20 aprile, 2012

l'ultima ora, di vitobenicio zingales


doveva essere diverso, ma in fondo, tutta "la cosa", avevi già immaginato che sarebbe andata così. non fa male. a parte il respiro e quel senso di bagnato "là sotto", il resto è come lo ricordi: la carne appiccicata giusto alle palle. forse, nel mezzo, ci sarebbe stata una telefonata, che so, una di quelle che, distratto, fai ai tuoi vecchi per dire: ciao pà, si, si ... tutto intero, due giorni e faccio ritorno, lo dici tu a mà? ok ... scusa, vado. e tagli corto, per bilanciare il solito svantaggio tra l'adesso e il rimorso. una di quelle che ti piace stampare, e una volta ancora, nel cuore della tua bella: ho trovato tesoro, si ... non sbagliavi, era dentro me ... tranquilla, faccio strada, si, verso casa. e ti fermi, per controllare lo scarto tra la scelta e quella porzione di coraggio rimasta. e ti chiedi, se è tempo di chiedere ancora, magari per l'ultima istantanea da rifilare al tuo amico di sempre, quello con cui hai imparato a far di conto con le albe e i tramonti irrisolti: si, fratello ... palle a posto, porto il culo a casa. hasta ... e lo fai sotto quel cazzo di un cartello, sognato tra le attese e quell'incontenibile sete tra sogno e coscienza. "vorkuta, siberia." alla fine, è il cielo che ti sbatte negli occhi. un azzurro tutto straniero, lì per te a rigenerarsi infinito. nel nome di tua figlia. vorresti, ma non puoi e chiedi a dio di usarti l'ultima cortesia. ed è là che senti i motivi del dolore, tra i ragionamenti del "passano i giorni" e le equazioni del "non torneranno mai più." e rifletti. ti prendi da parte e cominci la risalita. e pensi: cazzo, l'ultimo dosso. stampamela negli occhi, l'ultima volta, ti prego. ti concentri, aspirando dal gelido vento, un debole vagito di vita. e ci riesci, quasi. a quel punto è il sottrarre ad avere il privilegio: t'arriva caldo in gola, tra orecchie e pupille, e capisci che il mondo è alla sua ultima ora. 

"poco tempo", rilancia quella certa voce a sonagli, ma devi scegliere: sommare dolore al dolore per possedere ancora "vita viva" o startene lì buono a crepare. scegli, rintuzzi il distacco, tra algebra e cuore, e "calcoli" che dio è possibile. grazie!. vorresti l'impossibile, ma i sigari sono a cento metri dal tuo stronzo pezzo di bitume, insieme alla moto schiantata chissà dove cazzo dove. ed ecco, come riflesso in uno specchio logoro, la gigantografia dei tuoi errori ... ti amo ... spero che tu possa sentirmi, tesoro mio. il sottrarre e il sommare, là a fare a cazzotti con obblighi e privilegi. hai freddo, senti caldo. sei lì per andare, ma rimani. alcuni angeli chiedono, altri demoni pretendono. algebra e cuore ... il tuo viaggio perfetto voleva essere diverso. rimarranno le carte e le mappe sul comodino di casa: tranquillo, qualcuno, chissà chi se non la solita stronza adorata, penserà a seminare ordine dentro le caotiche terre dei tuoi pessimi ricordi spillati. ti rimane un'ultima cosa da fare, in fondo la migliore che hai imparato nel tempo, tra risalite e rivincite. e qui i numeri non centrano semmai equivalenze e frattali sapessero le distanze tra la prima e l'ultima cartilagine dell'anima.

prendi tutto l'azzurro che puoi negli occhi e col sangue che firma in eterno quel pezzo d'asfalto straniero ... sorridi. si, sorridi ... perchè è la cosa migliore che di te, la vita degli altri imparerà ad amare.


3 commenti:

  1. Non solo il sorriso... Si, soprattutto quello ma non solo. I ricordi brutti svanirebbero e resterebbero rimorsi, rimpianti e sorrisi. Come quando lo incontri per caso un tardo pomeriggio e ti restano i pensieri e il sorriso stampati sul viso e l'odore dentro le nari per alcune ore. Insieme alle mappe e alle carte sul comodino.

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  2. " sorrido, si. perché non può biasimarsi un uomo che tra gli abissi di una verità che non è solo sua, ma di un mondo intero, sente, in quegli stessi abissi di infilare kilometri e kilometri di un bene che vorrebbe vivo. ostinandosi. come un pazzo furioso. tappandosi occhi e orecchie e dire in vero, fanculo! Perché il cuore, un ignorantissimo cuore, che poco sa di calcoli e memorie, un cuore deficiente, obbligato a guardare in faccia anche il mostro più imberbe, rimane. l'unico che detta e ridetta. come un tormento amabile, che non può essere cosa brutta. no. non può essere cosa brutta."

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  3. Come un pioniere dello stile, trascini il lettore sulla tua lunga Strada, che conduce ad una identità più umana; ti addentri fino al nòcciolo del cuore, dove trasformi il vuoto dell'esistenza in “possibile sogno”. Diventi, parola dietro parola, l'uomo di frontiera che porta in sé il cambiamento puro. Sei anima, sei letteratura, sei carne, ricerca, coraggio.
    E sei tutto.

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