“E allora, cosa?”
“Siamo al ponte, no? Insomma, che cazzo ci facciamo qui?”
“Camì: il Montecristo, prima …”
Era il cielo, dappertutto. Uno di quelli che ti prende lo spavento per come sanno riempire i tuoi occhi. Uno di quelli che pensi sia troppo presto per levarti dalle palle e che, nonostante si stia al tappeto per quell’ultimo cazzotto in bocca, tu possa ancora farcela. “In fondo”, come dice Ernesto, “anche da “quelle parti” ci sarà del bitume da battere. Quel “nero denso” che, se lo infili dal verso suo, ti porterà giusto sul culo del dosso perfetto”. Ovviamente non so cosa si combini lì ai piani alti, ma è bello poter credere che anche “lì sopra”, lasciate le mezzerie “qui sotto”, possa esserci, con tutto il dovuto rispetto, uno di quei dossi da fottere e doppiare. E poi, e di questo ne sono certo, al “Principale” farà piacere vedere scorazzare, nella sua zona, tanti ferri insieme. Ma siamo quel che siamo, con la vita che chiede ancora vento per la nostra vela affamata.
Siamo gente semplice, noi. In questa parte di cielo, ci basta davvero poco: un tiro di Montecristo, un dito di tequila nera e una bella razione di bitume da mettere dentro e in tondo al cuore. Per arrivare al punto in cui siamo ne abbiamo fatta di strada, “ma al punto in cui siamo”, come dice quel finocchio del mio amico, “da quest’ultimo tratto d’asfalto, di certo non schiodiamo. E allora facciamo che il secondo tempo sia migliore del primo!”.

Al ponte abbiamo il nostro posto, basta scavalcare una rete, aldilà di uno dei due stretti camminamenti, tra gardrail e strada, e fare giusto due passi. Da qui, se butti bene l’occhio, c’hai tutto quello che serve, almeno per un istante, al tuo mare dentro. Di sotto, a piombo, è il fiume nella sua vena lenta; davanti, a smarrirsi, sono carambole ulivigne di nodose querce e su per la vertigine intrighi odorosi di ginestre.
“Ti manca, vero?”
Conosco Ernesto da una vita. So com’è fatto e so “da dove c’è arrivato”. Non so per voi, ma per me, col “bastardo”, è come aver fatto centro, e dieci volte su dieci, con le freccette. Penso che calzi, ma quando hai la fortuna di “camminare la vita” con un amico di fianco, è come al mercato, magari nell’afa d’agosto, con le tue venti buste strapiene di roba, da dividere per ogni braccio: l’amico è lo stronzo perfetto che s’accolla metà del carico senza sé e senza ma.
“Se mi manca? Si Ernè, come il respiro …”
“E’ dura, fratello …”
“E’ la vita …”
“Già, né più né meno … la vita.”
“Non c’è istante, non c’è un cazzo di un attimo che …”
“… stia dentro a ‘sto frocio di un cuore.”
“Il solito poeta, ma si fratello … è la dura verità e non c’è un cazzo altro da aggiungere.”
“Sparissero, magari …”
“Si, in fondo al mare …”
“E invece no, lì a darci il tormento …”
“Cazzi nostri …”
“E fanno tutti male. Ma non ti eri inventato un pretesto?”
“Già, uno di quelli buoni …”
“E allora?”
“Come mi vedi?”
“Stai messo male. Stanne certo, però: girerà!”
“Si, magari prima crepo …”
“E chi lo sa …”
“Fottiti!”


“Quindi?”. Quindi, un cazzo …la stronza è dentro il mio cuore. E ce la tengo, non posso far altro, amen.
“Un goccio?”
“Solo uno.”
“Il solito sergente …”
“Le regole sono regole.”
“A proposito: i nuovi bussanti?”
“Pancho e Tex?”


“Mi fido …”
“Ti romperò le palle: e allora? Il Ponte, perché?”
“Bene … tira fuori dallo zaino la cazzo di piuma …”
“Sicuro?”
“Come l’aria che respiri …”
“Prima, però …”
“Spara!”
“Con chi cazzo l’avevi al telefono?”
“Di che parli?”
“Due o tre giorni fà, al telefono. Al tipo hai pure dato un appuntamento per risolvere …”
“Ah … quella telefonata. Stronzate, Camì … solo stronzate …”
“Stronzate? Ma se ci stavi facendo a cazzotti!”
“Credimi: minchiate …”
“E’ per il club?”
“Butta giù la penna, prima.”
“Sei il capo … ok … la penna prima.”
“Si … falla volare e leviamoci ‘sto pensiero.”
“E sia … “
“Bene. Al solito?”
“Al solito.”
“Se scivolerà sull’acqua … sarà destino … Gabriela. Se sgarra, amen!”
“Cazzo! Siamo sul ponte per questo?”
“Non è un buon motivo?”
“Il migliore, Ernesto … il migliore.”
Faceva un filo di vento. Il nostro mondo perfetto era due metri appena sotto quella parte di cielo. Dal ponte una penna di gabbiano avrebbe dovuto svelarci un altro pezzo di strada. Ma nelle cose del cuore … basta una goccia d’olio, un soffio … cadi e rimedi un ricordo … un altro buco, prima di quell’”ultimo dosso”.
SaF
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