24 aprile, 2012

l'ultima botta al cuore, di vitobenicio zingales


ma è quell'ultimo istante a dirti la vita negli occhi. c'hai il cielo e basta. nient'altro, perchè nient'altro, da adesso, potrà essere ancora. la differenza, tra l'osare e il restare, è in un soffio e il privilegio avrebbe potuto essere tuo se solo avessi imparato la regola: sottrarre anzichè sommare. ma si sa, nella vita è come quando non hai mai tempo e, a quel tempo, la fretta suggeriva l'accumulare disordine che l'ordire pazienti lentezze. in  questo contare alla rovescia, in attesa di chiudere il conto, però, hai tutto il tempo che vuoi, perchè da quel tempo che resta, torna la parte migliore. e malgrado il tuo adesso sia lì pronto a bere l'ultimo sorso, ti sforzi e fai posto a quelle che pensavi fossero solo stronzate e, per questo e per altro, lasciate a casa prima del grande, tuo fottuto viaggio. non c'è tempo per ragionamenti tipo "e adesso, che faccio?" o "sono proprio uno stronzo ...", non ci sono i margini per gestire anche semplici concetti o elementari aritmetiche salvanti: la contabilità sulla pietà la tiene un signore di tutto rispetto e tu sei troppo sotto per promettere ancora numeri e cazzate. di fianco è il dannazione, se solo avessi e alle spalle è il porca puttana, se solo non avessi. senti d'essere la solita statistica, tra le variabili di una scelta o il solito gioco a premi, tra le costanti di un sogno impossibile. ma è il tuo sangue, tra mezzeria e canale di scolo, a buttar giù una prima stima del danno. hai paura. vorresti alterare la curva del tempo, ma quella "certa grammatica" non concede sconti a chi ha già saltato, tra le parole passato e presente, una virgola, una parentesi o, ancor peggio, un dannato, ma decisivo stronzo di un punto ... e basta. vorresti scambiare il tuo, col tempo di un altro, magari con lo spalamerda cliente del solito moralista del cazzo. vorresti tirarti fuori, promettendo, a chissà quale angelo o santo, di leggere la bibbia dal primo all'ultimo miracolo. inutile, c'è solo quell'unica cosa da fare ... crepare e farlo ancora sognando. "ok ... basta, sono pronto ...", dici e ti verrebbe di chiudere gli occhi, ma devi andartene nello stesso, identico modo con cui, fin lì, hai fatto strada. ne afferri uno, poi un altro e alla fine, quando senti che il freddo è lì pronto a dare l'ultima botta al cuore, stabilisci un contatto col tuo grande museo. "ecco, ci sono ..." e da quella custodia ficcata nell'anima ... ne prendi una, due e forse anche tre: sottili e lontane, ma potenti istantanee a colori. piano e te le metti nel cuore. fanno male all'inizio, ma come le grandi strade che in vita hai battuto ed amato, adesso, in punto di morte, quegli antichi almanacchi illustrati, ti concedono il calore di una forte e sincera stretta di mano. 

con tutto il cielo negli occhi, sei pronto. 
è la strada la prima ad accogliere il tuo ultimo respiro. 
nulla, adesso, in quella terra lontana, sembra straniero.

tra colpe e peccati, un ultimo sorso.

un'ultima botta al cuore ...

cromo, benzina e bitume. e te ne vai, sognando ancora una volta ... 

3 commenti:

  1. ecco...la fretta allunga il tempo e accorcia la vita.

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  2. ecco...la fretta allunga il tempo e accorcia la vita.

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  3. quei non mi piace sono troppi. solo uno vale :)

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