e pruriti
diresti che comunque “ il picciotto visse da uomo e poi ci crepò da infame".
di lato. di fianco. supina, buttana la morte.
come a un tonno scannato.
ma fra il porpora dei marabutti e il tufo turrito dell’ultima croce madonna
minchia! ti volti, ti sposti, te la metti alle spalle, ti dormi, t'angusti e ci vomiti ... aziz è.
quella che senti, el aziz è ...
mentre i cefali schiattano sotto al filo della gebbia
che è dentro al guaime degli occhi.
e ti metti al "firrio" come agli "scappati",
col sole a piombo e sul denso degli schizzi,
col catrame a scolo su quel centimetro di "sgobbo",
col cielo di sotto al "lampiare" dei tralicci di sopra,
con quel cristo di un uomo crepato
per la buona decenza,
per la buona creanza
per la buona pace di tutti quando è solo uno a tenerti
per le palle dell'anima ,
su per la coscienza legata al mollame della lisca minchiona.
palermo che se ce l'hai nel sangue dal suo sangue non scappi,
palermo che del suo tanfo ne sei figlio
per sperma di madre,
palermo che lo zolfo lo capisci
quando in vena a sbatterti è il ristagno dei porci,
palermo che delle sue zaffate ne sei padre
per sperma di figlio.
palermo che se non sono minchiate sono cazzotti
nel di dentro dell'anima e nel di fuori del cremisi sangue che secca ... "minchia ancora!?"
si, in fondo al palato dell’ultimo oltraggio:
"signora eccellenza con tutto il dovuto rispetto, ma andasse a fare in culo!"
e se è dovuto e se non sei crepato, ce lo paghi il conto: con la sinistra sul cuore
e con la destra dove ti senti più uomo.

la vita e aziz. e quelle solite secchiate di fango negli occhi.

photography, francesco ferla.

4 commenti:

  1. palermo che se ce l'hai nel sangue dal suo sangue non scappi...

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  2. e del delitto d'esser sublimi tra guaime e porci.

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  3. "palermo che se non sono minchiate sono cazzotti"(sicuro!)

    "nel di dentro dell'anima e nel di fuori del cremisi sangue che secca ... "minchia ancora!?" (sì minchia, ancora!)

    e quindi, ci sta. Bello, diretto, a gran voce e con visibile gesto d'accompagnamento: "signora eccellenza con tutto il dovuto rispetto, ma andasse a fare in culo!" .

    Se fosse una di quelle storie. Lo è. Bravo (lo dico con la sinistra sul cuore. E basta).

    Elena

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  4. e così è ... se ti pare e se t'aggrada ... che se non sono minchiate, sono cazzotti di scirocco nel guaime degli occhi

    vbz

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