04 maggio, 2009

Mosche, afa, 4 chiacchere intorno allo ZERO

In occasione del Reading Happening di NERODENTROZERO... Ho avuto il piacere e l'onore di dialogare con i protagonisti dell'evento. Ne sono nati brevi, ma interessanti pensieri su sogni e lucidi incubi, su aspettative e fottute delusioni, sulla scomoda ma confortevole scrittura di Vito Benicio...In altre parole, viaggio di parole intorno allo Zero Zingales, ma non solo...
LUCA LUCCHESI
1. Questo non è il tuo primo lavoro di riscrittura e adattamento per la messa in scena. Quali difficoltà e quali agevolazioni ha incontrato stavolta?In realtà è la prima volta che mi succede di avere l’Autore in carne ed ossa davanti. Qualcuno a cui chiedere perché. Il passaggio fondamentale della messa in scena di NerodentroZero è stato proprio questo. Poter entrare nel testo direttamente dal cuore e dalle mani del suo autore. Vito si è sempre dimostrato disponibile al dialogo. Insieme, abbiamo avuto la possibilità di crescere le nostre storie. Ti assicuro che non capita tutti i giorni una fortuna così.

2. La scrittura di Vito Benicio Zingales è come “un fiume in piena”…Spiega in poche parole perché puntare su NERODENTROZERO, perché crederci?
Non credo l’immagine del fiume in piena sia quella giusta. È troppo romantica e lontana dalla terra che Vito ama più di ogni altra cosa. Credo piuttosto che la sua scrittura sia come le mosche o come il volo di una mosca. C’è un romanzo bellissimo che ha scritto che parla anche di questo. Le mosche hanno più a che fare con lui di tutti i fottuti fiumi in piena di questo mondo. Ai fiumi Vito preferisce la merda. E le mosche che gli volano sopra, nei pomeriggi afosi d’agosto, quando i bambini sognano all’inpiedi.
Credo sia una risposta esaustiva.

3. La stesura delle parti lette è stata arricchita dalla musica live dei Charamira e dalla presenza del coro: quale il senso, il significato che gli hai attribuito?Non so qual era il senso, nemmeno il significato. Ho solo pensato ci stesse da dio, sulle storie che raccontavamo, della buona musica e qualcuno che amplificasse al pubblico l’atto dell’ascolto. I romanzi di Vito del resto sono pieni di musica. Dove c’è musica c’è sempre qualcuno che la esegue e qualcuno che ascoltandola trasmuta e agisce. Da qui la musica dal vivo e il vivo agire e trasmutarsi del coro.
Comunque per me rimane solo un fatto estetico e di ritmo. Tutte le spiegazioni possibili sono solo stronzate.

4. Quali sono i tuoi progetti futuri?A breve tornerò a Berlino dove mi aspetta una grande sfida con me stesso. Mettiamola così. Nel frattempo lavoro ad un documentario sulla storia perduta di una famiglia. Con Vito, comunque, non abbiamo smesso di lavorare neppure per un attimo. Capirete presto perché.


intervista di e. costantino

1 commento:

  1. te l'ho già detto una volta... l'unica persona al mondo che può tradurre le mie parole in immagini e in movimento, dal cinema al teatro, sei tu. grande, grande Lucchesi!!!!

    RispondiElimina

Archivio blog

Cerca nel blog