24 marzo, 2010

Fine pena: mai. La certezza della pena.

"Fra quei cento che riuscirono a mettermi dentro, il primo cazzotto fu il più duro. Pensavo di non meritarlo, eppure me lo stamparono in faccia senza preavviso, come la più infame tra le lame alle spalle. Da destra. Diretto. In faccia. Preciso. Cercavano un pretesto, ma trovarono la morte.

Di punta. Di taglio. E di tacco.

L’innesco. L’ingaggio. E il massacro.

E io, tra loro, con tutta la mia vita addosso. Ma non gli sarebbe bastata. La presero, con tutto quello che di buono c’era ancora dentro. Avrebbero potuto sfamarsi coi primi cazzotti in faccia e invece da me pretesero qualcosa che non era possibile concedere: pretendevano l’anima. Rubarono soltanto la mia vita.
Ho imparato molto dalla loro furia. Dalla loro infamia. Ora so che ad un uomo puoi togliere, negare o spezzare la vita, ma nonostante lo strazio e il dolore, per il fegato spappolato o per i denti in frantumi, tu a quell’uomo null’altro puoi togliere, se in quello, fino all’ultimo respiro, batte “quel suono”. E io, fino all’ultimo cazzotto, ho tenuto duro: si, è vero, me ne sono andato, ma da uomo libero. E se si è liberi, ho imparato, si è degni di vivere la vita nonostante lo schifo che in quegli attimi ti obbligano ad ingoiare."

Il 12 Marzo scorso, come già sanno i lettori e i visitatori di D'Impatto, durante la manifestazione culturale e letteraria "Concerto di Parole", tenutasi presso l'Aula Consiliare di Palazzo delle Aquile di Palermo, è stato possibile assistere al Reading di "Fine pena: mai" testo inedito di Vito Benicio Zingales, papà di questo blog (cioè D'Impatto)!
E' stato per tanti versi un momento solenne, una sorta di liturgia della violenza che si è trasformata in ricordo vivo e sentito per Stefano... Stefano Cucchi a cui Vito ha dedicato il suo inedito. Un modo forte, diretto come uno di quei pugni che non fanno parlare, ma piangere. Solenne anche perchè letto tra quelle mura e in quella Aula Consiliare, teatro della nostra politica cittadina, le cui dinamiche per certi versi, tante volte ci appaiono avulse dalla realtà, impegnata in un rimando di poteri.

Di quell'evento ho montato un piccolo video, che spero possa in qualche modo raggiungervi. Basta poco. Un pensiero. Un commento. Uno stop alla quotidianità. Ovviamente tutto ciò non avverrà nè per merito mio nè per merito della scrittura di Vito (seppur d'effetto) nè per la bravura degli attori, ma perchè ne sentite il bisogno. Avete il bisogno di fermarvi e non scordare che l'ingiustizia si cela in molte cose, si beffa della vita, ma forse (e lo spero) si arrende davanti alla memoria.

4 commenti:

  1. si cara october... la violenza, spesso, in luogo dell'indifferenza, dell'oblio, dello starsene affacciati alla finestra. sordi. muti. ciechi. nel dominio del pensiero vuoto e nel compiacersi per ciò che si riesce, transumando da savana in savana, a possedere. stefano, forse, è morto anche per tutto ciò... nell'obliquo ridondare di una pendola, fra silenzio ed indifferenza. e la sua vita è stata rubata a cazzotti.

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  2. Temo che questo tipo di violenza sia figlia dell'odio nel senso più duro del termine; della discriminazione e del razzismo che è sempre più si annidano nel nostro paese. Razzismo nei confronti di chi è diverso, per il colore della pelle, per gusti sessuali, per orientamento politico e culturale. Una violenza che si sposa con la convinzione di farla franca, di non rischiare nessun provvedimento; in fondo io rappresento la legge e sto punendo un essere che esce fuori dagli schemi, dall'etichetta. E poco importa se non dava fastidio a nessuno, me ne infischio se non sono la persona preposta a giudicare e, soprattutto, a condannare.
    Se stefano non fosse morto, non ne avremmo saputo nulla, come nulla sappiamo di migliaia di casi di percosse che, per fortuna non hanno lo stesso triste epilogo, ma che, secondo me, hanno lo stesso peso.
    Temo che siamo alla deriva, temo che stiamo attraversando un'epoca nella quale ci si sente autorizzati a non rispettare le regole, a farsi giustizia da soli, ad eliminare, con tutte le forme possibili e immaginabili i ROMPICOGLIONI!
    Jack Folla

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  3. ciao e benvenuto Jack... veramente difficile dire che le cose stanno in modo diverso da quanto dici... purtroppo.
    ma forse anche la tua parola è segno di rinuncia ad ogni forma di indifferenza. e dallo sdegno, dalla cura per gli altri può cominciare a stento...qualcos'altro... un nuovo corso. almeno lo spero!!!

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  4. Mhhh... che dire... viviamo ormai nell'era del bigottismo, dell'ipocrisia... della superficilità...
    Basta un qualcosa che ci differenzi dallo stereotipo classico (dettato poi da chi non si sa, chi decide quali siano i canoni di normalità o anormalità) ed ecco che diveniamo mostri...
    Mostri da cacciare... da perseguire... da uccidere se è il caso...
    Ci devono essere persone che credono ancora in veri ideali... sono fiducioso... anche se ogni giorno che passa risulta sempre più difficile immaginarlo....

    Haldamir

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