15 giugno, 2012

nomad skies: l'ultimo "bitume" di camilo, di vitobenicio zingales

Non servirono, proprio non servirono. E non sarebbero servite. Lasciammo che fossero la strada, il cromo e il vento. Giusto o meno che fosse, preferimmo alle parole, il dorato delle spighe. Ai bordi della statale, le solite alchimie di sempre, tra guardrail e ulivigne permanenze, moltiplicavano per il "battere" del cielo. Era la strada, il convincimento più forte tra le carreggiate ondulanti delle nostre certezze ... quel sottrarre caos dagli eterni archivi delle nostre provvisorietà.
Ma la strada, richieste le sue "virtù", talvolta, non fa sconti e il conto che presenta alla fine di un viaggio è commisurato alla dedizione e alla fede con cui quel viaggio è stato vissuto. La strada, badate bene, ha la sua aritmetica del cuore e quei "certi numeri" hanno una logica e una particolare morale: l'errore più comune, il credersi, una volta in strada, totalmente diversi da ciò che si è quando l'asfalto chiede, invece, solo lealtà.
Era caldo e quella scomposta perfezione faceva bello perfino il declinare dei miraggi, lungo la grande strada. La "ferrovia" scorreva di fianco e il supporre l'infinito, di quel ferroso parallelo, finì con l'essere l'eco dell'istante. Oltre la strada, un metro sopra il margine del dosso, era il cielo a segnare l'immenso, ma al di là del cielo, tra terra ed aria, erano le pietre miliari, susseguendosi ridondanti, lì a tracciare l'infinito. E se tra quegli istanti fosse apparso il "regionale" delle 19, avremmo creduto lo sferragliare del locomotore, come la più piccola parte del tutto e del silenzio ... talmente forte era quella magia, tra il diradare del cielo e il "biondo cangiante" su quel pezzo di strada..
Pensavamo d'essere i migliori, con le nostre odorose illusioni tatuate sul petto e con le nostre potenti motociclette allineate sotto al sole. Pensavamo che il "Principale" c'avesse leggittimati ad essere figli del "grande boh!" e a vivere come coloro che di quell'idea ne sono gli arcangeli custodi. Pensavamo che sarebbero bastate le nostre camice a fiori per raccogliere dal vento la verità sulla grande promessa. Credevamo che sarebbe bastato un giro di tequila legno, al bar di sotto, per fare di quel mondo il mondo più bello del mondo. Pensavamo che sarebbe bastato "jerrie", con boogie woogie, per giocare d'anticipo e avere l'america ancora dalla nostra. E sbagliando, pensammo che sarebbe bastata solo l'"idea" per spiccare il volo. Ma dopo il salto, dell'anno prima, esaurimmo la fiamma e dimenticammo, quel "bravo motivo" ... e che l'america avrebbe potuto voltarci le spalle.
In fin dei conti tutto era stato detto giorni prima e null'altro avrebbe potuto essere così potente, come il silenzio di quegli istanti.
La ruota di Ernesto, come quelle di Skrew, Narcos ed Hank, sacramentando il suolo con quella stessa solennità con cui un giorno volle Dio donarci un sogno, "firmò", su quel pezzo d'asfalto, il miglior pezzo che avessi mai potuto immaginare.
Ma era tardi ... vivevo, da SaF, il mio ultimo giorno e, più di Dio, quell'istante per me, lo volli io.
Restituivo alla colonna la "grande promessa" e alla strada "quelle migliori intenzioni". Chiesi, e ottenni il giorno prima dal Presidente, quell'ultimo tratto comune di strada: dai vicoli del mercato, lì dove nacque l'"idea", a quel "punto di pece", là dove, birre al seguito, crebbe un sogno grande quanto il mondo. Chiesi di tornare nomade ... SaF, ma nomade. Guidai io la colonna verso quella frontiera immaginaria, al di là della quale, credetti, già stagliava il mio cielo randagio. Alle mani di Ernesto consegnavo forse la più stupefacente illusione e alla volontà dell'Onnipotente Dio il mio sogno di libertà. Feci mio quel "chilometro zero" e con la stessa convinzione con cui un giorno credetti che sarebbe bastato un soffio perchè le nostre parole, da lì a poco, si traformassero in sogno.
"Camilo, la colonna è tua ... guidala con onore e rispetto!"
"Fratelli, con forza e prudenza, facciamo strada!"
Era caldo e sulle nostre casacche rifletteva il tempo della disillusione, ma la parola di passo, urlata all'azzurro, credetemi, ebbe il rispetto di sempre.
Sfilai dal mio indice il nostro simbolo d'argento e consegnai, anello e "colori" ad Ernesto. Il mio sogno finiva, lì per sempre. Pancho ed Hammer, seppellirono l'anello ai piedi del chilometro 77+700, all'ombra di quel "tracciante di pietra". Jester ebbe cura di avvolgere i miei colori in un panno nero. Onorammo quel cippo come si conviene: lette le 20 pietre sacre, le regole dei Triskeles, uno alla volta, e secondo l'ordine gerarchico, dal Presidente a Tig, ad Obelix, intonammo al vento il suono a noi più familiare: Vance & Hines e Supertrapp ... in honor of a distant dream .
Mi allontanai dalla mia famiglia ... Lentamente, ebbi tutti i fratelli nello specchietto di destra. Alle mie spalle erano la fede, il sole e il dosso. Davanti erano la strada e la mia scelta.
"Perchè?"
"Non chiederlo a me, ma alla tua fede, fratello mio ..."
"Le donne?"
"Sempre loro ..."
"Ma sono le nostre donne ... "
"Che c'hanno trasformati forse in uomini migliori, ma ..."
"Camilo: nessun margine?"
"Nessun margine ... l'idea non era questa."
"Farai strada?"
"Come sempre, Ernesto ... lo sai, sono un dannato randagio."
"Coglione!"
"Finocchio!"
"Giù tu ..."
"... giù io."
Ernesto, il mio Presidente e il mio amico di sempre ...
Per quanto mi riguardava, il mio sogno - l'onda SaF - finiva esattamente su quel pezzo di strada e da quel tratto di pece ricominciava, forse, un'altra illusione.
Contatto. Languido acciaio, cromo e scintille.
Prima, seconda e dagli scarichi detonò la memoria. Terza, quarta e quinta ... e quel pistonare muscoloso riecheggiò tra le linee del primo tornante. Sesta a manetta ... il rettifilo davanti e la grande promessa esaurì il suo tempo alle spalle.
Lasciavo il club e abbandonavo l'idea, ma ciò che importava, in quell'istante, e più di quanto chiedesse la vita al mio cuore, era la strada.
La strada: lo spazio infinito per non farsi troppe domande ... il mio regno mutante, la mia sposa inquieta.


Avrei fermato la corsa più in là, proprio al centro dei numeri di quell'aritmetica del cuore; nel mezzo, sullo sforare di quell'azimuth, avrei raccolto il mio diamante: "Sbreeze", il mio nomade futuro, zaino in spalla e un cielo randagio da trainare ancora ...

With honour and respect

11 commenti:

  1. avevo 16 anni. a palermo, in viale francia, con mio fratello. lì per terra due cadaveri. i miei primi morti ammazzati, dilaniati dall'odio, visti con le "narici" furono a quel tempo. sono passato, dopo anni, tra le sofferenze dei malati all'O.P. di Plalermo e i dolori degli anziani non autossufficienti dell'ex onpi, ai tossici, agli alcolisti, alle vittime della mafia e a persone con storie di condotte suicidarie. in questi ultimi trent'anni, beh ho respirato aria di morte, di dolore, di vivi in "vivens mortis". SaF è la gioia. SaF è la strada. SaF, nella realtà, è una grande famiglia, con i suoi limiti e la sua straordinaria forza. SaF su d'impatto è pura fantasia ... e per allontanare da noi il grigio, talvolta il puzzo della morte del mondo d'ogni giorno. i miei racconti sulla storia dei SaF, disegnano, fantasticando, la vita d'ogni membro e le ragioni della loro appartenenza. camilo lascia? ma no ... è solo pura fantasia .... con i racconti desidero solo dare un innesco di gioia e, concedetemelo, di luce ... a chi mi legge, da palermo a torino, passando dalle penombre delle nostre private penombre.

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  2. a mio insindacabile giudizio, pubblico i commenti di tutti, ad eccezione di quegli stupidi commenti, carichi di presunzione, d'ignoranza e di gratutita cattiveria, soprattutto offensivi e "senza firma".

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  3. Sarebbe bella una pagina di poesia sul tuo blog...

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  4. http://www.youtube.com/watch?v=tne9onzuqDU

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  5. raccolgo con piacere e pubblico ... grazie ....

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  6. riferendomi alla prima raccolta...raccogli come terra o come uomo? (se posso)

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    1. certo che puoi. quand'è polvere raccolgo con tutto ciò che serve a raccogliere polvere. spero basti ...

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  7. riferendomi alla prima raccolta...raccogli come terra o come uomo? (se posso)

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  8. devo aver dato l'impressione che la mia fosse una domanda a largo spettro e poiché non sono un buon intenditore,rispetto la tua risposta senza comprenderla. mi riferivo allo spunto di una pagina di poesia... grazie comunque

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