06 ottobre, 2012

elegia a giuda, di vitobenicio zingales

elegia a giuda

carne della mia carne più di quanto non sappia una puttana, non resta altro seme che il tuo, miserabile amante: vieni a inchiodarmi dentro, io ti voglio.

impastami, divorami, tagliami ... sei tu che rosseggi peste, tu a legarmi al fango, tu a strisciarmi sangue, tu a riempirmi niente. vieni, la mia carne si fa indegno dio.
sono il tuo sporco tocco, il peccato che fa oro alla tua lingua esperta,
la navata di mezzo della tua bugiarda chiesa, il disordine del tuo adesso, la furia ai tuoi tiepidi ormai. ecco, seguimi e gonfiati: qui, da me, ogni turbamento è al sicuro e ogni ungere olezzo fa discreto. sono come tu mi vuoi: indegna e umida vita spalancata.
non temere e allacciati alla mia saliva: avrai la mia gola e bagnerò con quel denso, una ad una tutte le tue femmine cicatrici. fatti petto alla mia schiena e tenditi inguine al bere della mia voglia.

sarà la mia voce a riempire la tua voce e non avrai altro sangue fuori di me.

“perché tu sei e non avrai altro dio diverso da te”.

vbz

foto "saudade", di nikola borissov

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