15 novembre, 2012

le mie parole, di vitobenicio zingales

le mie parole
e me lo dicevi piano, tingendo a rosso il dio che la stanza ci portava a gocce. poi, legavi dietro le mani al tempo, riducendo gli scarti ai funerali delle mie cicatrici. e premevi, seme e slancio, annodando sangue al ricordo, lì amante, sul comodino. io guardavo i miei forse dilatarsi angeli, ma l'idea d'ali frantumava a pezzi sul bordo maschio d'ogni scusa. eri il mio posto, quell'affollarsi di arrivi indiscreti, e il mio ormai, quell'espandersi caldo di partenze lente.

eri le mie parole, quel tornare, proibito e incerto, al motivo unico delle vene.   

e me lo dicevi piano, orlando il bilico che l'imprudenza ci prometteva nostro. sul fiammare della fine, urlavi l'intenzione al più torbido dei miei alibi, sommandoti puttana alla pelle del mio supplicarti osceno. io guardavo i miei semmai crescersi eroi in ginocchio, ma quel dio mordeva orgasmi sul risalire femmina del buio ... e io morivo. eri il mio posto, quel rimescolarsi di ammissibili demoni, e il mio delitto, quel bastarsi possibile senza attenuanti.
eri il mio morire, quello sporgersi inesplicabile dal mosto della vita.
vbz
photo nikola borissov, saudade

3 commenti:

  1. Nel migliore dei casi..."ormai", non mi pare un bell'in-tendere...(con le mie scuse, sig.vbz)

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