diventavano notti le tue mani e il tempo si faceva sordo alle cose che sfioravi. mi chiedevo se eri tu ad essere più femmina del piacere e, smarrendo nel mio sudore, ti facevi saliva al buio che spiava. frugavi bocca ogni sorta di silenzio, risalendo le vertigini del mio viverti in ginocchio e se morivo curavi il fuoco di quell'esplodersi esecrabile. eri l'occorenza e l'abitudine, il frattempo del diavolo e il nonostante di quel dio inessenziale. chiedevi di mostrarmi senza pelle alla lama dei tuoi denti e, obbligandomi all'incoscienza, partorivo doglie all'anima che negavo. eri l'inesplicabile, l'inapplicabile, l'improcedibile vangelo ...
eri quel che le pietre amano sognare.
ingrossavano fiumi le tue vene e la terra si faceva pronta alla ferocia del tuo aratro. mi chiedevo se eri tu quel desiderabile delitto quell'inappagabile sanguinarti furia. torcevi ogni acqua, arrampicando le vertebre della mia gabbia e se crepavo ricucivi il vento al mio inesauribile volerti demone e possederti angelo. chiedevi tutto alla mia croce: chiodi, peccato e sperma. eri l'inesorabile, l'inammissibile teorema, quel fango trascendente ...
eri quel che le pietre amano sognare.
vbz
photo di nikola borissov, women
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