
(...) Era freddo. Svuotato di tutto. Appariva tutto al rallentatore. Perfino la luna. E gli odori metallo-benzene combinati al vapore denso del nero sangue sottile a schizzi petrolio. Ma erano istanti. Acuminate strategie: chi preda e chi la prende nel culo. A quell'ora la giungla e la ferocia e tutto quell'abbondare di lamiere cobalto di sotto al filare del nero marciapiedi sul ciglio della civica strada per bene. Abitacoli e ricettacoli di niente violento. Per niente. Per due soldi. Che ti spaccano in due. E magari ti sparano due colpi trentotto per un biglietto da cinque. Fottuta metropoli e limpide nere cazzate. Al rallentatore pure le ossa che spezzano e di mani che imbracciano fendenti. "Bastardi, a prendersela con un vecchio... ". La notte si gode la scena, dritta all'angolo, appoggiata al solito piscio di muri fra scintille di cagne e sagome di ramarri notturni. Solo ingredienti algebrici. La somma equivale sempre ad un perfetto zero. Sottrarre è complicato. Meglio badare ai propri cazzi e a quegli sporchi mucchi di sogni alzati in 120 comode rate. (...) Sangue sottile a schizzi petrolio. La città dappertutto. Distintivo di latta, 9x21 e qualifica abrasa. La Legge. E la fottuta savana. (...). Sangue sottile a schizzi petrolio. Il primo è un diretto. In bocca. Mi frantuma due canini. Mi spegne quasi. Che vomito. E barcollo. Il pugno è del collega, quello che se la rideva mentre l'altro mi tastava da dietro. Mi caricano in macchina. A forza. Uno davanti a guidare. L'altro mi scivola a fianco. Sento i loro aliti. Li sento da vicino. Hanno sete: di carne, di violenza, di morte, di me. Ma che cazzo centro con loro? Non può essere vero. Sono tutori della legge. Poliziotti. Sbirri. Sono bevuti. E fatti di erba. Malvagi, ma sbirri. (...) Era buio. Più notte di quanto non avessi mai visto in vita mia. Si girava un film. Mi avrebbero fatta nuova: mi avrebbero stuprata. (...) Cercavo di ricordare dove a
vessi letto la storia di uno stupro. Cosa fare, chi essere, a cosa pensare, come reagire, la doccia... immaginavo una doccia calda. Avrei levato via lo sporco. Una doccia calda. Incominciavo a ricordare. Avrei dovuto sforzarmi. Sarebbe durato chissà quanto. Mi avrebbero rigettata in strada. Avrei fatto la doccia. Avrei dimenticato. Mi avrebbero annientata. Spezzata. Avrei fatto la doccia. Calda. Che leva via tutto. Anche lo sporco più schifosamente nero. Ero serena, mi avrebbero lasciata in vita, alla mia stronza doccia del cazzo. In nero. Dall'alto. Quattro mani. Tanfi. Di bestia (...).
A malapena sento il respiro e il rumore di una cerniera che s'alza. Hanno finito. Con me hanno finito. Cercavo di ricordare dove avessi letto la storia. Ma inutile. Prima la punta, poi freddo, alla fine caldo. Uno squarcio. Fra le costole. Fino in fondo allo stomaco. La lama. Che penetra il mio sangue. In ultimo l'arte (...). "Forza puttana... ora si torna a casa... " Medesimo saliscendi. Ramaglie. Sterrato. Nel nero. Flic, flac, flic, flac, flic, flac, il solito tergicristalli e la solita pioggia nera che sporca. Un solo accenno d'acqua acida nera. La pioggia nei miei occhi. Destra, sinistra poi stop. Catrame. Semafori giallolampeggianti. Al volo. Sfinita, smembrata. Mondo indegno al catrame. Cocaina, sbirri e i mafia. Spietati. Nel vicolo. Nuda, scuoiata. Su quell'unico pezzetto di vetro. Spazzatura. Cherosene e puttane. Flic, flac, flic, flac, flic, flac. (da "Sangue nero petrolio", vitobenicio zingales, 2008)
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione totale o parziale senza l'autorizzazione degli aventi diritto.
Foto di Martina Zingales


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Foto di Martina Zingales
Caro Vito, ma sei proprio tu? Figuriamoci se la tua mente raffinata non partoriva un'idea geniale come questa. Una foto...mille parole! Quasi su commissione. Voglio partecipare anch'io a questa sfida, una sfida che lancerei a te mandandoti una foto per vedere se le tue parole possono trovare un nesso con i pensieri che a quella foto mi legano. Certo, vorrei quasi suggerirti io le parole del racconto, ma io faccio un altro mestiere, un mestiere che coincide con un frammento delle tue innumerevoli attività (come leggo nel tuo profilo di tre quarti...)
RispondiEliminaCosa nasconde il quarto quarto? sarebbe tutto da scoprire tra le righe dei tuoi racconti, immagino, che io ho faticato a decifrare, dove però intuisco un concentrato di significati, così concentrato da sembrare un buco nero. Ma questo "Assetati di carne" è più buco nero che mai, dal momento che non ha parole e neppure immagini...
Giuro che "Assetati di carne" prima non si apriva! adesso misteriosamente si è aperto... e in rosso. Anche questo significherà qualcosa? Leggo e mi dico: ma è tutto vero! è successo davvero! Sì... a qualcuno... di recente... e con la stessa velocità con cui lo leggo, con cui lo racconti.
RispondiEliminacaro LP, spero aver illuminato quel "buco nero". in "assetati di carne" "lei" è "Una". senza nome, fra savana, cemento e metallo.
RispondiEliminaCome mai le tue parole hanno questo odore? L'odore più brutto che ci sia, fatto di sporco, di nero, di buio, di sangue. Non ho paura di questo, è lo spreco di significati che, visto dal mio balcone, riduce le tue intenzioni..
RispondiEliminabenvenuto caro Thymos, perchè è odore di brutto, di nero, di buio, di sangue e senza alcuna conciliabile intenzione. come l'ultimo dei pugni, dopo i primi mille già dati... per raccontare l'odore di ciò che è accaduto ad "Una".
RispondiEliminaMa non è solo questo, è tutto quello che sento nelle tue parole che eccede
RispondiEliminaMa non è solo questo, è tutto quello che vedo e sento nelle tue parole che eccede
RispondiEliminaUn pugno, che improvviso, chiude la bocca dello stomaco. Non lascia fiato, nè parole!
RispondiEliminaRende l'oltraggio e la violenza...a quando l'intero racconto?
Che dirti Thymos? Lo stupro, la violenza ECCEDE!
RispondiEliminacaro Thimos, perdonerai gli incisivi fra le parole, ma ciò che hai "visto ed ascoltato" è nella eco di quegli odori. "alcune macchie possono andar via, altre sono così profonde da macchiare perfino i ricordi...", Matthew Aldrich, cleaner. spero tu possa leggere tutta la trilogia.
RispondiEliminabenvenuto Ale, si proprio così. un pugno allo stomaco e fra gli intestini del cervello... fino alle frequenze dell'anima. la trilogia è "nerodentrozero" spero farla uscire entro quest'anno e con una sorpresa...
RispondiElimina"...E gli odori metallo-benzene combinati al vapore denso del nero sangue sottile a schizzi petrolio...Mi avrebbero annientata. Spezzata. Avrei fatto la doccia. Calda. Che leva via tutto. Anche lo sporco più schifosamente nero. Ero serena, mi avrebbero lasciata in vita, alla mia stronza doccia del cazzo. In nero."
RispondiEliminaIl dolore è altro, non vive in questa ridondanza.
"Il dolore è altro"
RispondiEliminaHai ragione, Thymos, a ciasuno occoron parole diverse per narrarlo. Quale odore avrebbero le tue?
Avrebbero l'odore dell'elicriso e del crisantemo, l'odore del silenzio.
RispondiEliminacaro Thimos, rispetto il tuo gusto e il tuo libero sentire, ma io "penso", alla luce del vibrare in "città" che il silenzio non possa più pretendere innocenti e il suo odore, oggi, saprebbe di macchia... ancora un abbraccio.
RispondiEliminae a Piacenza... ancora e ancora una volta "Una" ferita, oltraggiata, calpestata, uccisa, villipesa, tradita.
RispondiEliminaNon so, ma forse ci sono dolori che devono avere l'odore del silenzio fin tanto che la paura, la colpa non sono così devastanti da stravolgere la vita che, a quel punto, non può più dirsi tale. Allora cambiano odore ed è quello della rabbia, dell'offesa... dell'eccesso!
RispondiEliminaMi chiedo,Thymos, quali sono le parole del silenzio?
Il silenzio non ha parole, vuole tempo, il tempo che cura, il tempo che nutre, il tempo che ricuce.
RispondiElimina"Era freddo. Svuotato di tutto. Appariva tutto al rallentatore".
RispondiEliminaQuel silenzio suppongo, "sento", che sia a rallentatore. Lento, lento e inesorabile. Inclemente e senza risposte. Quel silenzio che pretende che tu lo stia ad ascoltare. Quel silenzio che sei stanca di ascoltare. Quel silenzio che pretende troppo tempo... quel tempo che, a mio avviso, non riduce ma cambia, non nutre ma aumenta. Il silenzio che dopo la violenza tu non vorresti più ascoltare.
Le mie parole, dopo, avrebbero l'odore del nero. Del buio e del freddo. Di muffa, dentro una stanza fredda e vuota.
RispondiElimina...il tempo che con il suo immutabile alternarsi di giorno e notte rassiCURA, nutre le certezze quando il dolore porta in un altrove troppo lontano e confuso, ricuce il rapporto con la realtà.
RispondiEliminaMa quello che descrivi mi pare un tempo che dispiega le ragioni del silenzio, ragioni che il pensiero e le parole esprimono quando sanno di poter essere accolte...
benvenuta Stella,
RispondiElimina... le tue parole, dopo, avrebbero l'odore del nero. del buio e del freddo. di muffa, dentro una stanza fredda e vuota...
... fino ad essere accolte dall'inizio alla fine di quel "dopo". in silenzio.
un abbraccio
vb
...ci stanno tutti questi odori!
RispondiEliminaE un a cosa è certa: questa stanza non è nè vuota, nè fredda!
Si, è vero, la stanza non è vuota e non è fredda. Ci sono io dentro la stanza. Ma in silenzio. Un silenzio assordante. Perchè sono sola. "Dopo" si è soli, in silenzio. Soprattutto quando sei ancora una bambina che gioca con l'acqua... Il tempo rassiCura quando non si è soli. Quando il silenzio non è solo il tuo.
RispondiEliminaScusate il disturbo, potete aprire le finestre per favore? con tutti 'sti odori non se ne può più!... e mettete anche un po' di musica...
RispondiEliminaLP, non scuso affatto il disturbo che hai recato. Volevi essere ironico? Volevi "alleggerire" l'argomento? O volevi solamente far sapere quanto sei insensibile e inadeguato? Sei riuscito solo a dimostrare il tuo vuoto. Mi dispiace per te.
RispondiEliminaPerchè ti infastidisce così tanto Stella una boccata di aria fresca? In tutto questo metallo, e benzene e piombo e schizzi di petrolio non mi sembra che non si possa desiderare di "sentire" qualcos'altro... c'è anche un altro mondo fuori.. o non ti piace?
RispondiEliminaNon credo che LP sia stato insensibile e inadeguato, ma forse in questo silenzio "quando ancora si gioca con l'acqua" non si vuol far entrare altro. Occorre tempo anche per questo!
RispondiEliminaThymos, certo che mi piacerebbe "una boccata di aria fresca" e anche tanto... Un altro mondo, fuori, sincero e divertente e accogliente e musicale... profumato di fiori e di sorrisi e d'azzurro ma non lo voglio offerto con sarcasmo e noia e beffa.
RispondiEliminaPenso che Ale abbia ragione, anzi mi piace il modo con cui LP ha scardinato questo "percorso di sofferenza", e mi sembra che il mondo sia fatto di fiori, di sorrisi ma anche di noia e di beffa, che forse TU senti molto intensamente.
RispondiEliminaNon c'è santo Thymos!
RispondiEliminaNel frattempo pare che sul blog abbiano pubblicato altro. Si va a leggere?
Stella, è per questo che la censura è spietata su questo blog?
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