21 marzo, 2010

Mine vaganti. Il diritto di ricercare la felicità

In sala, la media dell'età degli spettatori è alta. Un pò la cosa mi dispiace...Ma sono pronta. Nella testa ho in mente l'ultima sentenza della Cassazione che ha accolto la richiesta di risarcimento di un ricorrente in seguito all'appellativo "gay" affibiatogli. Ho in mente alcune immagini delle fate ignoranti; il colore; quella gioia dei suoi film; il ricorso al passato come rivelazione del presente; quei personaggi, solitamente anziani, depositari di una trasgressione che diventa coraggio. Sono pronta. 

Il film è davvero un'esplosione di luce: la luce della Puglia e del Salento, il giallo oro della pasta dei Cantone (la famiglia protagonista del film è proprietaria di un pastificio). Una luce che si infiltra nonostante il fitto mosaico (come la locandina del film) di personaggi, di vite come tanto piace ad Ozpetek, tutte sedute attorno ad una tavolata. Una luce veicolata dall'ironia, quella degli amici gai, venuti da Roma per salutare Tommaso (Riccardo Scamarcio), uno dei due figli maschi dei Cantone. Una luce sostentata dall'arguzia della nonna, la vera mina vagante che con il suo coraggio, con il suo tormento interiore denunzia e irride le piccole miserie di chi, venuto dopo di lei, dovrebbe avere dalla sua una maggiore intraprendenza ed apertura mentale e invece si trincera dietro il fantasma della calunnia e delle piccole gerarchie sociali.

Mai volgare. Mai sui generis per il piacere di esserlo...

Penso che questo film abbia deluso i molti che pensavano parlasse della omosessualità come tema centrale.
Penso che Ozpetek narri la famiglia, narri degli amori impossibili, dei piccoli atti di coraggio che rivoluzionano lo stagno di alcune vite. E in questo senso, davvero non comprendo la morbosità di chi ha stabilito che l'orientamento sessuale dei due figli maschi Cantone sia cosa assai improbabile nella realtà... Ma chi se ne...
Il coraggio in questo film sta in ben altro: l'omosessualità è solo una delle scelte che i protagonisti portano avanti nel film...Solo una...

E nel vedere la scena di un bacio tra Tommaso-Scamarcio e il suo compagno Marco, mi intristisco...Come sempre. La sala commenta, bisbiglia, a tratti sembra come mossa da un nausea diffusa...Quando pochi minuti prima si rideva di cuore e si plaudiva alla genialità del film...
Che il pubblico veda i gay come simpatici pupazzetti che portano gioia, colore, simpatia..Ma poi li denigri quando portano avanti una vita, lavorativa, di coppia che qualsiasi persona che aspiri alla felicità dovrebbe vivere?
Boooo...Rabbrividisco...Ad una società harem...che ha trovato i suoi eunuchi!!!!

Dedico questo post a mia nonna. Al pari del personaggio della Occhini (la nonna nel film), ha trovato più naturale che il cuore non si fermasse di fronte ad un nipote con gusti sessuali diversi da quelli espressi da molti della sua generazione o magari diversi dalla tradizione a cui l'esperienza l'aveva abituata. Alla soglia degli 80, un abbraccio, a dispetto di chi invece ripudiava, le è sembrato davvero la cosa più naturale del mondo.
Grazie.
Elisabetta Costantino

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