18 aprile, 2010

quando le parole dicono solo parole, di vitobenicio zingales


e ci sono parole che parlano solo per dire parole. magari belle, ordinate e pulite, ma solo e sempre parole che, a vederla tutta, fra aliti e battiti, sparano solo minchiate. come quegli amori che si amano solo per dire: "si, tutto sommato sono un cristiano fatto, con figli, famiglia e compari". ci sono parole che farebbero meglio a starsene zitte. come quando si parla di satana e non si hanno le palle per dire nomi e cognomi, appartenenze e paternità a colori. come quei piccoli cialtroni fra i grandi palazzi. amico mio, basta poco: a muso duro, ma straccia il contratto! altrimenti rimangono parole. peggio delle peggio stronzate. la mafia non è solo fra le gebbiane dei "picciotti di fino", dei provenzano, dei lo piccolo e dei riina. "sta montagna di merda" è fra tutti quelli che, pur di ricavare un soldo, dimenticano l'onnipotente, il cristo, e la santa madonna. e tutto sulla pelle di quei tanti morti di fame. quei taluni con la bocca elegante. in gessato o con le casacche della rivoluzione. col sigaro in bocca o il basco cileno. quei taluni che dicono di vento e di storia, di giustezza e di "palermo non si libera da sola". parole e parcelle. in nero, al bar e senza fattura. parole. quei taluni che dicono del morbo e del peggio tumore. che la storia si fa a partire dagli ultimi. parole. quei taluni che basta una sola parola ... e tutto sommato, sciacalli, è la vita ... e c'è sempre qualcuno che sta peggio di te. il mercato. il sistema. le cose. parole. e le dicono bene. che quasi gli si crede. e le dicono mentre con la sinistra chiudono un occhio e con la destra firmano un contratto. da chi fa cultura a chi fa quella certa antimafia. dalla politica al cinema, dall'arte ai beni dell'anima. addirittura dicono che la città sarà migliore, senza magnaccia e puttane, con il culo della mala alzato a dovere o di quelli che, come si dice, "pur di fottersi la leggittima", hanno lavorato di fianchi e di bocca e solo per onorare la "sicana assemblea" e lo stato sovrano. che allargheranno l'oreto e il mare, da acqua dei corsari ai filari della bandita. che la faranno a pezzi e la "risorgeranno", con un cielo gratis da ficcarle sopra per tutti e con i cinema d'essay invece che "sgobbo" e cemento. con la paleria che illumina lo zen e le fogne con la merda che gli scola fra ballarò e belmonte chiavelli. scuola e giustizia per tutti! strade senza munnizza e catrame che sembrerà una seta! lavoro a chi merita e a casa chi sgarra! spiagge libere e case popolari! a regime i senza reddito e alla classe politica un simbolico gettone! parole. e le dicono bene. da quell'alta carica dello stato secondo cui sono gli intellettuali a farsi scopare da satana al più piccolo dei comunisti per bene che, pur d'acchiappare dal primo all'ultimo dei minchioni, dichiara: "una volta re ridarò palermo a tutti i normanni e ai suoi leggittimi proprietari riconsegnerò chiavi, cimiteri e cristiano lavoro". parole. tra panelle, arancine e crocchè. sfincione, "stigghiole", basilicò e polpo al limone. tra parmigiana, sarda salata, mollame e baccalà. parole, in città, tra i nuovi rampanti sciacalli. parole su per la bocca dei nuovi azzeccagarbugli con codino intrecciato e "occhialo vastaso". e dirlo fa trendy, movie e cult. ma sono minchiate come le peggio fra le peggio pallottole vaganti. che se non sei lesto a schivarle ti ritrovi due palmi sotto al fango più infame. parole tra uomini a metà e mezze minchie di mare. in parola e in tutta coscienza, baciamo le mani eccellenza! parole che dicono parole. come di quei cefali in fondo al fondo dell'acqua là nell'ibrido a sparare solo le solite signore emerite minchiate. tra i soliti tanfi nell'anima degli occhi e su per per gli incisivi tra le vertebre del cuore. in città. a palermo. di quei taluni oggi ce n'è tanti e per i gusti dei sempre soliti morti di fame.

che si è morti di fame lo si sa, bene e da tempo, ma anche minchioni ...

parole. che è meglio inventarsene delle altre. parole. che, nonostante lo si abbia compreso, continuano a sparare le sempre solite, sonore minchiate.

parole.

ecche vi pare che siamo così coglioni?
parole.
ora è tempo d'imparare altri ricordi.
da palermo e non dall'ennesima banchisa di ghiaccio.
si, tranquilla ... ora è tempo d'imparare altri ricordi.

Foto di martina zingales

2 commenti:

  1. ormai di parole siamo stanchi. ma di parole ancora sia muore, di alcune parole ancora si viene accusati. per alcune parole, diffamati. è queste altre parole sono peso e sangue raggrumato. sono anche le tue vito.

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