Chi ha visto la luce nel 1992 sappia (se ancora non ne foste a conoscenza) che in quell'anno, nelle sale cinematografiche, noi “adulti” ci gustavamo un film, come dire.........D' Impatto, ed io, ai voi, agnostici, diciottenni e non, imperterrita voglio “raccontarvelo” così...... a modo mio.
Il Danno ( regia Louise Malle - tratto dal romanzo di Josephine Hart ) è l'occhio impietoso del regista che, si sofferma sulle dinamiche relazionali che intercorrono tra i vari personaggi di una famiglia modello, esaltandone in un primo momento la perfetta armonia, quasi un idillio, ognuno nel suo ruolo, per sviscerarne poi le tensioni sibilline e mai rivelate, come l'eterna, edipica rivalità tra il padre Stephen (Jeremy Irons) e il figlio Martyn (Rupert Graves) e l'assoluta incapacità di verbalizzare – gestualizzare sentimenti d'affetto.
A scuotere questa calma apparente, sarà Anna (Juliette Binoche), fidanzata di Martyn e la passione che esploderà tra lei ed il suocero Stephen che provocherà danni irreversibili.
In questa “catastrofe d'anime,” verranno fatti a brandelli, il rispetto borghese di un ministro conservatore britannico e quello ovviamente, di un'intera famiglia, gestita dalla inappuntabile Ingrid (magistralmente interpretata da Miranda Richardson), moglie di Stephen che mai ebbe alcun dubbio sulla irreprensibile condotta del di lei marito fino a quando, dilaniata, assiste al consumarsi della torbida vicenda.
Chiamo in soccorso il dott S. Freud: “Eros e Thanatos”. Pulsione di vita. Pulsione di morte. Impulsi creatori e impulsi distruttori. Le due forze che regolano le azioni dell'uomo, in questo dramma, con venature tragiche, dove il piacere, è posto al “servizio” della morte, in questa sceneggiatura esplicitamente ma, finemente erotica che, mai cade nel banale, l'incapacità dei personaggi di controllare l'impulso amoroso.
La dolcezza e la ferocia di un amore, relegato soltanto all'attrazione fisica fra due amanti; amore che non potè o non fu capace di erigersi, di vivere sublimandosi nell'amore.
E con occhio meno “chirurgico” e per chi ci crede, mi piace pensare che l'Amore, sia la Bellezza di Dio. Può allora la bellezza di Dio, essere il peccato dell'uomo?
Lucenera
Osho, filosofo e maestro spirituale indiano (1931/1990), diceva che i verbi vivere ed amare dovrebbero essere coniugati solo al gerundio perché, sono l'Esistenza. Ed Essa è fluire continuo.
Lucenera
Foto: "Lo specchio" di Helmut Newton
Sempre mi sorprende e sempre mi affascina il modo diverso che abbiamo noi tutti spettatori di assimilare un film. Se avessi dovuto scriverla io questa recensione leggeresti un altro film. Il bello de Il Danno (oltre alla scena del sesso nel portone della chiesa! ahah) è che ci puoi vedere cento cose o solo una. E' secondo me la storia di due amanti: uno comodo nel suo ruolo e uno no. Uno che preme per essere altro e uno no. "Il Danno" lo si fa sempre quando non c'è equilibrio tra le parti. Non basta la famosa reciprocità di cui parliamo sempre, si può essere reciproci nello scambio ma non pari nel ruolo. Questa storia - per me - è la storia di un amore frantumato e fatto a pezzi: l'amore per se stessi, quello più dfficile.
RispondiEliminap.s. se fosse, come dici tu, "la bellezza di dio" allora noi atei non saremmo mai innamorati! invece io credo sia la bellezza dell'uomo. E che sia il contrario: la bellezza dell'uomo e il peccato di un qualche dio che non conosco.
Monica, molto interessante la tua disamina diametralmente opposta. Come specificato, la domanda è rivolta cmq solo a chi crede.
RispondiEliminail libero arbitrio, credenti o no, ci fotte tutti! rassegnamoci al fatto che siamo capaci di autodistruggerci nonostante la capacità di riconoscere il bello, il giusto, l'amore.
RispondiEliminaavevo inteso: per chi crede... "all'amore" :)
RispondiEliminaMoy
ricordo "il danno". trovò in me il piacere. e io, nella storia, trovai quell'imperscrutabile bellezza ... che è nel determinarsi plastico della più folle tra le passioni. come nella tempesta perfetta, tra le tinte forti nel deserto dei saguari o tra le "sette" sfere dell'anima di chi sopravvive ad un danno ...
RispondiEliminaricordo che è "fatale" il titolo originale.
per chi crede nel vivente cristo è il sole. l'amore. la grazia. la bellezza radiante. nell'uomo, che ne porta l'evento, è la conoscenza.
la tua domanda è pertinente. e tra le righe è la risposta.