25 novembre, 2011

Triskeles, cazzotti bastardi, di vitobenicio zingales

cazzotti bastardi. x parte

Da una parte erano i fratelli e dall’altra, alle mie ore 12, quello stronzo di un Hank.

D’ottobre, sul finire … con quel solito caldo “smacchia cervelli” posato, a galleggiare, ad un metro da terra.

Ci sono cose che, se devono andare, e aldilà di come la pensi, vanno come è giusto che vadano. È come se c’avessero il loro “verso dentro” e non ci sono cazzi per poterne fermare il corso. Prendete le cose che accadono in natura: frane, erosioni, alluvioni … e a quelle, chi le ferma? Ecco, pressappoco, per le vicende, tutte o quasi, umane, è così che intendo la cosa. Magari del “Principale” c’è pure del “Suo”, ma quando una roba comincia, vive e finisce, nella quasi totalità dei casi, comincia, vive e finisce nel modo che tu, e ancor prima d’iniziare, hai voluto dare al “gioco”. Se decidi d’uscire col ferro in strada, a gennaio, col ghiaccio che spazzola il catrame, beh … sai bene che “il culo per terra” sarà una tra le probabilità. “Ovvie minchiate?”, pensateci, cazzo … da un po’ di tempo a questa parte, l’umanità intera, è col culo per terra proprio perché ha deciso di fare quegli stronzi quattro passi, nel mese più freddo e col ghiaccio sul bitume … Eh, eh,eh … ci state pensando, vero? Magari state tornando a tutte quelle storie che vi hanno visto col culo per terra …

Non so a voi, ma al sottoscritto è capitata una di quelle vite con la strada sempre, perennemente e strafottutamente, coperta da lastroni di ghiaccio! E’ vero, spesso me le sono cercate, ma nelle ultime storie, credetemi, ho fatto di tutto per pararmi culo e … dentiera. Sfiga? Improbabile. Destino? Lasciamo perdere …

“Ernè: ma tutte a noi?”

Ernesto: altro caso, più o meno clinico …

“Vedrai … girerà …”
“Fratello: è da vent’anni che dovrebbe girare e qui siamo ancora col culo carteggiato …”
“Devi portare pazienza, coglione!”
“E non ne ho avuta, forse?”
“Già, ma verrà .. vedrai … verrà …”

Solitamente dopo l’eterna rassicurazione, l’amico porta gli occhi al cielo e …

“Il vero Presidente è lui e lo sai …”
“… che se scrive sono cazzi! Lo so … lo so …”

… amen.

Di sera, alle spalle del vicolo, dov’è l’ombra “migliore” … quella che fa comodo ai cazzi dei picciotti al mercato. Solitamente qui è l’intensità di quei “taluni” odori: dal fritto allo strutto, dal basilicò alla mentuccia, dalla fame alla rabbia. Come quando è il salmastro, anche qui sono la forza e la memoria. Non è legato alla genetica, ma certi codici, in noi siciliani, sono in quella parte di anima dove scorre il sangue migliore. “Ma che cazzo scrivi?”, rimproverereste e potrei anche capire, se non fosse per quelle invisibili narici che la natura ha inteso concederci alla nascita. Spero che seguiate, ma ci sono odori che solo i nostri occhi “sentono” e ci sono umori e sapori che solo le nostre orecchie riescono a “cogliere”. Così come nei ciechi, anche nei carcerati accade che, col passare del tempo, si sviluppi enormemente la sensibilità x piuttosto che l’altra y. E noi, degli uni abbiamo la “pelle che sente” e degli altri possediamo il “sangue che parla”. Dalle nostre parti, non c’è cristiano che non sappia, e non perché l’abbia imparato dai libri, il senso del pompare del “viola” in quella intima parte dell’essere o il senso del “pallido in bocca” quando è l’”odore” della menzogna tra palato e coscienza. Per queste caratteristiche del “sentire”, il siciliano è l’esperto dei tanfi dell’anima. Sintetico come ragionamento, ma spero abbiate afferrato.      

“Fatti sotto fratello!”
“Ti faccio nuovo Hank!”
“Bastardo … per tre volte, cazzo … tre volte!!”
“Anche mille per me!”

Ci sono cose che vanno come è giusto che vadano.

Quando tra noi fratelli le parole non bastano, lasciamo che siano i cazzotti … e quella con Hank fu una “conversazione” illuminante, piacevole e veloce.

Non sto qui a dilungarmi sul motivo, ma per “quel motivo” farei a cazzotti per altre mille volte. Il mio punto d’onore, quella volta, aveva un nome e quel nome per me aveva e ha lo stesso valore che per voi, presumo, può avere la vita: Aladino.      

“E allora fratelli, passiamo ad Aladino ... mi pare che gli estremi vi siano tutti. Parere favorevole?”

Il Consiglio espresse il suo voto, favorevole … eccetto il mio.

“Camilo, perché?”
“Presidente: voglio ricordare a tutti i presenti che, come da regolamento, non sono tenuto a dare alcuna spiegazione.”
“Quindi?”
“Quindi per me … è no, punto!”
“Bene. La seduta è tolta!”

Aladino è un SaF nato. Il suo posto è il mare. Aldilà di quel cazzo di un grigio lavoro all’università, nei mesi caldi, il ragazzo prende il mare ... e sparisce. I ricconi gli affidano le proprie barche a vela … e lui, da esperto capitano, a quelli li conduce verso l’onda lunga, tra tirreno e mediterraneo. Nei suoi occhi sono il cielo grande di Xitta e l’h’sum delle dune di Tataouine. Non è difficile “sapere” la sua anima, basta guardarlo: tra il magenta del cuore e l’ambra, riflesso nel centro dei palmi sono la forza e la lealtà. Aladino è il coraggio e il vigore, la temperanza e il rispetto. E’ uno straordinario padre premuroso e nel suo orizzonte d’uomo splende quell’”infanzia ritrovata”. “Picciridda” è la sua pupa … una splendida “Street Bob” 1.600, nera, languida, sensuale e … monoposto. Abbiamo fatto strada insieme: conosce e rispetta il bitume, come il migliore tra i SaF. Il suo occhio è sempre vigile e la parola, nella bocca come nella sua mente, è calda, ferma e misurata. Anche lui conosce il sudore del ring e, come tutti i fratelli, cerca la sua perduta Ithaca. Quando la sua “lampada” è sul mio “190” sento il culo al sicuro e l’orizzonte spalanca meglio alla mia voglia di vivere.

“E allora, coglione: è la terza volta che fai saltare il consiglio, perché?”
“Ernè: sono cazzi miei!”
“A questo punto non sono più tuoi … sono anche miei, o no?”
“No!”
“Coglione!”
“Sarà una minchiata, ma il motivo ci sta, punto!”
“Monta su Jessie e facciamoci un giro, dai.”

In città abbiamo il nostro bar. E’ il posto del mattino. Ogni giorno, alla solita ora, in inverno o d’estate. A parte il “ponte”, solitamente è qui che, con Ernesto, ci si apre alla vita. Se potesse parlare questo tratto di strada … confidenze, segreti, amarezze e gioie. Ci sono posti che il nostro ricordo associa all’umore personale di quel periodo, ma anche, se c’avete fatto caso e avete un posto tutto vostro, alle ore in cui si è soliti vedere gli amici.

Quella volta era sera al “bar del mattino”.

Dal mercato al “nostro” bar sono una manciata di minuti, con i ferri solo pochi istanti. In quegli attimi, ad uno schizzo di sputo sulla gomma del mio amico, tornai alla mia vita, a Mò e a quell’andare lento che era ormai parte dei miei giorni. Non conosco questa sorta di magia, ma quando accade ‘sta roba, sento d’essere dentro a tutto ciò che pulsa nel ferro. “Pazzia?”, non saprei, ma il mio cuore, credetemi sulla parola, è lì, tra i grandi cilindri, che batte e il sangue pompato in vena scorre, lanciato a pressione dagli iniettori, tra pistoni e bielle … le emozioni poi, collidono col cromo e i pensieri, trattenuti dapprima dalla mente, sfuggono, alla fine, tuonanti, dall’”onice” dei Vance&Hines. In quegli istanti divento e mi faccio uno con la mia Jessie, come se la vita esprimesse al mondo la cosa più bella del mondo: come quando con la donna amata non si è più due, ma in eterno uno.

“E allora, mi spieghi?”
“Sai bene che non sono tenuto a …”
“Fanculo le regole del cazzo … è con tuo fratello che stai parlando!”
“Ernè: non posso!”
“Perché?”
“Non posso tradire i fratelli … le regole vanno rispettate.”
“Che cazzo t’ha fatto Aladino, dimmelo!!”
“Non posso!”
“Devi …”
“Altrimenti?”
“Fanculo Camì … certe volte ti spaccherei per bene …”
“Saresti solo un fottuto bastardo.”
“E tu, allora? Giù tu giù io, no?”
“Sei un figlio di puttana!”
“Spara, dai …”
“Ok …”
“Dai … liberati da ‘sto cazzo di un peso, così risolviamo la cosa.”
“Ricordi, da Carlina, il nostro primo incontro con Aladino?”
“Si, e allora?”
“Ricordi tutto?” 
“E come cazzo faccio? È passato un mese …”
“Il consiglio c’era tutto e a parte i membri al completo erano due aspiranti tra noi, ricordi?”
“Si, ricordo, e …?”
“Alla fine, per festeggiare l’incontro, ordinammo sambuca per tutti, ma Aladino …”
“Aladino, cosa?”
“Cazzo, Ernè … dammi tempo …”
“Non rompere i coglioni … che cazzo fece Aladino?”
“Porca puttana … ordinò un cazzo di bicchiere d’acqua!”

I due cazzotti andarono in sagoma nello stesso istante. Hank accusò bene il colpo, ma abbassò la testa e, cosa peggiore, andò, per il suo respiro, alla cerca di un ritmo regolare … Fu proprio lì, quando le mie orecchie “osservarono” quel viola, tra fegato e cranio, che gli stampai un diretto al mento … aldilà del suo sangue, fu il sorriso stampato nella bocca del fratello a farmi capire quanto fossero importanti per noi quei quattro, straordinari cazzotti bastardi.

E tutto per uno stronzo, fottuto bicchiere d’acqua.

Ci sono cose che le parole non le sanno e altre, più preziose, che le parole non immaginano. Ci sono cose che non appartengono “semplicemente” alla vita, ma così pienamente libere da appartenere al mondo. Ci sono cose che la parole da sole non bastano e non appena le pensi sei dentro a quella parte di cielo che è nell’idea d’ogni uomo. E sei “parola” e sei cielo. E sei quell’Idea. 

E ci sono cose che sei tu, non appena saprai, finalmente, chi sei.

Abbracciai Hank … L’Idea volava pienamente libera … libera d’appartenere al mondo.

E in quella parte di cielo … Aladino divenne SaF.

SaF


2 commenti:

  1. "Ci sono cose che, se devono andare, e aldilà di come la pensi, vanno come è giusto che vadano. È come se c’avessero il loro “verso dentro” e non ci sono cazzi per poterne fermare il corso". E' così Vì, con lo sguardo ogni giorno verso il "bar del mattino".

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