04 maggio, 2009

Mosche, afa, 4 chiacchere intorno allo ZERO

CASIMIRO ALAIMO
1. In una parte dello scritto letta da te durante NERODENTROZERO…si legge: «Dalle nostre parti è per quel TANTINO che si crepa». Quanto aiuta essere siciliano per “entrare nel corpo” di Thomas Sparacio?
Bhe…penso tantissimo…Thomas Sparacio come anche il personaggio di Alfa sono, come dire, un crogiuolo di simbolismi e di codici che sono assolutamente regionali. Soprattutto in certi mondi, soprattutto quelli borderline , comunque quelli estremi sono fondamentali: anche con uno sguardo si può accendere una miccia…E non importa se si fa parte della logica “sbirri” o della logica “malviventi”, tutti fanno parte della stessa logica “codici”. Quindi il rispetto e tutte le altre cose che fanno parte della nostra cultura vengono comunque esasperate, in questa terra soprattutto, e quindi non si può “sgarrare” sostanzialmente.

2. Che tipo di reazione provoca in un attore una scrittura così complessa e paradossalmente così semplice, come lo slang usato da Vito Benicio Zingales?
Ci sono due cose che agiscono come difficoltà: la prima è proprio legata alla scrittura estremamente forte…è un po’ come una poesia, le poesie non vanno interpretate sostanzialmente, vanno lette; il problema è che c’è uno slang, lo slang ti porta invece ad avere una forma interpretativa forte. Diciamo che, la difficoltà più grande è riuscire ad equilibrare una interpretazione slangata molto forte che ti trascina mantenendo sempre il tutto in una forma neutra, come se fosse una poesia. È l’equilibrio la difficoltà. Bisogna, secondo me, essere il più possibile equilibrati perché, comunque, c’è una poesia che va rispettata, se no, non restituisci il testo o comunque non lo restituisci tutto per quello che dovrebbe essere perché la forma interpretativa dell’attore vince sulla logica del testo.

3. NERODENTROZERO è un viaggio attorno alle solitudini umane: quale ti sembra sia quella che contraddistingue Thomas Sparacio e quale la tua, se c’è e se le entrambe coincidono?
Uhm…bella domanda…Sicuramente c’è una solitudine universale in ogni persona, in ogni essere umano e la solitudine universale in qualche modo è il luogo da cui attingiamo tutti. Si pesca, nel caso di Thomas Sparacio in una logica estrema perché estrema la vita che vive nel suo contesto, ma la logica della solitudine è uguale per tutti. Diciamo che, c’è questa solitudine universale che in qualche modo, non credo che riguardi solo me…che sia soltanto quella mia di attore o di fruitore del reading o della figura di Thomas Sparacio, ma credo che sia proprio una solitudine che abbiamo tutti e che esprimiamo in forme diverse in relazione ai contesti che viviamo perché magari quelli lavorativi, di ogni giorno, della società, della famiglia. Le nostre solitudini comunque sono un po’ tutte racchiuse…Solo che la sua (di Thomas Sparacio) è una solitudine eccezionale perché vive l’estremo.

4. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Faremo con la scuola (“Civitas Tango” ndr.)… Anzi stiamo facendo un percorso già da un anno con gli allievi del corso che hanno avuto la grande possibilità di fare uno spettacolo e questo, comunque, ha concesso loro l’occasione di vivere un’esperienza-spettacolo…Ci sono stati diversi, come li chiamiamo in gergo teatrale, “battesimi” i quali sono sempre delle cose abbastanza complesse.
C’è uno spettacolo che faremo come progetto…Che io odio definire saggio, uno spettacolo itinerante che pensiamo si terrà a Palazzo Fatta; lo spettacolo sarà strutturato in micro monologhi che ogni attore ha portato anche come autore e regista del monologo stesso. Saranno piccolo monologhi che possono andare dai due minuti ai dieci minuti. I ragazzi rivisitano in qualche modo tutto quello che si è fatto in quest’anno nella scuola…Poi ci sarà, spero, uno spettacolo…Questo è anche il progetto di Vito Benicio…Che è quello di fare uno spettacolo sulla scia del Reading Happening NERODENTROZERO e realizzare proprio uno spettacolo teatrale.
La scrittura di Vito è difficile da imbrigliare dentro la bidimensionalità del foglio ….
Sì sfora dappertutto, spara dappertutto, non riesce a contenersi lì, a stare lì
E al tempo stesso, mi è parso, che recitandola subisca una sorta di catarsi…Venga in qualche modo, anche placata con un effetto che non è così forte come quando leggiSì, questo è vero…Ma è vero anche che molto…Molto dipende dalla regia. Perché, se tu esasperi la condizione interpretativa teatrale…Noi abbiamo lavorato molto con Luca, a sedare in qualche modo soprattutto la figura della donna stuprata…Abbiamo deciso di lavorare non sul battere, ma su levare e quindi su una logica di leggerezza…E comunque mi piace molto che si cerchi di portare il pubblico ad una visione non edulcorata della realtà, ma che ci sia una riflessione profonda su quello che succede e che..Magari facciamo finta che non ci sia. Ma c’è questo mondo. Ed è presentissimo…Una presa di coscienza, una consapevolezza è sempre importante. Sforare le logiche di ceto….
Una presa di coscienza è l’unica via d’uscita, o l’unica forma di libertà o possibilità di essere liberi.
Come attore, in prima persona, quali sogni?
Tempo fa ho fatto uno spettacolo, è stato molto difficile ottenere i diritti d’autore, che si chiamava “Quotidiani oblii” ed era ripreso dalla “Nausea” di Sartre…Si parla del 2005…Che vorrei rimettere in piedi…E che forse ora posso riprendere grazie anche agli attori di questa scuola.


intervista di e.costantino

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