Sulla linea nera, oltre l'orizzonte di nebbia e cemento, tiepidamente
apparivano le prime congruenti formazioni di ferro. Sterminate isole di cointainers e di silos. Torri in alluminio e pagode in plexiglas. Distillerie di "aquacoca" e un qualche avamposto di acida calce. A ricalco sulla nebbia e sul più supponente fra i silenzi sfuggenti il nero dell'alba. Certamente per sbigottire, sicuramente per ricordare l'imponenza del sistema a chi avesse voluto sovvertirne i meccanismi e la cosa in sè.

A picco sul mare erano solo coltelli di cielo, grandi come le immense stalattiti di polistirolo, fra il 7° souk e le ribalte neobarocche del mandamento ottavo. Vanadio e amianto scolpivano la schiena rotonda ai marabutti porpora, lì fermi ad arrossire, non per le antiche leggende, ma per il convergere, assai meno minaccioso di quanto non fosse l'idea per cui erano, dei tralicci sulle fogne aldiquà del "muro". Sulla deriva delle alghe moltiplicavano invece i consueti trambusti delle blatte. D'altro la natura non poteva disporre considerato che lì le nubi tossiche rassegnavano ancora ogni sporta di irrespirabile ed intollerabile elemento. Che fosse l'alito dei ratti a sbuffare il grigiume intorno era risaputo più di quanto non fosse palese l'aspro sentore del gas oleodotto incuneante fra le Tredici Torri e il grande Viale 512. A tratti, come concetti che a malapena integrano, spuntavano, appesi a robuste funi d'acciao, i megaschermi a impulsi elettrici, con gli ultimi protocolli mandamentali. Non era salutare neppure per le mosche azzardare là un semplice ed innocuo svolazzo. E forse l'intendimento dei creativi era proprio quello: determinare l'effetto aldilà del più che inducente, lusingante e benevolo stupore. Quanto mai perniciosa era l'ombra che, per l'artifizio delle luci ad intermittenza, poste sulle cornici degli schermi, si collocava a raggiera fra il ripetersi smodato dei tralicci, là tendenti ad evocare la Legge, e l'innescarsi dell'illusione di là del "muro", ancora ridondante per effetto della trascorsa ultima grande insurrezione. Alla fine erano le consuete abbondanze, riprovevoli più della mente che ne aveva elaborato il fine meccanismo. Fosse stato per esaltarne il mito! Ma erano lì, a cataste, a mucchi inutilmente allineati per mostrare forse alle moltitudini l'impeto e la furia, qualora ve ne fosse stato bisogno. Di "multifunzione" in quel perimetro se ne contavano più di trenta: dal distributore di "aquacoca", al miscelatore di sperma da impianto, dal pedoviaggio, ai simulatori d'ogni sorta. Un solo "grande occhio" invece monitorava quel pezzo di metropoli. Di là del muro, comunque assoggettata alla Legge, quella era e rimaneva la sempre solita periferia.
Sbirri e puttane la sapevano bene quella parte di città. Come i preti e i "mala" all'angolo.
Il primo fendente sbranò il centro del cuore. Fra un battito e l'altro. Crudele, spietato metallo. Affondò sagittale nella carne con quella violenza che è pari solo alla più incredibile predatoria precisione. L'infinito apparve al primo getto. Fra porpora e fango delineò la conseguenza di un abisso. Come se vita e morte venissero fuori al primo inesauribile schizzo di sangue. Nel buio cobalto una lama incastrò fra mammelle che furono chissà quante volte madri. (...) Un suono che per infamia e ferocia è più di quanto possano i vigliacchi in tempo di guerra, casa per casa, a caccia d'ogni specie di misericordia, come se Dio fosse pari all'ultimo fra gli ultimi sbirri in campana. O probabilmente meno di quanto possano gli stessi in tempo di pace. E non ci fu niente da fare: sarebbero occorse chissà quali e quante spirali per riuscire a contenere la furia di un uomo convinto di sapersi superiore all'ennesima sporca invenzione morale. (...)
"E allora", l'ombra schizzò dall'altra parte della casa, impedendo al mondo d'allungarsi sulla punta del suo asse. Come dal quartiere al tunnel 17.Pochi passi e quello penetrò dentro la più piccola camera dell'appartamento numero 354. E qui l'atto venne ripetuto. A ciclostile. In perfetta sequenza. Ghiaccio e metallo. Due fendenti al primo dei fratelli, due fendenti al secondogenito. Al cuore e alla gola d'entrambi. Alti poco più di un metro lineare.
Quattro minuti in tutto. Duecentoquaranta secondi soltanto. Per un massacro.
L'ombra tornò in sala. Guardò la pendola. Si avvicinò alla scrivania e prese la sedia.
Lentamente in un sorriso mirò la città e le consuete meccaniche rinascite di là del muro. Di sotto era l'algida paleria dribblante. In mezzo la moltiplicante semenza di citofoni e armato cemento. I gorghi di luce esplodevano il resto. Più pallidi del solito.
Un solo minuto alle sei.
Poi chiuse gli occhi e spalancò la bocca.
Un solo colpo e il proiettile gli aprì in due il cranio.
(da Rosso denso nero, vitobenicio zingales, 2008)
Mi pongo, vi pongo una domanda: quale fra i tanti impulsi inferiori può scatenare la furia della più avida fra le belve? Da qualche parte ho scritto di pesci cannibali fra loro, qui vi scrivo di Frankie, padre amorevole e marito perfetto. Nella prefazione a "Cannibali" di Korn, Radice e Hawes, Massimo Picozzi, riprende Hannibal Lecter: "una volta un uomo cercò di interrogarmi... mi sono mangiato il suo fegato con un piatto di fave e un buon Chianti."
Aldilà dell'intreccio di violenza ed ebbrezza di controllo che accomuna tutti i "cannibali" da Jeffery Dahmer ad Andrey Chikatilo, a Issei Sagawa, cos'è che spinge il nostro vicino di casa, in grigio e per bene, a trasformarsi nel "solito" mostro che per la serie degli omicidi senza apparente movente valica ogni limite tollerabile? Quale onnipotente Dio ne innesca l'incredibile avidità? Quale inappagabile ebbrezza ne ottenebra la più semplice, reale e condivisa visione del mondo? Solo ragioni biochimiche o neurologiche? Come spiega Adrian Raine, lo psicopatico è sostanzialmente un individuo con sentimenti sopiti. Una delle caratteristiche che lo contraddistinguono è la mancanza di coscienza. Se non ti relazioni agli altri come persone, come esseri umani, allora è ovvio che sarà più facile compiere atti tanto efferati senza provare il minimo sentimento di disgusto o pietà.
Il disgusto che ne proviamo dice di noi più di quanto (Korn, Radice e Hawes, Cannibali) vorremmo. Sotto l'ipocrisia e l'inaccettabilità del tabù, oltre gli ambigui significati legati al cibo e aldilà dei complessi ideali della dottrina cristiana, spunta un lato nascosto dell'umanità. Nonostante il concetto a noi caro di civiltà, l'uomo è istintivamente violento, crudele e capace di tutto... a tal punto da annientare il più grande fra i decreti divini e il più potente fra i divieti morali. Le limitazioni del tabù non rientrano in nessun sistema che dichiari in termini generali che ci si debba astenere da un dato comportamento e che motivi tale regola. I divieti del tabù non hanno motivazioni e sono di origine sconosciuta. Quindi, come ricorda Freud, sono inintellegibili per noi che ne siamo dominati.
E allora? Può bastare?
Frankie nel prossimo pezzo ve lo confesserà....
Foto di luca lucchesi
Aldilà dell'intreccio di violenza ed ebbrezza di controllo che accomuna tutti i "cannibali" da Jeffery Dahmer ad Andrey Chikatilo, a Issei Sagawa, cos'è che spinge il nostro vicino di casa, in grigio e per bene, a trasformarsi nel "solito" mostro che per la serie degli omicidi senza apparente movente valica ogni limite tollerabile? Quale onnipotente Dio ne innesca l'incredibile avidità? Quale inappagabile ebbrezza ne ottenebra la più semplice, reale e condivisa visione del mondo? Solo ragioni biochimiche o neurologiche? Come spiega Adrian Raine, lo psicopatico è sostanzialmente un individuo con sentimenti sopiti. Una delle caratteristiche che lo contraddistinguono è la mancanza di coscienza. Se non ti relazioni agli altri come persone, come esseri umani, allora è ovvio che sarà più facile compiere atti tanto efferati senza provare il minimo sentimento di disgusto o pietà.
Il disgusto che ne proviamo dice di noi più di quanto (Korn, Radice e Hawes, Cannibali) vorremmo. Sotto l'ipocrisia e l'inaccettabilità del tabù, oltre gli ambigui significati legati al cibo e aldilà dei complessi ideali della dottrina cristiana, spunta un lato nascosto dell'umanità. Nonostante il concetto a noi caro di civiltà, l'uomo è istintivamente violento, crudele e capace di tutto... a tal punto da annientare il più grande fra i decreti divini e il più potente fra i divieti morali. Le limitazioni del tabù non rientrano in nessun sistema che dichiari in termini generali che ci si debba astenere da un dato comportamento e che motivi tale regola. I divieti del tabù non hanno motivazioni e sono di origine sconosciuta. Quindi, come ricorda Freud, sono inintellegibili per noi che ne siamo dominati.
E allora? Può bastare?
Frankie nel prossimo pezzo ve lo confesserà....
Foto di luca lucchesi
Mi pare che i tabù abbiano ragion d'essere in relazione alla conservazione della specie.
RispondiEliminaMa, mi domando, cosa muove l'indagare così visceralmente la componente distruttiva dell'uomo? Pare che, quest'ultima, sia tanto più evidente quanto più precoci siano state le deprivazioni o le violenze subite. Ipotizzo che, a quel punto, non resti che l'espressione dell'aggressività agita o intellettualizzata.
caro Ale, nonostante abbia la reputazione di essere la specie più crudele, violenta e distruttiva del pianeta, il genere umano ama ancora definirsi "civilizzato". la gente si lamenta che i media sono pieni di immagini cruente, reali o no, ma se consideriamo la storia e la nostra cultura è chiaro che l'uomo è sempre stato attratto dalla violenza e da ciò che è viscerale. ci consideriamo la specie più civile, ma a una più attenta analisi la patina della cosiddetta cultura liberale si rivela sottile come un foglio di carta. e l'aspetto più devastante di tale pratica attrattiva non è la ferocia e la crudeltà, ma la sua intrinseca e terribile banalità. indagare intellettualmente la ferocia è feroce tanto quanto la ferocia agita? mangiando il corpo della divinità, il devoto assimilava il suo potere divino...
RispondiEliminaIndagare intellettualmente forse non è feroce quanto la ferocia agita, quest'ultima può esser solo subita se la vittima non può liberarsene.
RispondiEliminaChe ci sia questa componente di potere assimilato è indubbio, ma mi piace bilanciare l'interesse per l'Uomo in sé, considerando al contempo anche la parte costruttiva, quella magari che emerge dalla stessa sua ferocia....elaborata...
"(...)Mi chiederete per quale ragione
RispondiEliminaho scelto di ricever carne umana
in luogo dei tremila miei ducati.
Non ho altra risposta
se non ch'è un mio capriccio personale...
Essa non vi soddisfa?... Che direste
se un topo molestasse la mia casa
ed io per mio capriccio decidessi
di gettar via diecimila ducati
per cacciarlo? Sarebbe una risposta?
C'è gente che non ama avere in tavola
un maiale col grugno spalancato;
altri si fanno prender da isterie
alla vista d'un gatto; ed altri ancora
se la fan sotto solo ad ascoltare
il nasale suonar d'una zampogna;
e tutto ciò perché la simpatia,
padrona delle nostre reazioni,
tutte le regole a suo capriccio,
si tratti di gradire o rifiutare.
Insomma, per venire alla risposta:
come non c'è ragione plausibile
perché quello non tolleri la vista
d'un porco con la bocca spalancata,
o d'un innocuo necessario gatto;
perché quell'altro un piffero villoso,
ma ciascuno per forza deve cedere
a quell'inevitabile vergogna
di ritorcer l'offesa a chi t'ha offeso,
così io qui non posso, né lo voglio,
darvi alcuna ragione,
più che quella d'un odio radicato
e d'una certa quale repugnanza
che sento per Antonio,
del perché mi sobbarco a questa azione
contro di lui e in perdita per me." Shakespeare, Il mercante di Venezia, atto IV, scena I).
Forse anche queste parole possono farci riflettere: nel cannibalismo
rituale, comune a molte tribù africane e aborigene ancora oggi, mangiando l'altro ne assimili le virtù...Forse un atto di potere che inizia con il rispetto e finisce con la dannazione, un pò come Shylock...A pound of flash per la sua vittoria e per la sua distruzione.
benevenuto caro October, l'opinione comune è che nella psiche umana covino pulsioni sadiche violente, ma che alcuni di noi siano più abili di altri a controllare questi istinti. nel caso dei sarial killer e degli assassini cannibali, i meccanismi inibitori possono funzionare in modo alterato a causa di tare biologiche o di un'infanzia tormentata. torquemada, filippo il bello, adolf eichmann, il boia della "soluzione finale", i soldati regolari in bosnia nel 1993, l'einsatzgruppen ss di heinrich himmler, l'americano medio nella guerra del vietnam (il turpe massacro di my lai), i governativi in ruanda, gli squadroni della morte in argentina, cile, a rio o a città del messico, i dayaki del borneo e i cannibali dell'isola di madura...
RispondiEliminain spagna e italia, paesi europei di più forte tradizione cattolica, l'iconografia cristiana è spesso estremamente viscerale. pensiamo alle immagini del Cristo sulla Croce, ai Santi trafitti da lance o sventrati, e alla rappresentazione del sacro cuore che gronda sangue. gli altari e le pareti di alcune chiese in italia sono addobbati con riproduzioni di parti anatomiche, piedi, mani, nasi offerti dai fedeli a Dio, (cit."cannibali")per ringraziarlo di un'avvenuta guarigione o per impetrarne una.
..domanda interessante caro Vito...ci vorrebbero pagine e pagine...però provando a riassumere, senza andare ad analizzare possibili variabili, ti rispondo che, in linea generale, la repressione del pensiero,l'inibizione dell'intelligenza, l'assenza di intelligenza emotiva , il basso livello di autostima, la scarsa percezione del proprio sè, i labili o assenti confini interiori, provocano l'errata canalizzazione di sentimenti come la rabbia, l' aggressività...le cui sembianze esteriori possono essere, anche, quelle assunte dal ns. perbene vicino di casa...le caratteristiche di cui sopra rendono un uomo prigioniero del malvagio pensiero, lo spingono a soddisfare solo il principio di piacere,ad assecondare i propri istinti primari, il principio di realtà non è contemplato perchè non percepito...la pietà, il senso di colpa non esistono....hanno il deserto “ dentro”
RispondiElimina..domanda interessante caro Vito...ci vorrebbero pagine e pagine...però provando a riassumere, senza andare ad analizzare possibili variabili, ti rispondo che, in linea generale, la repressione del pensiero,l'inibizione dell'intelligenza, l'assenza di intelligenza emotiva , il basso livello di autostima, la scarsa percezione del proprio sè, i labili o assenti confini interiori, provocano l'errata canalizzazione di sentimenti come la rabbia, l' aggressività...le cui sembianze esteriori possono essere, anche, quelle assunte dal ns. perbene vicino di casa...le caratteristiche di cui sopra rendono un uomo prigioniero del malvagio pensiero, lo spingono a soddisfare solo il principio di piacere,ad assecondare i propri istinti primari, il principio di realtà non è contemplato perchè non percepito...la pietà, il senso di colpa non esistono....hanno il deserto “ dentro”
RispondiElimina..domanda interessante caro Vito...ci vorrebbero pagine e pagine...però provando a riassumere, senza andare ad analizzare possibili variabili, ti rispondo che, in linea generale, la repressione del pensiero,l'inibizione dell'intelligenza, l'assenza di intelligenza emotiva , il basso livello di autostima, la scarsa percezione del proprio sè, i labili o assenti confini interiori, provocano l'errata canalizzazione di sentimenti come la rabbia, l' aggressività...le cui sembianze esteriori possono essere, anche, quelle assunte dal ns. perbene vicino di casa...le caratteristiche di cui sopra rendono un uomo prigioniero del malvagio pensiero, lo spingono a soddisfare solo il principio di piacere,ad assecondare i propri istinti primari, il principio di realtà non è contemplato perchè non percepito...la pietà, il senso di colpa non esistono....hanno il deserto “ dentro”
RispondiEliminacaro Ro benvenuto, condivido tutto e sottolineo quel "deserto dentro". hai sentito del fatto di nera a nettuno? tre ragazzi, incensurati, di buona famiglia, lontano da clubs estremi o da una di quelle "terre grige" marginali e socialmente esplosive, hanno dato fuoco, per noia, ad un ragazzo indiano...
RispondiEliminavito caro...ho sentito fugacemente voci circa l'accaduto...in questo periodo sono talmente oberata da non avere il tempo di leggere il mio repubblica( quotidiano che preferisco) , inoltre, con tutta onestà, devo ammettere che l'efferatezza della "follia" che, sempre più frequentemente, colpisce la mente degli uomini crea dentro me un cinico distacco....posso sembrare insensibile ma, tale atteggiamento è, per il mio modo di sentire, una difesa; la mia empatia è totalmente utilizzata per le persone che amo e che fanno parte del mio spazio di vita!!! Spesso sento di non avere suff.energia per gli altri...lontano da me. Strano come riesca a scriverti di me in questo modo...del resto ci conosciamo pochissimo, spero avremo modo di approfondire la ns conoscenza...intanto per riallacciarmi, in qualche modo, al tuo articolo ti riporto un concetto espresso nel libro che sto leggendo il " sogno cattivo " di Aloja...uno dei protagonisti afferma che la condizione diabolica ha in sè qualcosa di terribilmente potente...ci si sente Dio e per questo non si ha paura di nulla e questa è la rovina...Rosangela
RispondiEliminavito caro...ho sentito fugacemente voci circa l'accaduto...in questo periodo sono talmente oberata da non avere il tempo di leggere il mio repubblica( quotidiano che preferisco) , inoltre, con tutta onestà, devo ammettere che l'efferatezza della "follia" che, sempre più frequentemente, colpisce la mente degli uomini crea dentro me un cinico distacco....posso sembrare insensibile ma, tale atteggiamento è, per il mio modo di sentire, una difesa; la mia empatia è totalmente utilizzata per le persone che amo e che fanno parte del mio spazio di vita!!! Spesso sento di non avere suff.energia per gli altri...lontano da me. Strano come riesca a scriverti di me in questo modo...del resto ci conosciamo pochissimo, spero avremo modo di approfondire la ns conoscenza...intanto per riallacciarmi, in qualche modo, al tuo articolo ti riporto un concetto espresso nel libro che sto leggendo il " sogno cattivo " di Aloja...uno dei protagonisti afferma che la condizione diabolica ha in sè qualcosa di terribilmente potente...ci si sente Dio e per questo non si ha paura di nulla e questa è la rovina...Rosangela
RispondiEliminaMa cosa porta ad indagare così a fondo l'aggressività umana?
RispondiElimina