09 maggio, 2010

Ciuri di campo

 8 Maggio 2010 – A Cinisi si è svolto il terzo giorno dedicato alla memoria di Peppino Impastato. Ancora oggi il paese sembra in parte ostile a tutto questo “rumore”. Le persiane rimangono serrate, ma dietro alcune di esse, occhi curiosi scrutano il popolo degli amici di Peppino.  La lunga strada che porta alla piazza è tinteggiata di luci giallastre e sembra prendere confidenza col passare dei metri. Bar stracolmi, persone che si rincontrano dopo tante traversie, bambini chiassosi più delle casse che provano il suono per il concerto che si terrà di li a poco. Un lenzuolo bianco all’angolo ricorda Radio Out (rinata quest’anno). La folla variopinta è pronta a ricordare anche questo giorno. Si comincia con la presentazione del libro “I Fiori di Faber”, accompagnata dall’esecuzione di alcuni brani di De Andrè, da parte del Collettivo musicale “Peppino Impastato”, per finire con la partecipazione all’evento dei Radiodervish.
9 Maggio 2010 - Oggi ricorre l’anniversario della morte di Peppino. Credo che essere presenti sul posto sia un bisogno prima che un piacere, per un Vero Siciliano. Quindi per chi non l’avesse ancora fatto, il programma dell’ultima giornata è poco al di sopra di queste parole. Oltretutto stasera a chiudere l’evento ci sarà la partecipazione di uno dei più talentuosi cantautori della nuova generazione: Alessandro Mannarino, accompagnato da Alfio Antico… imperdibile! Allora dopo la partita, ci vediamo tutti a Cinisi per divertirci con impegno”.
Andrea De Luca

8 maggio, meno 1 giorno al 9 maggio. poche persone, tante persiane chiuse. cristiani a “bersu”, pochi. forestieri di più.  
la politica dell’acqua che sciacqua altri ricordi.    
Sulle note… Dolcenera. un fratello, in prima fila. l’occhio teso e l’orecchio attento. lo guardiamo come fosse UFO. come se sopravvivere alla memoria, e a Cinisi per di più, fosse di per se, già miracoloso. Entra in scena Alfio Antico, “gnomo” di percussione-munito. Orgogliosamente contadino, appartenente alla sua terra come Fabrizio, come Peppino…                                                 
Oggi sarà il botto. Sarà scruscio e giocolerie per turisti e stranieri. Peppino mangiatore di fuoco, che con il fuoco ha scherzato e con quel fuoco si è bruciato. Peppino come una fenice. Sperando che 500 mt più in basso, dove la musica non arriva più e dove il fuoco non riscalda, i picciutteddi ormonalmente attivi possano vantarsi un giorno sulla loro carta d’identità… Segni particolari: compaesano di Giuseppe Impastato, clown che disse no alla MAFIA.             
Elisabetta Costantino

e le sue parole erano come cazzotti. facevano male. da una parte i minchioni, i paesani, fra persiane a lucchetto e scoli intoppati, dall'altra i "mala" e tano. erano parole che t'aprivano dentro. non erano minchiate. che erano cose a mestiere, tano lo sapeva. erano di quelle parole che t'aprono in mezzo, come quando una lama incide sul dritto e il rovescio della coscienza. e t'arrivavano in faccia, tra le pupille dell'anima, nel cuore del discorso senza altri giri ... altrimenti, e questo lo sapeva, puzzavano come "le peggio" minchiate. peppino sapeva quale peso dare ai suoi cazzotti. era un cristiano piccolo, gracile, ma di quelli che lo scruscio lo senti ad ogni battito di palpebra. passo che palpita a passo. uno dopo l'altro. e dalle sue parole erano cento passi ... da una parte i minchioni e dall'altra "i mala". gli uni si tenevano chiusi, come in campana, nella muffa del nero quando, tra le cantoniere, i "bagghi" e le piazze, è la paura. gli altri, dagli sbirri ai mala, lo scruscio lo capivano e le andavano tentando di tutte. le sue parole erano come quei
cazzotti su per i denti dell'anima. e se ti pigliava giusto eri come a dovere fare una scelta: di qua o di "là".
gli venne d'ammazzarlo ... e lo creparono. le sue parole, però, continuano a macinare passi ... di quelli che non tornano indietro. di quelli che i paesani li sentono come scrusci di tuono e lampiate di vento. ancora. uno dopo l'altro. io, come quei certi e taluni studiosi, la mafia non la so.
ma so che dopo il sangue sulla ferrovia, in contrada feudo, sono rimasti pochi cristiani giusti, tanti minchioni e moltissimi scorfani senza lisca nè palle e con la bocca "china" di cipria, parole e rossetto.
Vitobenicio zingales

5 commenti:

  1. Una noce in sacco, che però faceva scruscio...
    E loro lo sapevano, e si incazzavano, tutte le sere, sintonizzati su radio out, Peppino che li prendeva per il culo e loro a farsi le budella fradicie!!!

    RispondiElimina
  2. e continuerà a fare scruscio!!
    deve continuare perchè ciò che è stato ieri Cinisi non è allucinazione di massa, è lucido sogno buttato lì davanti ai nostri occhi.

    RispondiElimina
  3. benvenuto andrea ... oltre ad essere super con le tue visioni grafiche se super anche con le parole .... bel pezzo. uno di quelli che si beve d'un fiato ... e la cinisi che fu di peppino è sempre difficile da cogliere ...

    RispondiElimina
  4. Grazie Vito per la stima.
    Essere li posso dire che è stato fantastico!

    RispondiElimina
  5. Hai proprio ragione Peppe. Speriamo che Radio Out continui il suo messaggio con la stessa intensità. Grande

    RispondiElimina

Archivio blog

Cerca nel blog